Si sa, la mamma dei cretini è sempre incinta: a giugno di quest’anno uno dei suoi figli ha imbrattato con vernice nera la facciata della chiesetta di San Giacomo, in via del Carbone a Ferrara. Si tratta di un edificio storico, in stile romanico, risalente al XI secolo e si dice custodisca le spoglie del primo gran maestro dei cavalieri templari, Ugo dei Pagani. Forse non lo sapeva quando ha pensato che meritasse di essere imbrattata con la scritta MARADONA VIVE, forse era ancora dispiaciuto per la morte prematura del campione argentino e aveva bevuto troppo per valutare l’impatto di un simile gesto.
Circa un mese fa un altro figlio dev’essere passato per il parco Bassani parecchio innervosito da questa faccenda dei green pass e dei vaccini, perché lo ha scritto a chiare lettere dappertutto: sulle baracchine di Camilla va al parco, il bar all’interno del parco oggi chiuso, ma pure su scivoli, panchine e tappeti sintetici antitrauma nell’area giochi. Non è un caso isolato negli ultimi tempi, parecchi stanno facendo altrettanto in varie città d’Italia, costringendo la collettività ad uno sforzo enorme per ripulire e sistemare in nome di un loro diritto di esternare un’idea sopra un’opera pubblica.
Ancora peggio ha fatto ieri notte un altro figlio della madre di cui sopra (o lo stesso?): deve avere tirato molto tardi in Piazza Ariostea, dopo la chiusura dei bar e prima che passassero netturbini e pulizie della strada, perché l’atto vandalico è successo in luogo molto più aperto e sotto gli occhi delle telecamere, sperando nelle prossime ore lo incastrino senza possibilità di scampo. Sul basamento della colonna con la statua di Ariosto non ha inneggiato ad alcun campione, non ha scritto ti amo alla sua bella o accusato nessuno di dittatura sanitaria. Lui aveva altri problemi.
“Chi ti è antipatico a te?” chiedeva Benigni al figlio ne La vita è bella. I ragni, rispondeva Giosuè. “A me i visigoti! E da domani ce lo scriviamo: Vietato l’ingresso ai ragni e ai visigoti.”
Allo stesso modo il nostro campione della bomboletta si è scagliato contro i suoi personali demoni e ci ha tenuto tanto a farcelo sapere: lui odia i preti e il Vicesindaco.
Leoni da tastiera cui non basta più un profilo social, barbari del terzo millennio che non sono in grado di capire l’importanza di un monumento, di uno spazio pubblico, di un bene che va preservato per se stessi e il prossimo. Forse la mamma di questi cretini non ha insegnato loro il rispetto, forse a scuola erano assenti durante l’ora di educazione civica, forse più semplicemente non sanno dare il giusto valore alle cose e si ritengono più importanti del mondo che li circonda. In epoca di egoismo sfrenato se desidero sfogarmi su un monumento lo faccio, tanto qualcuno pulirà, che vuoi che sia.
Eppure sono scritte che non spariscono su due piedi, ci sono danni a volte permanenti, che costringono all’impiego di denaro pubblico, di personale qualificato e di tecniche non sempre efficaci per riportare allo stato originale il bene danneggiato. Chi mi ridà indietro il portone di San Giacomo come era prima? Il bianco immacolato della colonna di Ariosto e lo scivolo dove gioca mia figlia? Perché per farmi sapere come la pensi su qualunque cosa devi impedire a me di godere di qualcosa? Ma chi ti conosce?
Parleranno di degrado, di alcool, di disvalori, punteranno il dito sulle nuove generazioni e magari invece sarà colpa di qualche imbecille adulto e cresciuto. In ogni caso la soluzione per evitare simili episodi è sempre una e passa dalla Scuola oltre che dall’educazione familiare: prevenire è meglio che curare, diceva un fortunato spot negli anni Ottanta.
L’educazione civica nelle scuole primarie oggi occupa 33 ore in un anno. Poco più di tre ore al mese, molte meno di musica, arte, perfino meno di religione. Forse dovremmo fare uno sforzo per farle diventare molte di più, la legge lo consente, così da provare ad insegnare un po’ di senso civico a chi verrà dopo di noi. E a non stupirci del disinteresse di molti ragazzi verso tutto ciò che è pubblico, dai beni monumentali a quelli culturali, fino alla partecipazione politica sempre più scarsa.
Magari la prossima volta che uno dei figli di quella mamma incinta alzerà il gomito di nuovo eviterà di danneggiare un’opera d’arte e si limiterà come tutti a svegliarsi tardi il mattino dopo, con il solito mal di testa.