Un intero anno da quando rispondevo a mia cugina, mentre facevamo colazione, ‘…Elena, ma no, è impossibile che arrivi fino in Europa!’. Fortunatamente non sono un medico e ho potuto rimanere di stucco quando, a distanza di un solo mese, ci si ritrovava chiusi in casa o in fila al Tosano. Da quel momento in avanti, le nostre vite sono state stravolte. Chi l’avrebbe mai immaginato? Luoghi, momenti, persone lasciavano spazio a stanze, strane intime dinamiche, quadratini sul monitor di un computer. Un nuovo quotidiano, una nuova normalità alla quale ci stiamo abituando forse solo oggi.
Il Covid-19 ha sgretolato certezze che ci sono sempre sembrate indiscutibili. Nel tentativo di comprendere, sopportare, agevolare e contrastare i grandi cambiamenti in corso, abbiamo visto lavorare senza sosta tante categorie di professionisti. Primi su tutti, ovviamente, gli operatori della sanità e i laboratori di ricerca.
‘Forse non tutti sanno che’ la nostra Università si avvale di oltre 2000 ricercatori nel campo dell’innovazione, dello sviluppo scientifico e di progetti che riguardano il settore produttivo, culturale e sociale. Altrettanto importante il fatto che dallo scorso anno siano attive campagne specifiche di crowdfunding a sostegno delle attività di ricerca targate Unife.
Chiusi i primi 3 progetti, il 2021 porta con sé un nuovo obiettivo. Impossibile immaginare un tema differente da quello che continua ogni giorno a condizionare le nostre esistenze. Si, perché il Covid – ormai l’abbiamo capito bene- non è solo una malattia da curare, ma è una pandemia da contenere, un’immensa difficoltà logistica da risolvere, e un percorso sanitario da fare in solitudine. Il vaccino rappresenta un primo fondamentale passo verso la normalità, ma non basta.
Il COVID ha mille facce, il claim della campagna 2021 che, appunto, si dirama su 3 diversi fronti: contingentamento, terapia e sostegno psicologico. 3 facce che rappresentano le 3 direzioni fondamentali da percorrere per trovare risposte significative e, auspicabilmente, definitive alle principali difficoltà legate alla pandemia, ad ampio raggio, da affiancare alla campagna vaccinale.
In primo luogo, fondamentale limitare la diffusione del virus. Sarà la Dottoressa Daria Bortolotti a guidare il team di ricerca sul progetto Caccia al SARS-CoV-2 latente: sconfiggere la pandemia identificando l’infezione nascosta. ‘Le sintomatologie sono conosciute, ma il virus si nasconde e permane anche in altri tessuti – spiega la Bortolotti -. Un team eterogeneo come il nostro, composto da chimici, medici di medicina interna e microbiologi potrà mettere in sinergia diverse expertise per raccogliere dati sui malati atipici, migliorare la qualità del tracciamento e studiare nuovi percorsi terapeutici’.
Secondo step, la terapia, con il team della Dottoressa Gaia Colombo sul progetto Una terapia antivirus: attacco a SARS-CoV-2 con uno spray antivirale. Oggi non esiste un farmaco antivirale specifico contro il Covid- 19 e quindi, di conseguenza, non è in circolazione una terapia adeguata agli asintomatici. L’obiettivo della Dottoressa Colombo e del suo team è quello di realizzare un prototipo di medicinale nasale/inalatorio anti SARS-CoV-2, da sottoporre allo studio di tollerabilità.
Ultimo, ma non sicuramente per importanza, il progetto Supporto psicologico ai pazienti: migliorare la qualità della vita in terapia intensiva del team del Dottor Savino Spadaro. Non servono troppe parole per descrivere lo stato emotivo dei pazienti ricoverati e isolati in Terapia Intensiva, per lunghissimi periodi, senza poter nemmeno contare sull’affetto delle proprie famiglie.
Il nostro Ospedale, dal 2019, ha messo in atto il progetto Terapia Intensiva Aperta per permettere ai parenti di dar forza ai propri cari in tutta sicurezza; questo fino alla definizione dei protocolli antiCovid che hanno imposto, al contrario, il quasi totale isolamento dei pazienti. La solitudine, la mancanza di comunicazione, la perdita della cognizione del tempo e dello spazio, sono causa di ansia e depressione nonché del rallentamento della guarigione del paziente. Quello che Spadaro e il suo team si sono posti come obiettivo è di garantire la presenza costante di uno psicologo in reparto, per il monitorare e sostenere i malati assieme le loro famiglie, ma anche di dotare gli spazi di device per le videochiamate e di altri strumenti che li rendano meno asettici e più ‘domestici’.
Avremo modo anche su queste pagine di entrare nel dettaglio di ogni progetto, ma nel frattempo le campagne sono già attive ed è già possibile contribuire. Come sostenere i team di ricerca? Si parte dal sito Unifeel crowdfunding.unifeel.it scegliendo il progetto e la propria ricompensa, che equivale alla donazione che si andrà ad effettuare.
Noi, la nostra salute, il nostro lavoro, la nostra intera esistenza si è dovuta reinventare, ma non è solo indossando la mascherina che si combatte questa triste battaglia. I nostri giovani ricercatori sono in prima linea, è giunto il momento di fare un passo in avanti per arrivare al loro fianco.