C’era una volta un bando, vinto dal Comune di Ferrara nel lontano 2018, che riuniva tante realtà associative in città. Il suo obiettivo? Dare ai ragazzi ferraresi, under 35, qualche strumento in più per imparare ad apprezzare ed appassionarsi alla cultura contemporanea ferrarese, e magari farne anche un progetto futuro, coltivare questa passione per trasformarla in un lavoro. Così i 16 partner del progetto, dal 2019, rileggono ogni anno la città secondo le sue peculiarità, e le traducono in attività e sogni realizzabili. “Ferrara Contemporanea” giunge al termine proprio in questo 2021, dopo aver lasciato dietro di sé workshop di musica, legatura del libro, falegnameria, fotografie, ritratto, regia, lettura espressiva, e chi più ne ha più ne metta, con il coinvolgimento di un gran numero di giovani aspiranti operatori culturali. Siamo giunti al rush finale, in grande stile.
Tra i progetti ancora in essere quello delle ragazze – perché è un team di super donne – di ‘senza titolo’, realtà con sede a Bologna che si occupa da oltre 10 anni di didattica museale, formazione, servizi educativi e mediazione culturale presso musei ed istituzioni – ma anche istituti scolastici – sul territorio nazionale. Nel 2019, proprio assieme al neonato progetto Ferrara Contemporanea, prende forma Araldica Parallela, la proposta arte-centrica di ‘senza titolo’ che si sviluppa attraverso la rilettura e l’attualizzazione dell’araldica estense, per ‘creare occasioni di riappropriazione della storia della propria città da parte dei più giovani, per favorire il senso identitario collettivo e accrescere un sentimento di appartenenza’. Mirando l’obiettivo finale, si sviluppa la prima riflessione sui simboli dell’araldica cittadina in un confronto tra i ragazzi del Liceo Artistico Dosso Dossi e l’artista visivo Simone Carraro, attraverso un percorso studiato dalle curatrici. La prima annualità lascia alla città un pannello dipinto pubblicamente da Carraro, durante un caldo pomeriggio ferrarese a Wunderkammer.
Ho fatto due chiacchiere con Silvia Meneghini e Laura Brambilla, tra le curatrici e ideatrici del progetto targato ‘senza titolo’, per capire quale sarà il lascito della seconda (purtroppo strozzata dalla pandemia), ma soprattutto della terza annualità, a Ferrara e ai giovani protagonisti della Ferrara Contemporanea. Sappiamo solo che sarà una mostra a concludere l’Araldica, e che porterà con sé l’artista senese Guido Volpi…
Come nasce il progetto Araldica Parallela e cosa l’ha portato dal primo pannello di Carraro alla mostra oggi?
Il progetto nel corso di questi tre anni ha cambiato innumerevoli forme, ma nonostante quello che successo a livello mondiale, siamo contente di essere riuscite a portare a termine quello che fino ad ora ci eravamo prefissate: una riattualizzazione dell’araldica estense attraverso gli occhi degli artisti e dei ragazzi, interlocutori principali del progetto di Ferrara Contemporanea, con l’obiettivo di riappropriarsi di icone e simboli del passato per riflettere sul presente.
In questo senso, Simone Carraro ha deciso di non reinterpretare gli stemmi dei Duchi ma di disegnare una propria araldica personale, anche in relazione alle pitture murali di Palazzo Schifanoia e all’azione politica di Borso d’Este. Poi c’è stato un anno di lavoro dei ragazzi, che sono stati invitati a lavorare sulle immagini, anche in relazione all’uso delle emoji tipico del linguaggio contemporaneo, e cercare nuovi significati riflettendo anche sul miglior senso grafico ed estetico per esprimerlo. Le parole sono state le linee guida anche del lavoro di Guido Volpi, che crea 4 poster per la città. Questa è forse la migliore conclusione auspicabile dopo due anni di pandemia, il progetto non rimane a distanza ma incontra le persone (anche noi incontriamo finalmente fisicamente i nostri interlocutori) e l’occasione della mostra vuole avere proprio questo senso: rendere visibile ciò che per due anni è stato immateriale e vedere con i propri occhi quali sono le nuove araldiche per la città di oggi.
Perché l’araldica estense? Può un simbolo della storia della città diventare contemporaneo? In che modo conservare la propria identità senza diventare retorici?
Nel domandarci cosa significasse concretamente la parola contemporaneo, soprattutto in relazione a Ferrara, che come altre città, manifesta il proprio passato, la propria storia nelle vie, nei palazzi, nelle piazze e persino nella sua atmosfera, la nostra ricerca è partita dalle immagini. In un laboratorio di gruppo con le altre realtà coinvolte nel progetto, avevamo l’obiettivo di cercare un logo che rappresentasse la città di oggi e fosse allo stesso tempo capace di raccontare il vero significato di Ferrara Contemporanea. Tra le figure proposte, spiccava la granata svampante di Alfonso I, cui simbolicamente si legano tanti significati diversi tra i quali il rinnovamento, il progresso ma anche la difesa…
Questa immagine ci ha spinto a scegliere l’Araldica estense come bacino fertile da cui attingere per produrre nuovi significati, convinti del fatto che per essere contemporanei sia necessario sapere non solo chi siamo, ma anche chi siamo stati. Per questo motivo abbiamo pensato che la vera forza di Araldica Parallela sarebbe stata di far conoscere ai ragazzi gli stemmi dei duchi d’Este,la loro storia e simbologia anche in relazione agli interventi fatti sulla città e sul territorio rafforzando così un senso identitario, e di permettere loro di reinterpretarli da un punto di vista grafico e semantico stimolando un meccanismo di riappropriazione. La scelta di affidare la rielaborazione di questi simboli a due artisti provenienti da città diverse, Simone Carraro da Venezia e Guido Volpi dalla Provincia di Siena, ci ha permesso di escludere l’elemento retorico, facendo raccontare la città anche a chi non le appartiene da tempo ed è solo di passaggio. Del resto il contemporaneo è fatto anche di questo, viaggi, passaggi e spostamenti.
Un bilancio del progetto prima della mostra: come è stato lavorare con i ragazzi su questi simboli? Aneddoti? Reazioni particolari? Curiosità?
Araldica Parallela è stata pensata fin da subito come una grande fucina di idee, pronta ad aprirsi a tutti i giovani ferraresi ai quali è destinato il progetto. Sono state coinvolte numerose classi che con entusiasmo e determinazione hanno contribuito ad ampliare quest’esperienza rendendola assolutamente contemporanea.
Inizialmente pensate per essere in presenza, le attività sono state completamente reinventate per funzionare anche a distanza, perché poi è arrivato il lockdown, e anche reperire una colla è diventato difficile.
I ragazzi hanno imparato a conoscere il loro territorio attraverso un percorso inedito, che gli ha fatto scoprire luoghi inesplorati e affascinanti simbologie antiche. Pochissimi sapevano della divisione in rioni e tantomeno il significato dei loro stemmi, quindi è stato bello inventare nuovi significati e associare nuove parole ad ogni disegno.
Da dietro lo schermo del pc non eravamo certe di quello che i ragazzi avevano appreso, ma solo quando c’è stata la restituzione dei loro elaborati abbiamo capito l’importanza di un’attività come questa in un momento per tutti così buio. Partire dalla tua storia, riscoprire le tue radici, ragionare sull’antico per poi elaborare un concetto da sviluppare in un elaborato grafico è stata sicuramente un’esperienza che ricorderanno.
L’inaugurazione della mostra conclusiva è in programma il 6 novembre dalle 18 presso Factory Grisù alla presenza degli artisti Carraro e Volpi. I manifesti raffiguranti le opere di Guido Volpi sono già affissi in città, tra le vie del Quartiere Giardino, pronti per la caccia al tesoro. Tutte le opere originali del percorso di Araldica Parallela resteranno poi esposte alla Factory Grisù fino al 21 novembre.