Con l’autunno e la campagna vaccinale che si avvia verso una copertura dell’80%, in sempre più luoghi si parla di riaperture, nuovi inizi, riprese, con tutte le cautele del caso. È il turno anche di uno dei luoghi più suggestivi della Ferrara contemporanea, quel Torrione sede del miglior Jazz Club italiano (fonte: Jazzit awards) che ormai da oltre un anno e mezzo sembra essere rimasto in silenzio in attesa di tempi migliori. Ad uno sguardo più attento non è stato proprio così, anzi al suo interno la musica è continuata incessantemente sotto nuove forme grazie alla collaborazione con il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, che qui ha portato la sede principale del Dipartimento jazz, sovrapponendo di fatto il luogo preposto agli spettacoli a quello dedicato allo studio e all’apprendimento.
Tornare dentro il Torrione dopo lungo tempo è emozionante, anche a riflettori spenti e senza il fascino che la musica e le persone che lo vivono creano insieme. Francesco Bettini, da oltre vent’anni direttore artistico del Club, mi accoglie mentre sistema sedie e sposta strumenti musicali per far posto alla platea da ricomporre. La convivenza con il Conservatorio è alla sua vera prima prova del nove: è tempo di tornare a suonare per il pubblico e non più solo per studio.
Francesco, finalmente si riparte, dove eravamo rimasti?
Si riparte ma non siamo mai stati fermi, come cricetini che girano nella ruota senza un punto di arrivo, in attesa del prossimo DPCM! Scherzi a parte, di solito lavoriamo alla programmazione con 6-12 mesi di anticipo, quando c’è stato il primo lockdown abbiamo pensato di slittare di un paio di mesi con il programma finendo ad aprile o maggio. Poi abbiamo invece riaperto solo a ottobre del 2020 e interrotto di nuovo dopo nemmeno un mese. Di nuovo quando c’è stato modo di fare cose quest’anno si poteva proporre qualcosa ma non al chiuso. Ma il Jazz Club è un luogo affascinante e accogliente d’inverno, ed inadatto con i primi caldi, quando la gente preferisce stare all’aperto. Così ora proponiamo un programma in parte a produzione diretta e in parte per recuperare concerti rimandati dai mesi precedenti, magari con formazioni simili ma non identiche. Abbiamo un’etica professionale e onoreremo gli impegni presi.
Come associazione cosa avete fatto in questi mesi?
La prima iniziativa durante il lockdown è stata online, seppure in controtendenza: quando tutti facevano streaming gratuiti noi abbiamo recuperato alcune registrazioni di concerti che normalmente teniamo in archivio non disponendo dei diritti per poterli commercializzare o pubblicare online. The Tower Tapes sono una serie di concerti inediti acquistabili su piattaforma digitale Bandcamp a questo link, il ricavato va a supporto dell’associazione e degli artisti coinvolti.
Abbiamo cercato sostegno economico in ogni modo, partecipando a bandi regionali, ministeriali e ristori di ogni tipo. Anche grazie a questo sforzo siamo riusciti quest’anno ad entrare nel FUS, quel meccanismo utilizzato dal Governo per regolare l’erogazione di fondi nel mondo dello spettacolo. Poi abbiamo fatto alcuni live streaming per un’iniziativa della Regione che si chiama Viralissima, a sostegno di attività come la nostra, dove una parte del ricavato non andava solo a tecnici ed artisti ma anche ai luoghi stessi in cui vive la cultura. Infine è nata una collaborazione con una ricaduta fisica e reale non da poco.
Sono arrivati gli studenti di jazz!
Il Dipartimento Jazz del Conservatorio di Ferrara oltre ad aver aperto nuove cattedre ha dovuto cercare nuovi spazi perché la didattica era gestita su vari fronti in troppe sedi diverse e andava resa più organica. Con la convenzione che abbiamo stipulato il Torrione è diventato il principale spazio didattico del dipartimento jazz. Abbiamo appena terminato il primo anno accademico, iniziato lo scorso novembre. Volevamo partire in contemporanea con la nostra stagione, la sovrapposizione tra concerti e didattica avrebbe dovuto fornire momenti di scambio tra musica suonata sul palco e per motivi di studio ma per la pandemia abbiamo rimandato fino ad oggi. Finalmente l’incrocio tra formazione e performance accadrà dal prossimo mese, aggiungendo una serata in più rispetto alla programmazione, dove saliranno sul palco proprio professori ed ex allievi del Conservatorio.
Questo limiterà forse un po’ la libertà di proporre concerti anche in settimana?
La gestione dello spazio è precisa: da lunedì a giovedì compreso siamo dedicati al Conservatorio. Per noi è un impegno, è sicuramente un onore ma anche un onere. Non sempre è facile interfacciarsi con un’istituzione che ha regole rigide, ministeriali, con vincoli di bilancio e costi aumentati dal dover trovare nuovi spazi e coinvolgere il nostro personale per la sicurezza.
Di quanti studenti parliamo?
Ogni anno se ne laureano di nuovi, abbiamo fatto da poco gli esami di ammissione e ad occhio saranno tra le 70 e le 100 persone. Alcuni docenti sono entrati di ruolo da poco, quindi penso che i numeri siano in crescita anno dopo anno. Stare qui dentro a suonare per loro sarà molto stimolante, diventeranno potenzialmente fruitori dei concerti del Jazz Club ma anche esecutori nei momenti a loro dedicati.
Le altre serate del weekend cosa proporranno?
Il palinsesto è pensato per abbracciare la città ed il suo territorio: la qualità dei concerti gode di quell’alternanza tra protagonisti del jazz nazionale ed internazionale che costituisce da sempre la cifra del Torrione, della presentazione di giovani talenti, nuovi progetti e ancora di jam session, didattica ed esposizioni.
Da ottobre a dicembre il pubblico potrà apprezzare oltre 40 appuntamenti, molti dei quali fruibili anche in modalità streaming, che coinvolgono oltre 100 artisti del calibro di Fabrizio Bosso, Seamus Blake, Maria Pia De Vito, Christian Sands, Roberto Taufic, Emmet Cohen, Roberto Gatto, Linda May Han Oh, Peter Bernstein, Tiziana Ghiglioni, il Trio Bobo, Don Byron e Aruán Ortiz, Joëlle Léandre, Antonio Faraò, Graig Taborn, Alfio Antico, Massimo Faraò, Uri Caine, Ralph Alessi, Zeno De Rossi, Giancarlo Schiaffini, Ches Smith, Francesco Cusa, George Cables, Fabrizio Puglisi, Piero Odorici e moltissimi altri.
Un’edizione di queste proporzioni sarebbe impensabile senza il network di prestigiose collaborazioni avviate con Bologna Jazz Festival, Crossroads – Jazz e altro in Emilia-Romagna, Jazz Italian Platform, Italia Jazz Club, Seven Virtual Jazz Club, Associazione Istantanea, Associazione Musicisti di Ferrara e BilBOlBul – Festival internazionale dell’illustrazione e del fumetto, oltre al già citato Conservatorio Frescobaldi.
Quali sono le serate da non perdere, quelle di più facile ascolto anche per chi vuole avvicinarsi al Jazz club la prima volta?
Ce ne sono diverse, per tutti i gusti. Ad esempio la serata di sabato 9 ottobre con Maria Pia de Vito mescolerà tradizione musicale brasiliana, napoletana e jazz. Un progetto transculturale dal quale scaturisce una sorprendente organicità, che svela quanto mondi espressivi apparentemente così distanti abbiano in realtà moltissimi elementi in comune.
Oppure una serata più carica di suggestioni sonore solo in apparenza più complesse è quella del 5 novembre con il Craig Taborn Trio, dove cellule tematiche inquadrano improvvisazioni collettive. Un ascolto facile, una serata per lasciarsi andare senza schemi.
O ancora una serata del tutto curiosa è quella con il Trio Bobo, dove due dei tre componenti sono della band Elio e le storie tese. Una formazione in equilibrio tra fusion, jazz e rock, con musicisti bravissimi che si divertono a fare un po’ accademia, giocando con la musica. Istrionici ma con consapevolezza. Ma il fatto che siano noti non significa nulla, alcune produzioni sono davvero divertenti e da scoprire a prescindere dalla loro notorietà.
Come si coinvolge un pubblico più giovane, che spesso è quello più ostico da vedere al Torrione?
Intanto è importante sottolineare che a parte il sabato le serate saranno gratuite per i soci under 30. La frequentazione di studenti del Conservatorio siamo sicuri ringiovanirà lo spazio, avvicinando anche un pubblico diverso dal solito, che qui è solitamente più avanti con gli anni anche se non ne comprendo il motivo. Posso capire se facessimo concerti di musica di tradizione degli anni ’30 o ’50, ma facciamo poco mainstream o di origine. Il jazz è un linguaggio polimorfo, si è sempre nutrito del contemporaneo, oggi nella categoria c’è dentro dall’elettronica spinta alle sonorità più radicali. Mi meraviglia che il pubblico non capisca che ha l’opportunità di ascoltare qualcosa più avanti di tante altre cose che passano in radio.
Forse il jazz richiede un’attenzione all’ascolto che non tutti sono disposti ad avere, un’educazione musicale che andrebbe coltivata fin dalla scuola.
L’età media di chi viene al Torrione varia molto in base a chi suona e al costo del biglietto. Ma anche in base a come proponi la serata: se uno la vede come un modo per passare del tempo con il ragazzo o la ragazza di turno ascoltando buona musica e magari bevendosi qualcosa, non ha un costo proibitivo, ma certamente è tutto relativo. Un fan di Vasco Rossi spende tranquillamente ottanta euro, forse sarebbe disposto a spenderne anche oltre cento per un suo concerto. La maturità dell’orecchio arriva quando non sei più interessato a ciò che già ti aspetti ma a fare un’esperienza di ascolto nuova. Allora diventa interessante farsi trasportare in giro dai musicisti, pur riconoscendo armonie, temi noti, eccetera. Ascoltare jazz è essenzialmente questo, lasciarsi trasportare dal flusso senza troppe congetture e analisi per smontare la musica pezzo per pezzo. Se sei disposto a farlo vale qualunque prezzo.
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Ferrara in Jazz 2021/22 ricomincia sabato 25 settembre con i 23 elementi della Tower Jazz Composers Orchestra – l’orchestra residente del Jazz Club – con ‘So Long Marco’, un concerto omaggio all’artista ferrarese Marco Jannotta esattamente nel giorno in cui sarebbe stato il suo compleanno.
Il programma completo di questa prima parte di stagione è online sul sito https://jazzclubferrara.com. L’ingresso, con Green Pass, è riservato ai soci ENDAS.