Tutti speriamo di poterli tornare a vedere in centro città, ma che belli i Buskers al Parco Massari! La prima sera, dirigendomi verso il parco in bicicletta, ero un po’ scettico. Sapevo benissimo che la soluzione trovata per gestire i contingentamenti era ottima ma sentivo già la nostalgia per le strade del centro piene, per quell’atmosfera di festa che si crea in città ogni anno alla fine di agosto. I Buskers però per noi ferraresi non sono solo una festa, sono l’ultimo afflato di estate, l’ultima grande occasione che celebra la fine delle vacanze. Ok, le vacanze non durano più tre mesi come da studenti ma anche a distanza di anni giugno, luglio e agosto sono tre mesi nei quali si rallenta, si va in vacanza (se si può) si sta svegli di più la notte alla ricerca del fresco che il giorno ci toglie.
Ma si va anche alla ricerca di spensieratezza e cose belle. E i Buskers sono una cosa bella, che scalda l’anima al ritmo della musica, che diverte come solo gli artisti di strada sanno fare. E non è un caso se due grandi artisti come Moni Ovadia e Paolo Rossi quest’anno hanno accettato di lasciare una loro impronta sul festival portando riportando la loro arte per le strade o, in questo caso, su un prato. Insieme a loro tanti artisti, molti dei quali già passati per le passate edizioni. La Orquesta Informal, Ambramarie, Cinque Uomini sulla Cassa del Morto per citare alcuni dei gruppi musicali ma anche, direttamente dal Cile, il giocoliere El Kote.
Loro e tanti altri ci hanno accompagnato per gli angoli del Parco Massari, a volte soli, a volte in compagnia, lasciandosi ammirare in una cornice quasi fiabesca. Un mondo incantato in cui l’arte, dopo le enormi difficoltà dell’ultimo anno, torna a essere protagonista. Le persone presenti ne sono state il maggior testimone, tante ma sempre in sicurezza, hanno applaudito, cantato e, in alcuni casi, accennato un ballo. Seppur con alcune differenze è stato un ritorno al passato. Il Festival è incontro, scoperta o anche riscoperta. Incontro di arte, di culture ma anche incontri con persone nuove o con persone che non si vedeva da tempo. È scoperta o riscoperta di nuove forme di arte, di nuovi gruppi ma anche di grandi classici che funzionano sempre (o quasi).
Abbiamo visto Paolo Rossi cantare che anche “Cristo era un clandestino”, accompagnato da I virtuosi del Carso, nello spettacolo “Teatro Illegal”. Abbiamo visto Moni Ovadia cantare la tradizione Sinti e quella ebraica, accompagnato dal fisarmonicista Albert Florian Mihai. Ma abbiamo anche visto Stefano Bottoni suonare con i “suoi” Buskers e El Kote ricordarci l’importanza dell’arte e degli artisti. Abbiamo visto gente ballare con La Orquestra Informal e cantare con i Cinque Uomini sulla Cassa del Morto.
Ci siamo divertiti. Abbiamo incontrato vecchi amici e fatto nuove amicizie. Abbiamo ricordato la tragedia afghana per la quale sentiamo fastidiose colpe. Abbiamo vissuto questo Buskers Festival 2021, un festival che forse non si ripeterà in questa forma. Tutti vogliamo tornare a rivederlo nelle vie del centro ma questa edizione verrà ricordata perché Stefano e Rebecca Bottoni, insieme al resto dello staff dietro le quinte, hanno saputo fare di necessità virtù. Hanno creato qualcosa di bello per accompagnarci nuovamente (si spera) verso la normalità.