La mia è una impresa disperata: devo raccontare a parole, nel tempo di lettura di due canzoni di Matteo Morini, in arte Mori, cosa sia il suo progetto musicale. Per la fiducia che riponi nei confronti di chi scrive, sai che ti dirò qualcosa di interessante, che non sia superfluo rispetto al semplice: clicca sul video qui sotto e ascolta.
Puoi anche farlo, se vuoi, nel frattempo cerchiamo di raccontarvi il primo disco di Mori, un disco che viene dalle nostre strade, dalla città di Ferrara per affacciarsi nel mondo.
Un ragazzo di ventidue anni (affonda dunque le radici nel secolo scorso, ma è solo una parentesi incosciente) che oggi, quindici ottobre, presenta all’Arci Bolognesi il suo esordio su disco, otto tracce, una bonus, prodotte all’Animal House di Ferrara.
“Nasco sicuramente da un altro genere e da un altro strumento, perché di base suono la batteria. Mi è venuta però la voglia di scoprire come fosse scrivere pezzi miei: ho studiato per un anno canto e pianoforte alla Scuola di Musica moderna di Ferrara, ho scritto un primo ep e poi complice uno dei momenti di lockdown mi sono buttato nella scrittura. Ne sono usciti diciotto pezzi con cui sono andato da Federico Viola, otto/nove erano buoni e li abbiamo lavorati.
Scrivo comunque pensando alla batteria: un pezzo deve funzionare come ritmica, a livello di suono e in un secondo momento arrivano le parole: la mia idea sui testi è di guardare poco fuori e molto dentro di me, da qui il titolo del disco: Riflesso. Cerco di mettere nei pezzi quello che vorrei sentirmi dire, una emozione che ho provato o ancora qualcosa che mi faccia vedere attraverso le mie diverse sfaccettature. Poi, dicendolo in maniera un pò pretenziosa, cerco di osservare gli altri e di metterci dentro qualcosa che possa far sentire tutti coinvolti, di parlare un linguaggio universale.”
Parliamo con Mori una mattina, davanti ad un caffè mentre il mondo è ancora fermo – il Governo deve ancora varare la prima riapertura ai concerti in piedi – con quella sensazione di aver perso nell’ultimo anno e mezzo la possibilità di organizzare il presente e pensare al futuro. Viviamo oggi, con regole di oggi e tutto pare in perenne mutamento.
Quali sono le tue influenze musicali? O ancora meglio, se ci hai mai pensato, quali sono le canzoni che vorresti avere scritto tu?
Sicuramente pensando agli artisti per me più importanti mi vengono in mente i nomi di Vasco Rossi, gli Oasis o ancora i Beatles, un gruppo che ancora oggi suona in maniera assolutamente attuale. Se penso ad un pezzo che avrei voluto scrivere io che scrivo in italiano, penso a Vasco e a pezzi come “Vivere”. Vasco è uno di quegli artisti, pochi, che sono riusciti ad arrivare ad un pubblico enorme, attraversando le generazioni, con una crescita ad un pubblico sempre più grande fino agli stadi.
Una persona che negli ultimi anni ha lavorato con Vasco è stata Beatrice Antolini (polistrumentista nella band live), che è la collaborazione eccellente del tuo disco.
Io ho sempre in mente quelle persone, come Dave Grohl (Foo Fighters) che vengono dalla batteria e suonano tantissimi strumenti. Così ho pensato di scriverle, semplicemente via mail: lei è un esempio di polistrumentista incredibile ed era una persona con cui volevo avere a che fare artisticamente, mi ispirava come persona. Le ho scritto e mandato alcune demo, registrate malissimo se ci penso ora (sorride) e mi ha subito dato dei consigli. Lei tra l’altro ha deciso da subito di puntare su “Nulla è normale” come brano forte del disco e sentendo poi il lavoro fatto in studio da Federico Viola ha apprezzato anche le altre canzoni. Certamente il singolo si sente che è stato prodotto da una professionista come lei. Lavorare con Beatrice mi ha fatto capire quanto impegno c’è in una canzone, quanto tempo viene impiegato per ogni singola canzone, cosa vuol dire lavorare ad un livello professionale.
In questo momento strano delle nostre vite, cosa hai mente di fare con questo album, immaginando uno scenario in cui sia possibile suonare normalmente?
Il 15 ottobre, data dell’uscita del disco suono all’Arci bolognesi. Successivamente l’idea è di andare di porta in porta, di club in club, in tutte le province della regione e di quelle vicine, a bussare, e far sentire le mie canzoni e propormi. Non per email, ma di persona.
Avrà un formato fisico questo album? E soprattutto ha importanza oggi avere il formato fisico?
Il disco, intitolato “Riflesso” esisterà in formato fisico: secondo me è ancora importante. È sempre un oggetto carino da lasciare, qualcosa che si tiene poi in mano. Sicuramente è vero che l’ascolto, oggi, è molto legato allo streaming, ma non è una costante assoluta. Io ad esempio possiedo un giradischi, eredità di mio nonno e amo quel tipo di ascolto. Succede saltuariamente, è un ascolto meno immediato, eppure è diverso. Avere il supporto fisico vuol dire avere qualcosa che nessuno ti toglie, dall’altro lato per chi acquista diventa oneroso, confrontato al fatto che con dieci euro al mese si può ascoltare tutto ciò che si vuole, attraverso i vari servizi di streaming.
Hai pensato in fase di scrittura delle canzoni all’impatto sull’ascolto delle piattaforme di streaming?
Ovviamente esistono aspetti da tenere in considerazione, ad esempio il fatto che una canzone in streaming venga considerata ascoltata e pagata dopo i primi 30 secondi di riproduzione: ma sinceramente me ne sono abbastanza fregato. Ho sicuramente affrontato lo studio del marketing, del diritto d’autore e come guadagnare dalla musica, perché è un tema che mi interessa visto il futuro che sogno: ma questi temi non intervengono nella fase di scrittura. Una cosa a cui penso è che se il pezzo non piace, è colpa mia e non dell’ascoltatore: forse io non sono riuscito ad arrivare a lui. Sono io che devo trovare la chiave giusta per te, per arrivare a te e ad un pubblico ampio.
Guardando lontano, hai già progetti successivi a questo disco?
Di pezzi nuovi ne ho già otto. Ora però voglio suonare tanto; allo stesso tempo penso ad una deluxe edition del mio disco con incluse alcune tracce dal primo Ep che avevo pubblicato, che presto non sarà più disponibile in streaming ma diventerà parte dell’edizione deluxe di Riflesso, con alcune canzoni in più. Questo album è per me un punto di partenza, ma io voglio andare più in là, vorrei dare più importanza alle parole: vorrei trovare delle parole che siano in grado di arrivare a tutti.
A questo punto, caro lettore, ci siamo detti tutto. Una volta Dave Grohl ha detto:
Scrivo le canzoni pensando a emozioni molto comuni. Sono così universali che una folla di diecimila persone le può cantare per diecimila motivi diversi.
Probabilmente una citazione che piacerebbe a Mori.
Il disco “Riflesso” di Mori verrà presentato venerdì 15 ottobre all’Arci Bolognesi di Ferrara.
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