Anche quest’anno è tornato Riaperture, il festival che unisce fotografia ai luoghi abbandonati spesso chiusi e inaccessibili da anni. È proprio questo quello che amo di più del festival, l’atmosfera e il fascino che riesce a creare accostando il bello al “guasto”.
Un’edizione più lunga del solito quella di quest’anno: dal 3 settembre fino al 10 ottobre ogni venerdì, sabato e domenica per raccontare il tema Ideale, quell’ideale per cui si combatte, si stravolge la propria vita, si impongono regole ferree, si immagina un mondo diverso e surreale. Quell’ideale che racconta sempre una storia diversa.
Sono stata in visita alle mostre del circuito principale, ben 19, ma non è mio compito raccontarle tutte, lasciando a voi il piacere di scoprirle durante il vostro giro personale. Piuttosto questo vuol essere uno spunto di navigazione, un suggerimento di lettura a quelle che mi hanno maggiormente colpito.
La mia prima tappa è stata l’ex Monastero di Santa Caterina Martire, un tempo anche sede dell’Istituto tecnico IPSIA di Ferrara: un edificio che effettivamente ha tutto l’aspetto di una possibile scuola in stato di abbandono.
Qui mi immergo subito in Korean Dream di Filippo Venturi e le sue fotografie della vita dei ragazzi in Corea del Nord, che vivono inseguendo il sogno della riunificazione in un paese libero e unico, ma ciò che attira ancor di più la mia attenzione è nella sala seguente, celata dietro un telo squarciato, ed è la mostra Chas Chas di Luis Cobelo.
Si entra in un percorso surreale ispirato dal quartiere di Buenos Aires “Parque Chas”: a causa della conformazione architettonica a labirinto si dice che possano accadere cose fuori dall’ordinario. Luis decide di percorrere migliaia di chilometri per scoprire se è vero il detto che dice “Tutto ciò che hai perso nella vita, esiste nel Parque Chas” e quando arriva scopre persino una sorella segreta chiamata Pilar. Ciò che fotografa sembra davvero uscire da un quadro di Dalì dipinto nel 2021: strane composizioni, persone che si abbracciano con bandierine addosso, un uomo vestito da albero di natale… il tutto condito da un’atmosfera onirica e magica creata con vecchi oggetti trovati all’interno della scuola e allestiti in modo creativo. Palloni dentro a un frigorifero, piramidi di sedie con una tv in cima, banchi con al di sopra un vecchio aspirapolvere, carte, vecchie fotografie, fumetti, antichi piatti. Il tutto creato appositamente per stuzzicare la fantasia e la magia dentro ognuno di noi. Davvero spettacolare.
Proseguo poi verso il cortile interno dove è esposta la mostra di Francesco Faraci, Jova Beach Party cronache di una nuova era. Il fotografo ha seguito nel celebre tour sulle spiagge di due anni fa l’artista di Cortona e ha ritratto mamme, bambini, amici e ragazze mentre danzano, cantano, giocano con la sabbia, festeggiano, si abbracciano. L’unica parola che mi viene in mente guardando queste fotografie è energia.
Lungo il portico del cortile trovo Bio minds di Marco Buratti, un tentativo di cogliere dalla natura il segreto per risolvere i problemi del pianeta, di ritrarre l’essenza della biomimetica che studia i principi biologici dell’organismo vivente scelto come modello di studio, con lo scopo di trasformare le sue caratteristiche biologiche in soluzioni artificiali. Insomma, un connubio perfetto tra natura e scienza.
Ma è nella stanza più remota del “castello” che si trova il tesoro nascosto, e io l’ho trovato nell’ultima mostra di questo edificio, Submerged portraits di Gideon Mendel. Volti, volti e ancora volti immortalati in uno stato misto fra tranquillità e disagio, immersi fino al tronco nell’acqua. Si, perché questa mostra ha il compito di catturare i ritratti delle vittime di alluvioni di tutto il mondo, persone accomunate dal fatto di aver perso i loro oggetti personali e la loro casa, tutto portato via da violente cascate d’acqua. Un momento sospeso per riflettere sui cambiamenti climatici che non fanno differenze di genere, sesso o etnia. Un problema ormai presente che aiuta a farci ricordare quanto siamo fortunati se ancora non lo abbiamo vissuto.
Mi sposto rapidamente alla Chiesa di San Giuliano, luogo ormai caro a Riaperture, affacciato sulla rinnovata Piazza della Repubblica, dietro Largo Castello. Una di quelle chiese davanti a cui sei passato migliaia di volte senza sapere nemmeno della sua esistenza fino a prima di questo festival. Dentro è esposta Personale per ideale, una raccolta delle migliori fotografie di Franco Fontana dal 1967 al 2007, e qui sembra quasi di essere in un quadro di Mondrian, dove il gioco tra colori e forme è perfetto. Fontana fotografa scorci di Praga, Los Angeles, Basilicata scomponendo i dettagli come fossero blocchi astratti, composizioni della realtà immaginaria percepita dall’autore. Un autore celeberrimo e una mostra da non perdere, tra le chicche di questa edizione.
Prossima tappa del tour è Palazzo Massari, a fianco del parco omonimo, sede di importanti istituzioni museali civiche ferraresi fino al terremoto del 2012 ed oggi in corso di restauro. Qui si trovano ben 3 mostre: Chile despertò di Alessandro Cinque, L’isola della salvezza di Francesco Comello e Donbass Stories: Spartaco e Liza di Giorgio Bianchi.
All’entrata inizia la storia di una comunità nascosta e silenziosa, un centro spirituale ed educativo che si trova in Russia. Francesco Comello ci porta all’interno di questo luogo privato fotografando in bianco e nero i volti e le attività dei ragazzi che vi abitano. Ragazzi disadattati o con problemi familiari che vivono senza tv, internet, cellulari e soldi. Un mondo in cui si zappa la terra, si balla, si prega e si studia. Colpisce molto perché racchiude perfettamente il concetto di ideale, l’istituzione di una comunità fuori dal mondo che alleva ragazzi perfetti.
Spostandomi verso il giardino all’inglese mi imbatto nella storia delle proteste cilene scoppiate a ottobre 2019, un paese che si ribella alle regole di uno stato in cui non si riconosce è l’esempio perfetto dell’inseguimento di un’ideale. E qui Alessandro Cinque fotografa la violenza, e i volti di chi lotta e mette in discussione tutto, in alcuni casi persino la propria vita.
Ma il pezzo forte di questo palazzo è la storia tra Spartaco e Liza, la storia di un’amore vissuto in un clima di guerra, quella del Donbass in Ucraina orientale. Un uomo che decide di arruolarsi come volontario tra le file delle milizie filorusse conosce su Facebook Liza, una donna con due figli abbandonata dal marito che di mestiere fa la sarta al teatro dell’Opera. E già da qui sembra una promettente trama di una serie Netflix e le immagini la fanno sembrare davvero tale. Momenti al fronte e momenti di vita quotidiana fanno si che lo spettatore viva insieme a Spartaco e Liza la loro difficile storia d’amore.
Il mio percorso prosegue alla Porta degli Angeli, dove Eleonora Calvelli con Rainbow Families affronta un tema ancora discusso in Italia, portando fotografie di momenti di quotidianità di coppie omosessuali e dei loro figli nati grazie a tecniche di procreazione medicalmente assistita. Un’indagine che descrive la forza dei legami familiari che possono superare anche le barriere invisibili, ma opprimenti del pregiudizio e della discriminazione. E ciò che salta all’occhio non è altro che felicità nella quotidianità.
Last but not least, il mio viaggio finisce nella straordinaria Chiesa di San Paolo, con la mostra più toccante che ricordi: When everything changed Covid-19: the European epicenter di Fabio Bucciarelli. Le immagini di quel marzo 2020 in cui Bergamo era la città più colpita dal Covid nella regione italiana più in difficoltà, immagini che mostrano persone che non sono più persone, attaccate a ventilatori e ossigeno, immagini che mostrano bare e persone sconvolte dal dolore. Immagini che hanno riempito i giornali e forse avrete già visto in tv, che fanno piangere e che mi hanno fatto piangere, in contrasto con la sacralità di un luogo raccolto, sfarzoso e silenzioso come San Paolo. D’altronde non sempre si possono raccontare storie belle, giusto? Questa poi è una storia ancora fresca che in parte stiamo ancora vivendo.
Un giro a Riaperture alla scoperta del vostro ideale merita davvero. Perché ogni volta che ci torno mi sembra di leggere tra le pagine di un libro: si sa le immagini a volte raccontano storie meglio delle parole.
INFO:
La quinta edizione vi aspetta tutti i weekend dal 10 settembre al 3 ottobre 2021.
Il programma completo di workshop, incontri con gli autori e mostre del circuito OFF si trovano sul sito: https://riaperture.com/festival/programma/