Quello che amiamo della danza contemporanea – noi ‘amatori’, appunto – è la capacità che ha il movimento di raccontare storie comprensibili e note. Quello che amiamo dei giardini – sempre noi, eccessivi ed entusiasti – è il loro romanticismo innato, il loro sapersi raccontare a pochi intimi con quel velo di mistero e di esclusività. E quando si incontrano questi due incantesimi?
Nasce Interno Verde Danza, la collaborazione – sicuramente ben riuscita – tra il Teatro Comunale di Ferrara e Interno Verde. 3 compagnie, 4 spettacoli per 3 repliche al giorno su 3 giorni di rassegna, appena conclusasi. I protagonisti, lato danza, sono stati i nostri noti del CollettivO CineticO con Dialogo Terzo: in a landscape – regia e coreografia di Alessandro Sciarroni -, la compagnia Sanpapié con A[1]bit, e la produzione Aterballetto/Fondazione Nazionale della Danza con Eppur si muove e A poetry abstraction, coreografie di Diego Tortelli e Francesca Lattua. Tentano di risultare sullo stesso piano il giardino di Villa Imoletta a Quartesana, il parco del Castello di Fossadalbero e il Chiostro grande di San Paolo in città.
La danza contemporanea ha sempre avuto un grande valore in città, sicuramente per merito del Teatro Comunale ma anche all’importanza ed alle relazioni del CollettivO CineticO. Il CollettivO ha saputo aprirci gli occhi nei confronti di un certo tipo di sperimentazione, con un buon anticipo rispetto a tanti altri poli in Italia.
…E poi i giardini. Un patrimonio che l’Associazione Il Turco ha restituito alla città. Piccoli, medi e grandi spazi privati che meritano di meravigliare il pubblico. Con amorevole dedizione, da sei anni Ilturco studia, interpella, valorizza e organizza una manifestazione che guadagna ogni anno l’ammirazione unanime di cittadini e turisti. Danza e ambiente non creano un binomio inedito, ma la delicatezza di Interno Verde e all’eleganza della direzione artistica del Teatro Comunale hanno saputo intrecciarsi in un movimento fluido e sorprendente.
Io, nascosta tra le frasche del Castello di Fossadalbero – proprio come il famoso ‘spione’ che condannò a morte l’amore passionale di Ugo e Parisina- ho scelto di godermi discretamente i Sanpapié in movimento. Uno per tutti, ho scelto Fossadalbero, perché purtroppo è stato un weekend talmente pieno di iniziative da mettere il pubblico davanti a difficili decisioni. Ma a noi piace la città in fermento, e ci piace anche che il pubblico possa scegliere.
Perfetti, concentrati, i corpi si muovono ridisegnando lo spazio. Il disegno è di Lara Guidetti, regista e coreografa della compagnia, la mano – ma sorpattutto il corpo – è di Fabrizio Calanna, Sofia Casprini, Luis Colombo, Matteo Sacco e Lara Viscuso. Un viaggio, un rituale site-specific: le scelte di A[1]bit nascono proprio in relazione allo spazio ospitante, alla sua storia, le sue caratteristiche, i suoi dettagli. Scelte che prendono forma, la forma di un corpo duttile che si plasma sul contesto e su una musica intima; si, perché la musica di Tristan Perich – 1 Bit Symphony –si costruisce una relazione diretta e personale con l’ascoltatore attraverso le cuffie. Il pubblico indossa le cuffie, ascolta una storia per entrare a fondo nello spazio. Il gruppo attraversa il giardino lasciando che il passato riaffiori, la narrazione prende vita. Poi si riparte; l’immaginazione lascia spazio alle figure in carne ed ossa: entrino i danzatori! Insieme a condividere il rito, ma isolati dal rumore del contesto; insieme alla vista, soli all’udito.
Corpi e contesto: le piante oscillano ad ogni spostamento d’aria, i corpi favoriscono il moto. Il giardino sottolinea le forme liquide dei danzatori. Un rito, un cerchio; l’energia corre e si trasforma. E noi, soli, a vivere di questa forza, nella nostra intimità. Un suono solo nostro, un viaggio solo nostro.
Difficile rientrare davvero nel quotidiano quando l’incantesimo si rompe. O forse no? Forse resta nell’aria, nel giardino, nello spazio. Interno Verde Danza è un esperimento talmente riuscito da farci sentire il bisogno di riempire tutti i giardini con questa energia. I giardini parlano da soli, ma la danza sa tradurre alla perfezione il loro linguaggio.