Reinventarsi: un mantra, una necessità, un’idea stessa di vita. In questo anno particolare, quasi un obbligo per il mondo del teatro che si è trovato a dover pensare a nuove formule per essere ancora vivo.
Non ci sono altre possibilità al momento: lo streaming o reinventarsi.
In queste settimane due esperienze hanno scelto la seconda via, declinandosi in chiave di uno spettacolo per bambini (la “Spizaldrila” di Antonella Antonellini) o di una proposta di barbonaggio teatrale: uno spettacolo teatrale, di 15 minuti che arriva in bici per proporsi in un parcheggio, un parco o sotto ad una casa, con un menù tra cui scegliere: è la proposta di Romina Zangirolami e Cristina Previati, intitolata “Barbonaggio Teatrale Delivery”.
Abbiamo pensato ad una intervista doppia, per raccontare queste due esperienze.
Per prima cosa, parlateci della vostra proposta: come nasce e come si sviluppa.
Spizaldrila: Lo spettacolo si chiama “Spizaldrila in scatola”: io sono di Copparo e ho scoperto che a Ferrara nessuno conosce questa parola che indica una persona allegra, sulle nuvole, un pò agitata. In scatola perchè c’è questo filo conduttore che sono le scatole e questa protagonista che vive dentro di esse. La persona arriva davanti alla sezione dei bambini che sono appoggiati alla finestra e guardano fuori: decide di rimanere lì, con loro. E’ uno spettacolo dove non si usano le parole, si usa solo la musica, con una cassa per me e una per i bambini. Ogni volta che suona un allarme, la spizaldrila scappa e rientra con una scatola sempre più piccola, creando in tutto questo un gioco di complicità con i bambini.
Bambini che io in realtà non vedo fino all’ultimo, nel finale, con la liberazione di un palloncino e dove mi metto a pulire il vetro che ci divide e per la prima volta incrocio il loro sguardo: è un momento magico, quando inizio a guardarli negli occhi loro si commuovono, iniziano a ridere ed io mi sciolgo.
Ci si scopre per la prima volta.
Barbonaggio Delivery: il nostro è un percorso che facciamo insieme agli spettatori. Lo spettacolo si chiama “Barbonaggio Teatro Delivery” e nasce da un progetto già di dieci anni fa di Ippolito Chiarello, dove come concetto l’attore diventa il barbone teatrale e scende sotto le finestre, sotto ai condomini sui terrazzi, come dei rider, con lo zaino in spalla. I rider consegnano il cibo, noi consegniamo il cibo dell’anima, il teatro.
Teatro e danza: Cristiana Previati è la parte attoriale, Romina Zangirolami la danzatrice. Abbiamo creato dei menù, con i colori anche per prendere in giro la nostra situazione attuale e i vari colori che ci cambiano il modo di vivere, scegliendo altre sfumature: rosa, viola, azzurro con proposte che vanno da Neruda a Shakespeare a proposte più comiche o di nostra produzione; infine c’è una parte che abbiamo chiamato teatro emozionale, dedicato ai bambini, con una versione de la Principessa e il Ranocchio. E noi, contattati dalle persone, portiamo a domicilio lo spettacolo desiderato. È una forma diversa e rivoluzionaria perchè pochi o nessuno stanno provando di fare teatro dal vivo senza chiedere permessi o autorizzazioni in questo periodo.
Nelle prime esperienze di questi giorni, come ha reagito il pubblico?
Spizaldrila: io vengo da un percorso in cui raccontavo le storie ai bambini e l’ho sempre fatto con un approccio molto fisico. Con questo spettacolo sono tornata alla pantomima, alla gestualità, all’emozione: è un canale riscoperto, di comunicazione con i bambini e più magico della parola stessa. Si toccano delle corde emotive molto importanti: si crea una complicità magica. Al momento sono già previste 71 repliche considerate le varie sezioni e le varie scuole che hanno accettato questo spettacolo prodotto dalla Cooperativa Le Pagine con l’aiuto del Consorzio Res.
Barbonaggio: noi iniziamo in questi giorni, dal 27 di febbraio. Guardando al calendario abbiamo già tantissime richieste, una cosa che ci ha sorpreso molto. Se guardiamo indietro alle esperienze del creatore Chiarello e alla rete Usca abbiamo prova di un pubblico che ha restituito una risposta molto positiva, perchè finalmente torna una forma di contatto tra il teatro e il pubblico. Un contatto non fisico, ovviamente diverso ma che va a migliorare quella forma mentis di chi avrebbe voluto vedere degli spettacoli a teatro. Un riscontro bellissimo, anche per noi autori, perchè quello che ci manca è l’eco dell’applauso, qualcosa che veramente non abbiamo e che chi ad esempio tenta di fare esperienze come quella dello streaming non riesce ad avere. A noi manca l’eco perchè questa energia che diamo e che ci torna indietro è fondamentale: è questo il teatro, è energia che gira tra pubblico e autore.
Nel processo di creazione, cosa vuol dire reinventare il linguaggio? di uno spettacolo teatrale, dovendo tenere queste barriere fisiche o di distanza?
Spizaldrila: vuol dire reinventarsi, mettersi in discussione, cercare delle soluzioni. Quando ho capito che non potevo più entrare nelle scuole sono entrata veramente in crisi e ho trovato questo modo per rimettermi in gioco completamente, accettando il rischio: non sapevo se avrebbe funzionato. E adesso è uno spettacolo che, con i giusti cambiamenti di linguaggio, viene fatto negli asili nido così come nelle materne con grande gioia reciproca.
Barbonaggio: nel momento in cui pensiamo l’opera dobbiamo essere chiarissimi su quello che vogliamo fare arrivare al pubblico, abbiamo dovuto togliere un sacco di cose. Abbiamo scelto di fare solo alcuni estratti delle opere perchè abbiamo solo 15 minuti di tempo per arrivare al pubblico e in quel tempo dobbiamo fare arrivare un messaggio chiaro: ci teniamo a mantenere i tempi massimi di vicinanza per mantenere la sicurezza durante lo spettacolo.
In caso contrario il pubblico non riceve niente e non ha la possibilità di assorbire come potrebbe fare all’interno del contesto di un teatro, assistendo ad uno spettacolo di un’ora o più.
Sapendo che abbiamo davanti alcuni mesi complicati nella migliore delle ipotesi, cosa vi lascia in ottica futura questa esperienza, a livello anche di scrittura?
Spizaldrila: l’uomo non può vivere senza il teatro, basta pensare alla sua storia che risale agli albori dell’umanità. Sento che non mi appartiene l’idea di piangermi addosso perché adesso non si possono fare tante cose e ci sono così tante limitazioni. È un’occasione per ripensarsi e tornare nelle strade. Io ad esempio avevo pensato di poter raccontare una storia in un laboratorio senza mascherina e quando ho fatto le prime prove con la mascherina indosso mi sono messa a piangere: in realtà bisogna reinventarsi. Dal teatro in crisi, com è oggi nasceranno delle idee, delle cose nuove. Chi fa teatro è una persona creativa e credo che ne usciremo bene, migliori.
Barbonaggio: questa esperienza nasce per fare poi tornare le persone a teatro. Invitiamo la gente fuori ma per riprenderla poi dentro, con noi. È una forma di educazione e per il futuro bisogna anche capire chi riuscirà nuovamente ad aprire: molte realtà piccole ed indipendenti come la nostra faranno fatica ad aprire, sarà difficile essere autonomi e costerà ulteriori sacrifici agli artisti che dovranno ridurre i loro compensi, specie per chi si occupa di un teatro sperimentale, meno “sicuro” di altre realtà più grandi e che il pubblico cercherà inizialmente per trovare una sorta di confort del già conosciuto.
INFO:
Barbonaggio Teatrale Delivery – rominazangi1970@gmail.com
Cell: 3420303926