La quarta edizione del Ferrara Film Corto Festival è alle porte: dal 7 al 12 giugno, in vari luoghi del centro storico (con la centralità della Sala Estense per il concorso) si svolgerà una edizione diversa e ambiziosa di un festival che guarda ai nuovi linguaggi e che assume come centralità la colorazione verde: l’ambiente è protagonista, con uno sguardo che si apre all’internazionale.
Titoli di apertura e ne parliamo con Eugenio Squarcia, alla direzione artistica con Mattia Bricalli.
“È la quarta edizione ma per noi suona come una edizione zero. Io e Mattia Bricalli abbiamo da quest’anno rilevato la direzione artistica, cercando di dare a questo progetto un’impronta completamente diversa, molto più giovane. Quest’anno il festival si è aperto a opere provenienti dall’estero, diventando così internazionale, con l’arrivo di tantissimi lavori fino alla selezione di 34 opere per il concorso, tutte di assoluto livello.” – ci racconta Eugenio Squarcia.
“Sarà un evento in presenza: è una cosa a cui tenevamo e a cui lavoriamo già dallo scorso anno. Storicamente il festival si era sempre svolto nel mese di gennaio ma quest’anno ovviamente le condizioni non ce lo consentivano. Per noi l’evento in presenza era fondamentale e siamo qui con un calendario rinnovato, così come il Festival.”.
Il festival ha la sua centralità nei corti ma il programma è ben più ampio, a quanto si vede. Quali novità ci attendono?
Abbiamo fatto un grande lavoro di organizzazione e ci sono diversi eventi oltre ai film in concorso. Le proiezioni di queste opere si svolgeranno il giovedì 10 e il venerdì 11, con la premiazione il 12. Ma già nei primi giorni ci sono eventi collaterali, incontri, mostre e attività come un workshop che si svolgerà nelle mattinate.
Il festival si svolge a metà tra la Sala Estense e il Palazzo della Racchetta che ospita le attività collaterali, magari più disconnesse dal festival, anche se legate al mondo del cinema e vicine al tema ambientale.
Il workshop, dal titolo “Il ritmo della terra“, sarà tenuto da Luciano Bosi, un musicologo, che gestisce uno stupendo museo della storia della musica a Modena. Racconterà l’origine del suono e della musica, portando con sé una serie incredibile di strumenti antichi e particolari, consentendo di poterli provare a chi parteciperà agli incontri.
Un’altra cosa particolare è l’evento di mercoledi 9 con una diretta zoom con la stazione Concordia in Antartide, un evento eccezionale che porterà il pubblico a collegarsi in diretta con Marco Buttu, per un racconto sul lavoro dell’equipaggio e per parlare del cambiamento climatico e delle condizioni ambientali.
Come mai il tema ambientale è così rilevante in questa edizione?
È diventato un tema centrale per il festival sin dall’anno scorso; da quest’anno è diventato parte dell’identità del festival e del racconto di come l’arte cinematografica sia in grado di narrare l’ambiente e il cambiamento climatico. Anche le prossime edizioni proseguiranno su questa scia e abbiamo ricevuto un riscontro più che discreto, con diversi registi che hanno raccolto la sfida. È una tematica che ha bisogno di essere discussa, specie da un target giovane, allo stesso tempo è un modo per sollevare un velo di consapevolezza verso il mondo che ci circonda.
Il mondo della produzione video è in grande evoluzione, anche attraverso piattaforme social come Tik Tok, le piattaforme di streaming e formati sempre diversi: il corto sta seguendo questo cambiamento? Oppure mantiene un certo sguardo che tende al cinematografico?
Tutti i corti hanno mostrato un adattamento alla soglia di attenzione determinata dall’uso dei social e della vita che viviamo, veloce come mai prima d’ora. Ci sono dei corti che durano un minuto e si arriva a quelli più cinematografici di 15 o 20 minuti. Noi non abbiamo imposto un limite minimo, quello massimo era di 20 minuti dove altrimenti per convenzione si inizia a parlare di mediometraggio. Ci sono corti telegrafici, corti dell’era dei social network ma non in senso negativo: spesso ci si trova a dover raccontare una storia o un messaggio in un minuto e a riuscire a riassumerli con un risultato di forte impatto emotivo. Anche i video internazionali hanno un livello altissimo, quasi cinematografico in senso assoluto. Questo ci mostra anche che le tecnologie, ormai, sono a portata di tutti.
Abbiamo una giuria che ci dà grande soddisfazione: abbiamo cercato di puntare su questo aspetto. Abbiamo offerto la presidenza a Lyda Patitucci (regista della serie Curon su Netflix), cercando di ribaltare lo stereotipo dell’uomo esperto, di lunga carriera e puntando invece su nomi giovani. Questo pur avendo in giuria persone di grande esperienza, come Ivano Marescotti, che ha lavorato con Ridley Scott o Roberto Benigni, ma volevamo dare un messaggio, sovvertendo le regole.
Ultima cosa da segnalare, in giuria e con un incontro a lui dedicato durante il festival ci sarà il fotografo Milko Marchetti, che esporrà una sua mostra: ha vinto per 12 volte consecutive la Coppa del mondo per la fotografia naturalistica.
Un festival che quindi si espande all’interno del centro cittadino, coinvolgendo luoghi e realtà del panorama culturale locale, come la Sala Estense, il Palazzetto della Racchetta, la galleria Cloister, l’atelier La Stanza di Lucrezia e il Museo di Storia Naturale.
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Per informazioni
Sito Ufficiale Ferrara Film Corto Festival – Dal 7 al 12 Giugno