Chi mi conosce sa che ci sono due eventi che aspetto con ansia durante l’anno: Sanremo e Interno Verde. Per Sanremo ormai rimandiamo all’anno prossimo, Interno Verde invece rimane una bellissima conferma. Ho trovato l’organizzazione generale precisa e i meccanismi logistici sempre più oliati. I giovanissimi volontari dalla maglietta rossa, che insieme ai proprietari dei giardini sono la vera anima dell’evento, sono preparati, entusiasti e disponibili non solo a presidiare i luoghi ma anche a intrattenere e al bisogno fornire informazioni utili.
Lo dico sempre, a chiunque mi chieda perché ogni anno partecipo all’evento: è incredibile pensare che dietro porte e portoni chiusi dei palazzi che vediamo ogni giorno ci siano spazi verdi così grandi, così belli e angoli così magici. È semplicemente incredibile e questa sensazione si rinnova in ogni singolo giardino che io abbia visitato. Mi piace il gusto della meraviglia quando il verde ti si spalanca davanti agli occhi, la consapevolezza della scoperta di un segreto prezioso, la sensazione di dialogare silenziosamente con questa mia città.
11 settembre 2021
Il mio “Tour Verde” inizia in tarda mattinata (tardissima…) in via Piangipane e inizia alla grande. Menzione speciale al primo che visito, il cortile-museo del signor Angelo trasuda amore per la Ferrara che fu, tappezzato su ogni parete di oggetti originali della tradizione contadina e artigiana. Targhette descrittive e simpatia del proprietario hanno reso questa visita istruttiva, mi sembrava di sentir parlare mio nonno quando raccontava ispirato della sua infanzia. E già siamo partiti bene!
Secondo giardino quello “sonoro” di Giovanni: i QR code che descrivono piante e varietà e la presenza di musica in streaming tra gli alberi lo rendono un giardino hi-tech. Il proprietario affabilissimo ed emozionato mi spiega la storia del suo avocado e del capelvenere che cresce indisturbato a nuvolette nell’aiuola che fa da contorno alla villetta.
Io e la mia fidata bicicletta scassata arriviamo al Monastero del Corpus Domini di via Pergolato, che ho scoperto per caso in una precedente edizione (quella famosa in cui è piovuto in entrambi i giorni…): avevo visto la bandiera di Interno Verde a segnalare la presenza di un giardino visitabile e mi ero fermata quasi per caso, per evitare la pioggia violenta e…sorpresa! Una chiesa nascosta, un affresco gigantesco, un minuscolo angolo-pensatoio magico tra i fiori, perfetto per leggere… Quest’anno il pensatoio era chiuso ma mi piace sempre passare dalla Chiesa al cortile perfettamente curato attraversando alcune sale del Monastero: ho intravisto un pianoforte antico, targhe in latino scolorite e il girevole in legno che le monache usavano per comunicare con l’esterno. C’era una scala a chiocciola che saliva e che chissà dove portava… Il brivido del mistero!
Ultima tappa per oggi: Vicolo del Parchetto. La zona Certosa-Ercole d’Este è affascinante di per sé, col suo silenzio, i grandi alberi, l’acciottolato e la sua eleganza sobria. In Vicolo del Parchetto non ero mai stata, improvvisamente sembra di lasciare la città e di ritrovarsi in un paesino di provincia. Qui si nascondono due giardini enormi, molto curati e certamente amati dai proprietari per la cura che emerge da ogni cosa: statue, opere d’arte, piante lasciate libere di essere e di crescere, ognuna con una storia da ascoltare, angoli con sedie d’epoca, rampicanti romantici, oggetti che dalla soffitta hanno trovato nuova collocazione e che ora sono decorazioni. Vedo che gli altri visitatori la pensano come me, si muovono sognanti e in questo silenzio ci sembra che il tempo si fermi davvero oppure addirittura ci sembra di tornare indietro, a quando questi luoghi erano la riserva di caccia degli estensi.
Per oggi io e la bici siamo esauste, torno a casa, appuntamento a domani!
12 settembre
Di buon mattino, stavolta, mi dirigo in via Coramari. Questo cortile nascosto tra i muri dei palazzi è curato da Fra Graziano e mi appare bellissimo e selvaggio, incastonato tra i palazzi e il campanile pendente che ho sempre intravisto passando per le vie limitrofe: alberi da frutto, zucchine, pomodori che si arrampicano ovunque e soprattutto tre polli ruspanti che mi sembrano simpatici e felici, anche se forse perplessi dall’improvviso afflusso di gente rispetto alle loro giornate tipo, sicuramente più solitarie.
Palazzo Sinz in via Armari è un sogno neoclassico. La facciata austera protegge un piazzale lastricato e in fondo un giardino che sembra irreale: statue greche, Apollo ed Euterpe ma non solo, busti di pietra avvolti dall’edera, passaggi segreti tra le fronde, odore di sottobosco. I visitatori sussurrano per rispetto a tanta bellezza, come quando si entra in chiesa, e in effetti l’impressione è quella di essere in un luogo d’altri tempi.
Arrivo al MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah) che, mea culpa, non ho mai visitato prima. Che emozione varcare l’ingresso di un luogo così impregnato di storia ferrarese, penso a Bassani, rinchiuso nelle ormai ex prigioni nel 1943. Oggi è un luogo che dall’esterno emana serenità, le piante officinali e aromatiche sono tantissime e le relative descrizioni dei piatti tipici della cucina ebraica aiutano ad orientarsi.
Il prossimo giardino è sempre in via Piangipane ed è stretto, lungo e in pendenza: il libretto di Interno Verde mi informa che qui vicino correva l’antico corso del Po. Qua c’è di tutto: kiwi, peperoni e peperoncini, pomodori, cavolo nero, finocchietto, rose, vite canadese, mirto, aquilegia, santoreggia e anche le ninfee nel catino di zinco!
L’ultimo giardino che visito è in via XX settembre. Speciale, magico, luogo del cuore. Un androne signorile, un porticato che rivela l’amore per l’arte, una veranda luminosissima e il giardino, infine, che si apre e sembra irreale. Diviso geometricamente, vedo statue, un pergolato, sculture, capitelli, un capanno antico, un’antica vasca da bagno che ora ospita fiori, la vecchia “bugadara”, angoli romantici. La mia esperienza a Interno Verde 2021 non poteva concludersi meglio, torno a casa in bici con la testa vorticante di immagini e soddisfatta del mio percorso.
Qualche anno fa mi sono persa mentre giravo in bici in zona via Scandiana-Borgovado. Neofita di Interno Verde, alla mia prima edizione, ho visto la bandiera segnaletica e ho deciso di entrare. Passando oltre la soglia di una casetta bassa e oltre il suo corridoio di legno scuro e pieno di soprammobili si apriva alla vista la campagna. Giuro, era campagna, non si vedevano nemmeno i muri di confine. Prato gigantesco, c’era addirittura un intero frutteto, un orto, sentieri bordati di iris e giunchiglie, aiuole ovunque, ricordo un piccolo gazebo liberty in ferro battuto completamente ricoperto di una pianta rampicante che ombreggiava e c’era forse anche qualche gallina… La padrona di casa era una signora anziana gentilissima col grembiule in vita e così felice di raccontarmi il suo amore per la sua casa. Ogni anno passo in quelle zone ma non sono mai più riuscita a ritrovare quello specifico luogo che ricordo con affetto! Forse l’anno prossimo…