Anche quest’anno, pur con le esistenti riduzioni di traffico circolante durante le varie fasi di lockdown, ci siamo trovati a leggere titoli sul “mal d’aria” della nostra città. Qualcosa a cui siamo sicuramente e tristemente abituati e che tendiamo, come tutte le cose non direttamente visibili, a sottovalutare. Eppure scriviamo questo articolo per fare un piccolo e semplice punto della situazione, un quadro che in questo inizio di 2021 ci conferma un dato: siamo all’interno di una delle zone con l’aria più inquinata d’Europa.
Il problema è nel bacino padano?
Non è questione di colpe: il bacino padano, per la sua stessa struttura, chiusa e circondata da catene montuose (e con un solo sbocco di mare, chiuso anch’esso) è terreno fertile per una facile stagnazione dell’aria. Ad aggravare la situazione, l’alta densità di popolazione, l’elevata industrializzazione e le numerose aree di agricoltura e allevamento della nostra area aggravano il quadro. In sostanza: siamo la nazione in Europa, secondo le ricerche dell’Agenzia Europea dell’ambiente con il maggior numero di morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico e Ferrara è pienamente all’interno dell’area peggiore.
Quali sono gli inquinanti peggiori?
Ovviamente i problemi sono molteplici ma se ci concentriamo sui report diffusi da ARPAE Emilia Romagna capiamo che sostanzialmente, per quanto riguarda la nostra città sono due i problemi rilevanti: la concentrazione di ossidi di azoto (NO) e quella di polveri sottili (pm10 e pm2,5).
Abbiamo contattato direttamente ARPAE e con la gentilezza della dott.ssa Enrica Canossa, responsabile del servizio Sistemi Ambientali abbiamo avuto possibilità di avere un quadro preciso sulla situazione della nostra città.
“Il lockdown ha avuto un effetto più pronunciato sulle concentrazioni di inquinanti gassosi (ossidi di azoto e benzene), a causa del calo delle emissioni dovuto alla riduzione della circolazione dei veicoli che ha raggiunto massimi, nei mesi da febbraio a maggio, dell’80% per i veicoli leggeri ed il 50,60 % dei veicoli commerciali pesanti.
Le emissioni di PM10 (primario) invece hanno avuto un decremento più contenuto, attribuibile al maggiore utilizzo del riscaldamento degli ambienti domestici e principalmente al consumo di biomassa legnosa. I dati di polveri PM10 misurati evidenziano ancora una volta la complessa dinamica del PM e delle relazioni tra emissioni di precursori e trasporto, diffusione e processi fisico-chimici che determinano la formazione del PM secondario, che costituisce una parte rilevante (dell’ordine del 70%) del PM10.”
[…] Appare evidente la complessità del problema del risanamento della qualità dell’aria, che presenta situazioni diversificate a seconda dell’inquinante e delle relative fonti, in presenza di una reattività atmosferica che contribuisce essa stessa alla formazione degli inquinanti secondari, quali l’ozono e una buona quota del particolato.In generale i livelli misurati dalla rete regionale della qualità dell’aria mostrano per il 2020 concentrazioni medie per quasi tutti gli inquinanti analoghe a quelle osservate nel 2019 nonostante condizioni meteorologiche molto più sfavorevoli rispetto all’anno precedente.
enrica canossi, arpaE
Perché il 2020 non è stato un anno così migliore e cosa abbiamo capito?
Nella tremenda scorsa primavera, con quel drammatico lockdown che aveva fermato praticamente tutto, c’erano stati alcuni segnali che facevano pensare ad una drastica riduzione dell’inquinamento ambientale. Eppure la riduzione delle polveri sottili non è stata così impattante come si poteva pensare (o sperare), anche perché il lockdown più drastico è avvenuto in mesi non cosi importanti dal punto di vista dell’inquinamento: i peggiori sono normalmente da novembre a febbraio.
Contemporaneamente però si è reso evidente quanto la parte degli ossidi di azoto, in maggioranza derivati dalla circolazione delle autovetture fosse ridotta in maniera significativa, come indicato dai dati Arpa.
Il tema centrale è che i due inquinanti con la situazione più critica nella nostra città hanno origini diverse: sulle polveri sottili c’è una grossa componente di responsabilità anche da parte dei riscaldamenti domestici e degli allevamenti.
Alcuni dati di Ferrara e cosa ne pensa Legambiente delle possibili azioni da mettere in atto in città
Dopo avere visto con evidenza che la situazione della nostra città non sta avendo negli ultimi anni una evoluzione migliorativa e che l’esperienza del lockdown non ha portato a risultati significativi, abbiamo contattato Legambiente Ferrara per capire quali possano essere le soluzioni da mettere in campo. La portavoce Mary Babetto ha provato a darci alcune soluzioni.
“Partendo dal fatto che esistono fattori come le variabilità climatiche e le inversioni termiche su cui non possiamo fare azioni particolari, tra le azioni che possiamo mettere in campo ci sono diversi punti.
Una dovrebbe già essere in atto ed è il PUMS, piano urbano di mobilità sostenibile, che spinge verso le diverse possibilità di muoversi in città senza inquinare: dai percorsi ciclabili alle zone di ZTL. Del Pums però, che pure dovrebbe già avere applicazioni pratiche, non si vedono azioni concrete messe in campo.” – ci ha spiegato Mary.
“Un progetto invece piuttosto interessante è Airbrake, finanziato con 5 milioni tramite fondi europei, aggiudicato nell’estate 2020 e che dovrebbe consentire notevoli azioni dirette da mettere in campo per aiutare la situazione. Servirà a realizzare una nuova pista ciclabile, a migliorare l’attuale rete ciclabile con aree verdi, a mettere in atto un innovativo trattamento enzimatico per degradare il particolato di polveri sottili, a garantire strumenti di coinvolgimento dei cittadini e di incentivi ad attività virtuose, oltre a sviluppare nuovi modelli di spostamento per i pendolari. Nei giorni scorsi sembra essere in avviamento il progetto di monitoraggio delle aree più inquinate.
“Un’idea, supportata già da altre persone negli anni scorsi è quella di chiudere la circolazione dentro le mura e sviluppare una viabilità differenziata, un tema che si intreccia con la questione della regolamentazione delle ZTL, su cui da tempo non ci sono certezze: l’approvazione della nuova regolamentazione è ancora rinviata da ormai un anno e mezzo e recentemente c’è stata una nuova proroga di alcuni mesi.”
“In questi mesi, come Legambiente abbiamo visto che diverse amministrazioni in Italia sono arrivate a conclusioni affrettate, legando alcuni non miglioramenti di dati durante il lockdown alla non responsabilità delle automobili nel quadro dell’inquinamento dell’area amministrata, portando a decisioni nocive come le proroghe allo stop della circolazioni dei diesel euro 4, che sono invece anche a livello europeo una delle azioni da compiere. Rischiamo sanzioni e in generale il nostro paese si sta muovendo in ritardo rispetto al necessario”.
Cosa fare dunque e cosa si sta facendo nella pratica?
Secondo Legambiente molti risultati si otterrebbero con la sola applicazioni dei vari accordi che vengono presi, come quello del Bacino Padano che univa Lombardia e Emilia Romagna, mentre spesso sono ci sono decisioni scritte che rimangono poi solo idee appoggiate sulla carta. Le soluzioni a livello micro stanno nel fare educazione alla sensibilità individuale, allo stile di vita sostenibile e a fare pressione: la pandemia ha ridotto notevolmente l’esplosione del dibattito sul riscaldamento globale avviato tra gli altri dall’esempio di Greta Thumberg, togliendo parecchio spazio al dibattito pubblico e a politiche da intraprendere per agire velocemente in questa direzione.”
Ritornando a ARPAE, le azioni riguardano un gran numero di ambiti: il traffico, i trasporti e il parco veicolare; l’efficientamento energetico degli edifici e del riscaldamento domestico; le emissioni derivanti dagli allevamenti e dalle pratiche agricole; l’utilizzo delle migliori tecnologie in ambito industriale.
Le misure contengono provvedimenti in larga parte strutturali, ma restano le disposizioni emergenziali note a tutti, da attuarsi in previsione di situazioni di superamento: limitazioni della circolazione, dell’utilizzo di biomasse per riscaldamento, dello spandimento dei liquami in aree agricole.
Nei giorni scorsi la Regione ha deliberato ulteriori disposizioni straordinarie in materia di tutela della qualità dell’aria, attraverso un piano di intervento triennale, mirato anche a rispondere, insieme alle regioni del bacino padano Piemonte Lombardia e Veneto, a quanto previsto dalla condanna all’Italia della Corte di giustizia europea del novembre 2020 circa la qualità dell’aria nel nostro Paese.
Il provvedimento prevede un allargamento del perimetro di azione, coinvolgendo 207 comuni dell’intera pianura e promuovendo la mobilità sostenibile: percorsi casa lavoro (bike to work, bike sharing, car sharing), potenziamento di rete ciclabile, percorsi sicuri casa-scuola, acquisto di bici e sostituzione dei mezzi più inquinanti della pubblica amministrazione.
Altre azioni sostengono i progetti di forestazione urbana, per valorizzare il contributo delle piante nella riduzione degli inquinanti. Sul fronte del riscaldamento sono previsti fondi per la rottamazione delle stufe meno efficienti e, in agricoltura, per l’acquisto di mezzi a basso impatto ambientale per lo spandimento dei reflui e per la copertura delle vasche di stoccaggio degli effluenti zootecnici.
Le parole di Alessandro Balboni, assessore all’Ambiente del Comune di Ferrara.
Ad Alessandro Balboni, assessore con delega all’ambiente a Ferrara, abbiamo chiesto quale sia il percorso e i progetti dell’attuale amministrazione su queste tematiche.
“In prima battuta, il primo successo è stata la vittoria del progetto AirBrake (citato sopra, ndR) da cui contiamo di trarre, grazie ai 4 milioni di euro di fondi, nuove pratiche e attività che possano proseguire oltre la fine del progetto stesso. Ad esempio, pensiamo al lavaggio delle strade con prodotti enzimatici, che hanno la capacità di trattenere al suolo il particolato e altri prodotti inquinanti che con le piogge successive vengono indirizzati ai canali di scolo, una tecnica che tra l’altro secondo gli studi ci ha aiutato anche nella dispersione del Covid.
Posso poi segnalare che dall’inizio del mio assessorato abbiamo scelto di usare principi molto prudenziali nei confronti di attività che potevano essere impattanti sulla qualità dell’aria: penso ad esempio alle due turbine turbogas del polo chimico che avevano fatto richiesta di ampliamento con tecnologie innovative e un ipotetica riduzione degli inquinanti, ma che non abbiamo accettato perché volevamo ragionare non in merito alle autorizzazioni concesse e alla normativa in senso stretto, ma proprio sulla qualità dell’aria di Ferrara, per non gravare sulla situazione già complessa della nostra città. Vogliamo mantenere il saldo a zero, senza nuove forme di inquinamento, con l’obiettivo anzi di ridurre questo saldo.
Questo passa da investimenti, dall’attirare tecnologie e risorse green, pensiamo ad esempio ad un piano di rilancio della mobilità elettrica e in questo senso più che avvallare concessioni gratuite per le colonnine di ricarica come in altre città, vorremmo fare investimenti nostri e con un progetto importante che possa portare ad un circolo vizioso verso l’auto elettrica e che indirizzi le scelte anche dei cittadini, con un percorso strutturato.
Infine è fondamentale un piano di forestazione urbana: abbiamo già piantato oltre 5000 nuove piante, l’obiettivo era di quindicimila nei cinque anni di mandato ma avrei piacere di superarli e in questo senso ringrazio anche tutte le associazioni della città che sono di grande supporto e con cui abbiamo un’ottimo confronto, oltre a mantenere aperta la possibilità per privati che per desiderio o anche solo per miglioramento della propria immagine abbiano piacere di investire in questo senso.”
E riguardo la mobilità nel centro storico, spesso criticata da numerosi cittadini e petizioni?
“Sicuramente dobbiamo pensare a tutelare tutte le attività e i commercianti del centro. Questo lo possiamo fare migliorando quelle che sono le condizioni della flotta pubblica e rendendola sempre più sostenibile con mezzi elettrici, in più vogliamo rendere più semplice, ad esempio anche ai tanti studenti, utilizzare parcheggi scambiatori e strumenti come bici elettriche o monopattini o i mezzi pubblici stessi per raggiungere il centro.”
In conclusione.
La sensazione è che la situazione di Ferrara e del contesto padano, sia in scala simile a quello globale. La situazione è grave, tanti accordi e piani sono stati firmati e vengono messi in atto, pur con una lentezza in contrasto con l’urgenza di una situazione che provoca già danni evidenti e che rischia presto di non essere più controllabile.
A livello di metafora, stiamo svuotando con un secchio l’acqua che entra in una barca pesantemente danneggiata, sapendo che non basta quello che facciamo e solo una inversione strutturale ci potrebbe ridare un mano un ambiente sano e sostenibile, senza dovere leggere ogni anno che alcuni indicatori sulla qualità dell’aria sono stati sforati.
Siamo nel momento più critico, all’interno di una delle aree più critiche: ricordiamocelo, quando il tema dell’aria o dell’ambiente non ci sembra nulla di importante nel quotidiano.
Link utili di riferimento:
Report Legambiente Mal’Aria 2021
I report di Arpa, sezione Ferrara
La qualità dell’aria nel bacino padano
2 commenti
State contribuendo a diffondere delle idiozie inventate per scopi criminali che provocheranno negli anni a venire delle reali catastrofi. La CO2 NON è un inquinante e non sta cambiando praticamente NULLA del clima. Continuare a bandire i carbon fossili, soprattutto i gas, porterà brevemente a non avere energia di inverno neanche per scaldare le case e a DEVASTARE il territorio. Una centrale a fotovoltaico che peraltro ha periodi interi in cui non rende nulla per la “mancanza di sole”, rispetto ad una moderna a ciclo combinato (gas) entrambe di circa 850 Mw, occupa un’area di CENTO VOLTE MAGGIORE! CENTO!!! tutto spazio boschivo e verde distrutto per l’IDIOZIA fanatica di ignoranti che non sanno NULLA né di scienza né clima né di energia. E’ IMPOSSIBILE ricostruire un modello del clima, IMPOSSIBILE, per la varietà di fenomeni e non può essere un mediocre gas serra alla base della vita che occupa lo 0.04% dell’atmosfera a cambiare il clima.
Smettetela di propagandare idiozie catastrofiche! sarete complici EBETI di progetti che mirano proprio a distruggere una intera civiltà e non salvano proprio nulla dell’ambiente. Il pianeta deve salvarsi dagli ebeti
Gentile Guido,
sperando di poter parlare con maggior educazione (necessario dare degli ebeti?) cortesemente, dove nell’articolo sarebbe indicato di bandire i carbon fossili? L’articolo è strutturato dai data europei e locali di quelli che sono gli inquinanti, segnala chiaramente come nella nostra provincia i due valori da tenere sotto osservazione sono quelli indicati e riporta gli studi presenti nella comunità scientifica.
Per il resto, non c’è nostra opinione all’interno, bensì il risultato di conversazioni con Arpa e Legambiente e dell’assessore Balboni sui progetti cittadini.
Non c’è in nessun punto l’idea centrale di dover dismettere i fossili a favore di centrali fotovoltaici, l’articolo l’ho scritto io e non ho nè scritto nè riportato questi elementi, quindi, gentilmente, magari con una calma maggiore (e, oso, senza offendere a livello personale) spiegare cosa ci sarebbe di non scientifico in quello che riportiamo, visto che abbiamo consultato per una decina abbondante di fonti e tutte quelle in lingua inglese, i dati italiani e i progetti locali concordano su tutti i valori indicati, che noi peraltro indichiamo solo, senza giudizio alcuno?
Se scriviamo che il pm 10 o 2,5 spesso sfora i limiti, cosa c’è di propaganda non scientifica?
Che gli ossidi di azoto sono spesso fuori norma sono valori nazionali, non propaganda.
Ci spiega con calma ed educazione?
Un saluto