Ottobre è iniziato e con esso un nuovo anno accademico firmato Unife che sta facendo discutere non poco il mondo accademico. Ad essere pragmatici, è da quando la pandemia da Covid-19 ha segnato le nostre vite, la nostra quotidianità, il modo di lavorare e soprattutto di studiare, che l’Ateneo ferrarese si è attivato per garantire un servizio che fosse il più regolare possibile, affidandosi a piattaforme e modalità didattiche nuove e tecnologiche, mostrando tutto il carattere di resilienza che lo contraddistingue.
Così, sulla scia degli anni passati, l’Ateneo ha pianificato la ripartenza anche di questo anno accademico 2021/2022 con servizi, aule, strutture ed in generale un’organizzazione sperimentale. Se negli scorsi anni solo alcune delle strutture sono state dedicate alle lezioni in presenza, da settembre l’Ateneo ha riaperto tutte le sedi didattiche. In concreto, ad aumentare saranno il numero di aule, laboratori e spazi studio per lo svolgimento delle attività in presenza nel pieno rispetto dei requisiti di sicurezza. L’investimento su cui ha puntato quest’anno l’Ateneo riguarda soprattutto l’ampliamento in generale della didattica in presenza, che resterà comunque sempre secondaria alla didattica a distanza così da assicurare la continuità del percorso formativo per gli studenti che non riusciranno a partecipare in presenza.
Anche se è giusto sottolineare come la didattica in presenza, la partecipazione in aula, il contatto, il dialogo, la prossemica e tutto ciò che caratterizza lo “stare insieme”, manca tanto agli studenti quanto ai professori stessi. Ciò che manca è il concetto di normalità, quel modo di vivere l’università che oltre ad essere luogo di studi è anche luogo di incontri, quell’universitas che è sempre stata da secoli. Ed è la richiesta che più di 800 iscritti ad Unife hanno fatto, firmando una lettera rivolta all’Ateneo chiedendo un “ritorno alla normalità”, facendo appello al loro “diritto allo studio”. La risposta di Unife è rimasta tuttavia una didattica prevalentemente online, almeno per il momento.
Ogni corso di studio ha valutato la metodologia didattica più adatta da adottare, tenendo conto di vari fattori, quali numerosità degli studenti, tipologia e peculiarità delle discipline affrontate (se più teoriche o anche pratiche), la necessità di laboratori, eccetera. Pertanto l’erogazione di lezioni avverrà con calendari diversificati da corso a corso, per numerosità di giorni in presenza, sempre prevedendo il contestuale collegamento in streaming o il supporto di lezioni videoregistrate. Un’attenzione particolare è stata poi posta alle attività di laboratorio laddove previste, per consentire agli studenti di svolgere tali attività in presenza, grazie ai protocolli di sicurezza. La pianificazione di tali attività sarà considerata prioritaria, prevedendo un’articolazione in turni per gruppi di studenti la cui numerosità sarà definita nel rispetto del distanziamento necessario. Per accedere alle lezioni in presenza, inoltre, si dovrà prenotare il proprio posto a sedere oltre che mostrare il necessario green pass.
Unife auspica la massima partecipazione da parte degli studenti a quelle attività in presenza laddove possibili, nella speranza di un ritorno alla didattica che si avvicini il più possibile alla normalità. Studenti che però non hanno mancato di far sentire la loro voce online e in una manifestazione di protesta, lo scorso 29 settembre: centinaia di ragazzi hanno chiesto una risposta sia dal Rettore uscente che da chi si è appena insediato al suo posto, la Prof.ssa Laura Ramaciotti.
Tra i punti evidenziati benefit e aiuti economici legati al covid, destinati agli studenti universitari: “Quest’anno, diversamente dagli anni scorsi, scarseggiano le agevolazioni Covid per gli studenti, anzi, mancano del tutto; non sono garantiti aiuti neanche per gli affitti che i fuorisede devono sostenere”, puntualizza infatti Gianpaolo Zurma, rappresentante degli studenti e membro di Azione Universitaria.
“Se negli scorsi anni si sono impegnate ingenti risorse, rivelatesi di grande aiuto per molti studenti in difficoltà, quest’anno tutto ciò non è assicurato, almeno per il momento, né dallo Stato né dalle Regioni, poiché sono quest’ultime a doversene occupare e non tanto il singolo Ateneo. Restano tuttavia attive le borse di studio che sono sempre state presenti, anche precovid” – continua.
“Auspichiamo inoltre un ritorno in aula e alla presenza realmente condivisi da parte di tutti i Dipartimenti dell’Ateneo estense: a causa della numerosità degli studenti, dell’insufficienza di aule disponibili, e di quelle disponibili non adattate però alla presenza attraverso gli idonei impianti di areazione, ad oggi ci sono ancora alcune facoltà che garantiscono pochi giorni in presenza, chi solo un giorno, chi nemmeno uno. Ci sono altri dipartimenti invece, come quello di Giurisprudenza, che invece garantiscono una buona percentuale di didattica in presenza grazie ai lavori svolti all’interno delle aule – sottolinea Zurma -. Abbiamo manifestato per il ritorno in aula, perché la didattica in presenza non deve essere secondaria a quella online, ma deve essere prioritaria e la DAD rivestire un ruolo supplementare.“
In piazza erano presenti gran parte delle associazioni studentesche, come Udu, Link, Student office, Azione Universitaria: “Quello che chiediamo da mesi ormai, è che l’Ateneo possa offrire in quota eguale ad ogni studente lezioni in presenza, a distanza, e registrate. Ma ad oggi c’è subordinazione della presenza all’online” – spiega Virginia Mancarella, coordinatrice di Link-studenti indipendenti, oltre che rappresentante della componente studentesca in Ateneo. “Ad essere sinceri sono 12 o 13 corsi di studio dell’ateneo che già pre-covid fruivano completamente di lezioni registrate e non sufficienti focus group! Questo svuota completamente di significato il nostro diritto allo studio. Auspico un cambiamento e un ripristino della situazione in atto!“ – ha detto Mancarella.
Gli universitari sono dunque contro ad una didattica che aliena, separa, svilisce il significato profondo dello stare insieme. Perché Università è anche e soprattutto questo: non solo fruire di un servizio apatico, studiare su grandi manuali e poi esporre i concetti dinanzi al professore, ma un’esperienza che abbraccia gli anni più formativi anche dal punto di vista umano, delle esperienze e dei rapporti.
Online nel frattempo il dibattito prosegue. E.M. sul gruppo Facebook degli studenti di Giurisprudenza scrive: “è vero che mancano lezioni fisiche ed i servizi allo sportello ma è anche vero che gli sforzi a livello telematico sono enormi. Non è molto percettibile e l’università non lo dichiara apertamente ma ci sono ingenti costi per assicurare fruibilità dei corsi in streaming, come pagare server più efficienti e lo sforzo degli stessi docenti nell’offrire una didattica mista o a distanza”. S.B risponde sfogandosi: “Pazienteremo, purtroppo ingenti sforzi in questo periodo, chi per un verso, chi per l’ altro, li facciamo tutti!”
Commenti emblematici, esempio significativo dei diversi pareri e stati d’animo degli universitari che, per quanto alterni, restano collegati dall’amore per ciò che studiano e ciò che fanno, ed è per questo che non è mai calata in loro la voglia di interessarsi a queste tematiche. Manifestazioni, richieste, appelli, sono il grido degli studenti che chiedono un ritorno alla normalità, è il modo di dimostrare la voglia di partecipare alla vita universitaria, che di questo attivismo e passione si nutre da sempre.