La spiaggia del Lido di Spina sembra non finire mai quando la sabbia è rovente e il tuo ombrellone è in prima fila fronte mare. Dev’esser stato il pensiero ricorrente anche di Raul Gardini, (si quello della Enimont e di Mani Pulite) imprenditore ravennate all’epoca poco più che trentenne, socio del Camping Village Spina, quando nel 1968 fece realizzare dalla ditta Nascivera di Rovereto (TN), specializzata in funivie, il primo impianto di seggiovia biposto a morse fisse, lunga un chilometro, che collegava il campeggio alla spiaggia.
La necessità di fare questo collegamento, in una modalità piuttosto insolita per il luogo in cui era ubicato, non era solo per le elevate temperature estive, ma soprattutto per dare un servizio gratuito ai clienti del campeggio, visto che in quegli anni non tutti avevano un’automobile per raggiungere la spiaggia, distante un chilometro.
La seggiovia partiva dal centro del Camping Village Spina immerso nella pineta e in poco più di 12 minuti portava le persone direttamente sulla spiaggia, sovrastando la strada normalmente percorribile dalle automobili e costeggiando la riserva naturale della Sacca di Bellocchio. Oltre ad essere una comodità, è stata anche un’attrazione e un simbolo innovativo per la Lido Spina degli anni Sessanta.
Seggiovia CAMPING – LIDO DI SPINA
(da funiforum.org)
Costr. Nascivera – 1968
Quota stazione sup: 0,75m
Dislivello: circa 0 m
Lunghezza inclinata: 1006 m
Pendenza max.: 15.88%
N°piloni di sostegno: 10
N° piloni di ritenuta: 2
127 seggiolini biposto
equidistanza seggiole: 15.75 m
velocità: 1.5 m/s
portata oraria: 685 p/h
diametro fune: 26 mm
Sono tanti i ricordi che ho potuto raccogliere dai turisti che hanno soggiornato nel campeggio in quel periodo e che negli anni sono rimasti legati a questi luoghi, vedendo la differenza e i cambiamenti che si sono susseguiti.
La Signora Elettra di Pavia, ricorda quei momenti con queste parole, quando da ragazza portava i suoi bambini al mare a Lido Spina e tutto era un’avventura: “Ero una giovane mamma con due bimbi, uno di poco più di quattro anni e l’altra di un anno e mezzo. Per andare in spiaggia prendevo un bambino per braccio, mi posizionavo e… via al volo! Che meraviglia, che panorama, quanta pace e quanti ricordi! Regolarmente uno dei bimbi lasciava cadere una ciabattina o il cappellino, ma sempre, all’arrivo, trovavamo ad attenderci qualche campeggiatore (a quel tempo soprattutto tedeschi) che aveva raccolto e ci restituiva quanto avevamo “seminato”. Ero un po’ incosciente e per lo più cercavo anche di scendere in autonomia, ma molte volte gli incaricati, sempre attenti e gentilissimi, diciamo anche un po’ divertiti nel loro incarico, vedendomi con i bambini, fermavano un attimo la seggiovia per permetterci di scendere più agevolmente. Come la rimpiango!”.
La mia domanda le ha innescato la voglia di scavare così tanto nei ricordi, che è perfino riuscita a trovare un gettone della seggiovia di Lido Spina e a fotografarmelo, ma vuole fare di più e scovare tutte le foto che il padre fece in quegli anni, dicendomi “Continuo a ripromettermi di cercare se ho fotografie (il mio papà era fotografo, ma erano più le fotografie che gli chiedevano i turisti che quelle che scattava a noi, come al solito il figlio del calzolaio va in giro con le scarpe rotte!) Se mi riuscirà di trovarne qualcuna le manderò senza dubbio, ma non prima di fine anno”. Così ci siamo date un appuntamento: io adoro le fotografie, sono ricordi stampati che rimangono indelebili per le generazioni future e che disegnano la storia passo dopo passo. Intanto eccone alcune che si trovano in rete appartenute a chissà quale famiglia:
Un’altra cliente della seggiovia, Manuela, mi racconta che anche lei da ragazzina ha utilizzato il servizio insieme alla madre e ai fratelli: “Si poteva stare in due, ma eravamo tre fratelli e così mia madre saliva con i due più piccoli e io venivo “accoppiata” a qualche signora da sola. E come mi sentivo grande! La distanza era di un chilometro, ma dalla seggiovia si assaporava quel percorso in pieno relax, anche sotto il sole cocente! Il paesaggio era indescrivibile da lassù e non nego che spesso dimenticavo appositamente qualcosa per avere la scusa di ritornare in camping e farmi quindi più giri al giorno in seggiovia. Poi si poteva salire in costume e quindi ci si abbronzava. Era fantastico! Quando è stata tolta hanno messo degli autobus navetta che facevano avanti indietro, ma non è più stata la stessa cosa purtroppo”.
Silvana ha frequentato anche lei il campeggio assieme ai figli piccoli e ricorda molto bene la seggiovia, mi confessa di essersi innamorata di Lido Spina proprio in quegli anni di boom per i lidi comacchiesi, mentre la Signora Aurelia di Scandiano mi manda una foto con un uomo e un bimbo sorridenti, ripresi dai posti davanti, intenti a tornare al campeggio (si vede il mare e la spiaggia alle loro spalle), aggiungendo che “Era bellissimo, purtroppo da questa foto sono passati quasi 50 anni. La spiaggia era grande, il divertimento in campeggio non mancava mai!”.
Gli anni Sessanta e Settanta erano gli anni della rinascita e della costruzione dei lidi nord emiliano romagnoli, tutto sembrava possibile e fattibile, lo sviluppo incentrato sul turismo era alle stelle e queste idee erano fulmini che innescavano il fuoco economico del luogo. Purtroppo dopo soli sei anni, nel 1974, il capitolo della seggiovia del mare si è dovuto chiudere bruscamente senza avere un seguito. Gli alti costi di manutenzione non erano coperti dall’uso effettivo che ne veniva fatto, la salsedine aveva intaccato la struttura in maniera pericolosa e ripristinarla era pressoché impossibile, se non spendendo cifre esorbitanti.
Il servizio della seggiovia venne così dismesso e sostituito con delle navette tutt’ora in funzione, come ancora è presente il campeggio promotore di questa curiosa iniziativa. Le torrette di partenza e arrivo sono state smantellate, così come tutto il resto della struttura, resta solo qualche base in cemento poco visibile e identificabile, se non da chi ha vissuto quei momenti.
Ad oggi, a ricordo di questa seggiovia passata alla storia come pezzo unico, non restano che ricordi sbiaditi, foto ingiallite, un gettone tenuto come cimelio e vecchi video caricati su YouTube, ma possiamo dire che per sei anni Lido Spina è stata un po’ una piccola Courmayeur.