Tra i ragazzi in coda per Mecna, la Ferrara più giovane canta sotto le stelle
Sabato, 5 Aprile 2025 - 64 anni fa nasceva Anna Caterina Antonacci, soprano

Tra i ragazzi in coda per Mecna, la Ferrara più giovane canta sotto le stelle

Quarta serata per il festival, con il rapper pugliese e centinaia di cellulari ad illuminare la notte
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Il mio primo giorno a Ferrara Sotto Le Stelle ha veramente il sapore della ripartenza. Ho visto un unico concerto, dall’inizio della pandemia ad oggi, ma è passato ormai un anno anche da quello. Questo, di Mecna, nel nostro bellissimo Parco Massari, è il numero 2. Per chi, come me, era abituato a vedere musica dal vivo almeno ogni sabato, questa privazione ha della tortura.

Foto di Giacomo Brini

Come al solito l’organizzazione, fin dall’ingresso nel Parco, è magistrale, lasciatemelo dire. Pochi festival sono curati così nel dettaglio come Ferrara Sotto Le Stelle – e a volte sono gli artisti stessi a dirlo. Io di parte? Possibilissimo, sono cresciuta con il festival, ma ho anche avuto modo di frequentarne tanti altri e – credetemi – possiamo essere fieri di essere un’eccellenza. E anche oggi entro con il migliore dei miei sorrisi, curiosa di scoprire questa nuova dimensione di FSLS. Non sono particolarmente una fan di Mecna, sono anche parecchissimo fuori target, ma sono una progressista quando si parla di musica.

Diciamo basta ai ‘questa non è musica!’, ai ‘ma cosa ascoltano questi ragazzi!?’ perché, miei fortunati coetanei, vorrei ricordarvi che noi abbiamo subito Max Pezzali – e mi dicono che abbia ancora il suo pubblico – ma anche i vari Shandon, Vallanzaska, Punkreas, Le Bambole di Pezza, e devo continuare? Con tutto il bene del mondo, li sentissimo adesso con orecchio critico (impossibile, ne sono consapevole) probabilmente ci farebbero male al fegato.

Che questo concerto sia per giovanissimi è chiaro fin dalla fila all’esterno del parco, ore 19 spaccate all’apertura dei cancelli: vi ricordate quando si entrava ai concerti nel primo pomeriggio, sotto il sole a picco? Quando non esisteva il ‘eh, ma lavoro fino alle 18, partiamo appena esco dall’ufficio’?

Foto di Giacomo Brini

Da brava potenziale mamma di un quarto del pubblico, mi siedo in un angolo preoccupandomi che i fan alle mi spalle riescano a vedere (e che abbiano portato su un maglioncino, che fa fresco la sera!). Noi – e mi ci rimetto in mezzo – operatori dello spettacolo siamo sempre qui a chiederci dove sia questa fascia di pubblico, dove vada a nascondersi quando organizziamo i nostri eventi musicali: perché ci sono solo trentenni ai nostri live? Facilissimo. Perché li organizziamo noi trentenni con i nostri gusti da trentenni che non possiamo, e non dobbiamo, imporre nulla ad una nuova generazione che sta cercando la sua identità. E un giorno magari saranno loro a venire da noi con un album ‘riscoperto’ dei Porno Riviste (ma speriamo anche di no, per loro).

Mi sto dipingendo più musicalmente obsoleta di quello che sono: in apertura a Mecna c’è Generic Animal che io adoro. Luca – la persona dietro a Generic Animal – è una creatura tenera, dotata di un particolare talento e con una bella cultura musicale alle spalle. Una mezz’ora grintosa, come al solito, tra qualche singolo d’annata e le novità. Il pubblico canticchia ‘Presto’, soddisfatto, e Generic saluta contento.


Mecna sale sul palco tra le grida dei ragazzi – che bella scena, finalmente! L’entusiasmo della coda all’apertura dei cancelli torna prepotentemente sulla sua prima apparizione. Bassi belli presenti, sezione ritmica di tutto rispetto. Mecna non sbaglia un colpo, un rap fluido e veloce. Canta di amori teneri, folli, ma anche semplici e quotidiani, delusioni, qualche ‘mi manchi’ con una manciata di alterigia che però poi si rivela anche simpatica goffaggine. Stende il pubblico con un ‘Vi è mai capitato di pensare che un pezzo è così bello che vorreste essere stati voi a scriverlo? …e infatti questo pezzo l’ho scritto io, è una bomba’. Pecca da fissata: due congiuntivi, ti prego Corrado, DUE, non chiedo tanto. La grammatica dovrebbe essere l’unica costante nella musica italiana. 

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Accanto a me tutti cantano e io li guardo rapita. Mi ricordano una giovanissima me, in Piazza Municipale, davanti ai Subsonica di Microchip Emozionale. Bello avere una passione da urlare in gruppo -restando sempre seduti a distanza-, bravi i miei ragazzi! Si muovono le braccia, i busti. Fuori i cellulari su un paio di pezzi: luce a giorno su una platea sorridente.

Poi il concerto finisce, scatta l’evergreen ‘se non metti l’ultimo, noi non ce ne andiamo!’. Mecna si concede con due bis e poi però la fine arriva inesorabile. Un esodo composto mentre risuonano i tuoni in lontananza. 

Mi fermo a fare due chiacchiere nella zona ristoro mentre Tebo, dj per Arci Contrarock (che bella questa cosa del dj set delle associazioni locali), sposta il clima musicale dal rap all’elettronica. Felici i ragazzi dello staff, con l’agognata birretta in mano, solo a fine serata: perdonate l’ennesima parentesi ma MAGNIFICO vedere anche i nuovi giovani volti di Ferrara Sotto Le Stelle, impegnatissimi, rigorosi, volenterosi e BRAVI.

Foto di Giacomo Brini

I tuoni si avvicinano e si portano dietro un certo numero di lampi. Qualcosa mi dice che non sia una brutta scelta quella di inforcare la bicicletta verso casa. Attraverso il parco soddisfatta; passo la famosa fontana in cui tutti siamo stati buttati alla fine dell’ultimo giorno di scuola, e sono in bici. Per fortuna ancora poche gocce, arriverò a casa asciut… no.

Via di phon e poi si va a letto, che non sono più così giovane (e per Venerus voglio essere in formissima)!

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