Un piccolo oratorio Settecentesco, nuove porzioni del perimetro dell’antico quartiere, parte della vecchia area artigianale, cortili di abitazioni, segni di fuoco, camini, pozzi. Sono diversi gli elementi di interesse storico che stanno riemergendo dagli scavi di largo Castello, in occasione dei lavori di ripavimentazione. Nonostante si conosca la presenza di tali elementi e siano già in parte emersi durante precedenti lavorazioni non smettono di affascinare e raccontare scampoli della storia di Ferrara, specialmente alle nuove generazioni che la conoscono ovviamente meno.
È notizia di oggi la riscoperta del basamento dell’antico oratorio di San Bernardino da Feltre, parte integrante del Monte di Pietà, oggi ex palazzo della Borsa, sede di uffici ed attività di ristorazione da molti anni.
Risalente ad un periodo immediatamente successivo alla metà del 1700, l’oratorio si presenta a pianta unica, molto articolata. L’edificio venne distrutto nel 1800, ma ne abbiamo descrizioni e prospetti, la facciata era ad esempio esposta ad est. Inoltre le altre murature che riaffiorano dal sottosuolo – visibili anche ai passanti – disegnano la configurazione di altri antichi edifici, probabilmente utilizzati come abitazioni. Sono emersi segni di fuoco, camini, pozzi, ma anche frammenti ceramici, resti di intonaco, alcune testimonianze della quotidianità di chi qui viveva e lavorava.
Che cos’era il Monte di Pietà?
Il Monte iniziò la propria attività a Ferrara il 13 gennaio 1507 in una casa affittata da Sara de Bendedei all’angolo fra via Grande e via Santo Stefano. Il Monte era governato da un consiglio di dodici conservatori sotto la supervisione di quattro presidenti permanenti. Erano protettori del Monte il duca di casa Este e il cardinale di Ferrara. Ricavava le proprie risorse da lasciti e dall’interesse del 5% praticato sui prestiti. L’istituto non prestava tuttavia solo ai poveri e accettava depositi a interesse. I duchi estensi vi fecero ricorso in caso di bisogno e al prestito furono ammesse numerose case nobili ferraresi, al punto che il Monte da istituto con funzioni di sostegno per i ceti più disagiati divenne punto di riferimento delle classi privilegiate.
Quando la conquista papale obbligò la casa d’Este ad uscire di scena nel 1598 anche il Monte fallì, con un debito di 63 mila scudi. Il Monte, riorganizzato e riaperto nel 1602, fu posto sotto l’autorità del Cardinal Legato di Ferrara e del Giudice dei Savi. A causa della sottrazione di pegni e del furto d’una forte somma perpetrato da alcuni dipendenti e ufficiali infedeli, l’istituto conobbe un nuovo fallimento nel 1646 e il suo depositario venne decapitato. Il Monte riprese a funzionare nel 1671 dopo una complessa operazione di salvataggio: il ricostituito Monte offriva prestiti al 6% e accettava denaro in deposito, remunerandolo con un interesse del 4%.
Anche il Monte di Ferrara subì la spoliazione napoleonica del 1796 che l’obbligò alla temporanea chiusura. Per la diligenza del prefetto Scopoli, nel 1808 il Monte riapriva i battenti sotto l’amministrazione della Congregazione di Carità. Dal 1516 il Monte ha avuto sede in via della Rotta (odierna via Garibaldi 62-66 e via Spadari 31-33). Fra 1756 e 1761, per volere del Legato Francesco Banchieri, il Monte ebbe nuova splendida sede in un grandioso edificio, nell’area anticamente occupata dai giardini del Padiglione, a capo della strada detta dei Piopponi (l’attuale Corso Ercole I d’Este), che ancora oggi possiamo ammirare, come detto all’inizio dell’articolo.
Sul volume di Gerolamo Melchiorri “Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara” è così menzionato:
Il palazzo venne architettato da Agapito Poggi: fabbricato nel 1756, fu inaugurato cinque anni dopo. Predicatone la istituzione nel 1483 dal beato Bernardino da Feltre, fondato nel 1508 dal beato Giacomo Ungarelli da Padova, prima del 1413 si formavano pegni ai banchi degli ebrei, poi al banco Macchiavelli, in diverse vie, con varia sorte. Ora si ricevono al nostro Monte ogni anno in media 29184 pegni da gente povera e vergognosa, che rimane sconosciuta, alla quale si corrisponde il terzo del valore del pegno, e si versano annualmente intorno a 394696 lire. Il portale minore del Monte di pietà, sul largo Castello, è una Icona dell’altar maggiore di S. Benedetto, coll’aggiunta di una epigrafe relativa al Monte: è un portale del secondo Rinascimento, del principio del ‘500.
2 commenti
Bravi e grazie!
Bravi Ragazzi.
Buon proseguimento!!!