Sentirsi a casa è una delle sensazioni migliori. Perché ‘casa’ è più uno stato mentale che un luogo, no? Quello stato mentale in cui non ci sentiamo stranieri, in cui siamo nel posto giusto, un posto familiare, a nostro agio. Sono le persone a farci sentire a casa, e la loro accoglienza.
Uno dei sintomi della ‘crescita’ – ebbene si, cari i nostri lettori giovanissimi – è sicuramente quella strana necessità di rendere la propria casa accogliente. Tra un nuovo cappotto, l’ennesimo, ed una casseruola-con-il-manico-removibile-che-va-anche-in-forno si tenderà a preferire la pentola (e non chiamatela pentola); tra una borsa e quelle posate dorate che cambiano faccia alla tavola? Posate! …e tra la moto e l’aspirapolvere Dyson? Ma di cosa stiamo parlando.
Ed è proprio lì – cari i nostri ragazzi pieni di energia, borsette, cappotti e moto – che sentirsi a casa diventa così importante. Lo è per chi viene ospitato, ma lo è anche per chi accoglie (e qui potevo giocarmi un ‘lo è per l’ospite, ma anche per l’ospite’ per questo simpatico scherzetto della lingua italiana che ci offre più di 30 sinonimi della parola ‘bambino’ ma non ha contemplato alcuna differenza linguistica per differenziare persona ospitata e persona ospitante). Non è che non sia importante essere ben accolti sotto i 30-35 anni, ma è chiaro che lo spirito di adattamento sia inversamente proporzionale all’età. Non fraintendetemi, non si tratta di pigrizia, non si tratta di mancanza di energia o di rigidità, è la normale e naturale evoluzione delle cose: è piacevole, rassicurante e giusto. Quindi si diventa sicuramente più selettivi, si tende a rinunciare a certe cose più volentieri – chiaro (che è un po’ il primo passo verso il ‘non vedo l’ora di diventare anziano per poter dire quello che penso, quando lo penso, senza curarmi del giudizio degli altri’)-, ma si apprezza anche di più quel momento così perfetto in cui i pianeti si allineano, la fetta di torta finisce e la bottiglia di vino lascia spazio alla bottiglia di Chartreuse… è tutto bellissimo ragazzi, credetemi.
Ecco, io però sono più fortunata di tanti, al momento. Ho un’amica che non si limita a ‘mettere in tavola’ qualcosa per mangiare assieme. La mia amica è sempre stata un paio di spanne sopra la cucina casalinga. Ci si autoinvitava da lei la domenica a pranzo, sapendo che ci avrebbe accolti con un sorriso e un pasto veramente al di sopra di tantissime aspettative, e si mangiava, leccandosi i baffi, si beveva un buon vino, si rideva, ci si sentiva a casa. Poi è arrivato il lockdown e la mia amica – già parecchio brava in cucina, non so se ve l’ho detto – ha sperimentato, sminuzzato, fritto, replicato, migliorato, testato, assaggiato e fatto assaggiare al suo compagno. Mica come noi – cuochi da lockdown – che compravamo panetti del peggior lievito di birra per la modica cifra di 150 euro, e che ci sentivamo stellati per un paio di pancakes, due passatelli e una pizza mezza cruda, la mia amica faceva sul serio. Così Sofia, la mia amica, ha cucinato di tutto, e bene, molto molto bene; e poi, visto che ha un occhio speciale, ha iniziato ad immortalare le opere d’arte frutto della sua passione culinaria.
E con queste foto che si fa? Certe cose vanno condivise, con la sua metà, certo, ma anche con gli amici dei pranzi della domenica. Instagram è il canale giusto, ma su quale profilo? Va creato un nuovo piccolo mondo. Così, dopo assaggi, tentativi, bocconi, bocconcini, scatti, luci, e tanti consigli non richiesti sul nome perfetto, nasce su Instagram SALEEPEPEQUANTOBASTA! Creatura di Sofia, SALEEPEPEQUANTOBASTA ha l’occhio incredibile della mamma. Si scorre la pagina con l’acquolina in bocca: i colori, i dettagli, le consistenze. Sembra di sentire il profumo di queste composizioni perfette; sembra di sentirne anche il sapore.
Da quella prima foto intitolata alla pagina, dalla prima presentazione pubblica della passione di Sofia, è passato più di un anno e più di 150 capolavori ben riusciti ed immortalati. Un barattolo di pasta vestiva le parole ‘sale e pepe QB’, la filosofia della dose perfetta, dell’occhio magico frutto di tentativi e perfezionamento; oggi la perfezione è a pochi passi, e un logo nuovo fiammante ci accoglie nella cucina virtuale di Sofia. Non è tutto, in questa nuova fase: siccome certe cose vanno condivise, lo sappiamo, SALEEPEPEQUANTOBASTA è un’opportunità per tutti, non solo per noi fortunati amici. Sofia vi accoglierà nella sua bellissima cucina, nel suo meraviglioso soggiorno, per una (o tantissime, dipende dalla vostra curiosità) cooking class, per insegnarvi ciò che ha imparato – e poi tranquilli, tutti a tavola insieme!
Ma non finisce qui! Noi speriamo che Filo vi faccia sentire un po’ a casa, che vi riporti la mente in città, tra immagini familiari, quando siete lontani; speriamo che leggiate Filo come si ascolta il racconto di un amico, che vi faccia sorridere, ricordare, immaginare. Ci mancava una stanza, nel nostro appartamento virtuale, per accogliervi per bene. Ebbene, benvenuti nella cucina di Filo, che assomiglia talmente tanto a quella di Sofia da prenderne il nome. SALEEPEPEQUANTOBASTA sale a bordo del nostro treno giallo con una rubrica golosa, curiosa e saporita che potrete leggere su queste pagine nei prossimi giorni.
L’occhio preciso e confortevole di Sofia ci accompagnerà in piccoli viaggi enogastronomici che poi potrete approfondire con lei, sentendovi a casa tra le mura della sua vera cucina. Sarà un piacere conoscerla, ve lo posso assicurare.
Va bene, va bene, arriviamo alle info pratiche!
Su Instagram vi basterà cercare @saleepepequantobasta, per info sulle cooking class e prenotazioni potrete scrivere in DM al profilo o all’email food@salepepequantobasta.it oppure iniziare dalla pagina di Airbnb: https://abnb.me/mbhy9ZsJbkb. Per la rubrica su Filo? Un po’ di pazienza, è cotta a fuoco lento!