di Vittorio Brina Rubini
Forrest Gump è più di un film, è un pezzo di cultura popolare mondiale, e nel 1995 sbancò la sessantasettesima edizione degli Academy Awards, vincendo l’Oscar in quasi tutte le categorie principali. In quella serata storica, però, ricevette una delle ambite statuette in palio anche un distinto signore di Ferrara, Michelangelo Antonioni, premiato con l’Oscar alla carriera. “Uno dei più grandi visionari del cinema”. Così lo ha annunciato Jack Nicholson, per descrivere in un fiato tutta l’essenza del suo lavoro.
E Jack sapeva bene di cosa stesse parlando, visto che venti anni prima, nel 1975, era stato protagonista di uno dei suoi film più importanti, insieme ad una lista di altri attori leggendari, interpreti di una lunga lista di altri suoi film straordinari.
Il 1995 non dev’essere stato un anno come gli altri, per Antonioni. Oltre all’Oscar è stato l’anno di uscita del film “Al di là delle nuvole”, diretto insieme al regista tedesco Wim Wenders. Un film di calibro internazionale, ma allo stesso tempo anche personalissimo. Girato in tre Paesi, con un cast stellare. Ma anche un film che lusinga la sua Ferrara, di cui ovunque andasse cercava la luce, sapendola inserire perfettamente, col suo centro storico e i suoi territori del delta, in quella cornice cosmopolita.
Ferrara che sempre nel 1995 ha inaugurato un museo a lui dedicato, per celebrarne la carriera. L’esposizione conteneva parte di un grande patrimonio di opere del regista, non solo legate al mondo del cinema, prodotte dall’artista in decenni. Riferite all’uomo, oltre che al cineasta. Un luogo oggetto di discussioni e critiche, che dopo dieci anni, nel 2006, un anno prima della morte del regista, è stato chiuso.
E oggi, nel 2021, dopo un quarto di secolo da quell’anno così prolifico, a che punto è il lavoro sull’eredità di questo artista e sulla riapertura del suo museo?
Molte cose sono successe, tra cui un terribile terremoto che ha messo in ginocchio la città nel 2012. Ma anche, nel 2013, una bellissima mostra dedicata ad Antonioni al Palazzo dei Diamanti, composta da parte di quell’archivio di opere personali, ben esposte e contestualizzate. Un evento che in quattro mesi ha portato quasi ventimila visitatori e ottenuto riallestimenti all’estero. Una dimostrazione empirica del potenziale di quel tesoro acquisito dal Comune negli anni Novanta (e recentemente in parte digitalizzato in un museo virtuale, e visitabile su appuntamento https://www.archivioantonioni.it), e quindi del dovere della città di ripensare e rimettere sul serio, e non solo a livello di dichiarazioni, in agenda la riapertura del museo, dopo anni di proclami senza nessun seguito concreto, nessuna sede temporanea, nessuna informazione su idee, contenuti o allestimenti che saranno. Niente.
Come fare? Dando una data di fine agli interminabili lavori di ristrutturazione post sisma di Palazzo Massari (ultima sede dichiarata per il nuovo museo), o fissando un’altra sede (ora è aperta l’ipotesi Palazzina di Marfisa d’Este).
Risolvendo, finalmente, una serie di misteriosi nodi celati, sconosciuti ai più, ma di cui si ha una crescente sensazione. La percezione cioè che ci siano altri motivi e dispute dietro a questa storia infinita, che ogni volta la trattengono in maniera sempre più imbarazzante, e vengono celati da giustificazioni e risposte evasive.
Entrando proattivamente in contatto con il resto della comunità artistica, museale e accademica nazionale e internazionale che già lavora sull’opera di Antonioni, alla ricerca di collaborazioni e sinergie per creare qualcosa di unico che può essere concepito solo a Ferrara, un luogo che è stato fondamentale per la sua arte, e che possa generare valore e risonanza internazionale a vantaggio della città stessa.
Sì, perché se ci fosse bisogno di ricordarlo Michelangelo Antonioni era un importante artista di fama “mondiale, e la sua eredità è talmente conosciuta e universale che all’estero non si stanno facendo pregare nel raccoglierla.
Vorrei per questo riportare qui di seguito una parte di mostre ed eventi (monografici o comprendenti opere dell’artista) organizzati in Europa e fuori dopo la chiusura del museo, per invitare il lettore ad un piccolo giro del mondo attraverso la stampa e le fonti che ne hanno riportato.
Nella speranza di trasmettere l’urgenza di concludere questo progetto sospeso non solo, e non tanto, per il dovere civico di celebrare un concittadino illustre, come se fosse un monumento qualunque. Ma perché, se ben pensata, questa può essere un’eccellenza e un asset per Ferrara. Un’occasione di creare valore sotto molti aspetti. Con questa sua inattività la città si sta privando da quindici anni, per motivi semisconosciuti, non solo di qualcosa di bello e importante, ma anche di un centro di attenzione e di crescita di cui è unica capitale natia, e che altrove, invece, non si stanno lasciando scappare.
EVENTI ORGANIZZATI IN EUROPA E NEL MONDO DOPO LA CHIUSURA DEL MUSEO ANTONIONI
1 commento
Bisogna cogliere l’occasione per fare un progetto di lunga visione, come dovrebbe essere per il museo Fellini di Ravenna.