Due fratelli, una passione: lo sport. Sì ma non uno sport comune, come il calcio o il basket, ma il caleidoscopico mondo del freestyle e tutto quello che riguarda il mettere in gioco se stessi. Ho avuto il piacere di conoscere Mirko e Athos Ferron, i due fratelli che hanno deciso di aprire a Ferrara, nel settembre del 2019, la palestra Baboon. Si trova in via Federico Fellini 6, a Ferrara Nord, dietro quello che era un negozio Slam Jam ed ora ospita una concessionaria di auto. Raccontandosi, mi hanno accompagnata dentro al loro mondo, fatto di determinazione, adrenalina e sana competizione.
Baboon è un nome davvero simpatico e insolito per una palestra, com’è nata quest’idea?
M – Baboon è l’espressione di un processo molto lungo. Siamo cresciuti nel mondo dello sport, che ha sempre fatto parte della nostra quotidianità tra pratica e insegnamento. Dopo il Master a Treviso in “Strategie per il Business dello Sport”, nel 2012 sono andato a lavorare a Londra. Il continuo scambio di punti di vista con mio fratello tra gestione italiana e anglosassone del mondo sportivo, ha fatto scaturire in noi la voglia di metterci in gioco, seguendo un approccio business internazionale di alto livello. Così abbiamo deciso di provarci, ma nel nostro paese. L’idea è stata quella di mettere insieme diverse discipline “di nicchia” e sfruttare la nostra competenza nella preparazione atletica per supportare le skills dei coach e degli atleti che avrebbero fatto pian piano parte della nostra realtà.
A – Il nostro obiettivo è stato fin dall’inizio rendere certi sport di nicchia accessibili a tutti. Facendo il preparatore atletico e l’istruttore con diverse fasce d’età ho notato che anche le skills più difficili possono essere apprese se supportate da una programmazione e da un adeguato metodo d’insegnamento.
Volevamo rappresentare tutto ciò con un nome facile da ricordare e che esprimesse il concetto di community e di atleticità. Ci siamo imbattuti nel termine “Baboon” che significa semplicemente “babbuino” in inglese, il primate con il DNA più simile all’uomo.
M – Volevamo tornare agli istinti animali del corpo: a volte dobbiamo spingerci oltre per fare certi movimenti che invece per gli animali sono più istintivi. Così è nata “Baboon”.
Nel vostro sito si legge “Reset your limits”: è il vostro motto?
M – Sì, con l’educazione corretta alla motricità tu puoi azzerare i tuoi limiti ogni volta che li raggiungi, per poi ripartire da uno scalino più alto come punto zero e alzare sempre l’asticella. Puntiamo a ridefinire il concetto di capacità del corpo umano. Abbiamo l’ambizione di credere che nel futuro queste discipline faranno parte della quotidianità dello sport, come si sviluppò il nuoto dagli anni 50 ad oggi. Il mondo del freestyle sta andando in quella direzione.
A – La conoscenza del proprio corpo è il punto di partenza. Ce ne siamo resi conto ancora di più lavorando con i bambini. A livello sportivo in Italia siamo molto carenti sotto questo punto di vista, ecco perché è necessario partire dalle basi ed evolvere le proprie mappe motorie fin da piccoli. Per questo abbiamo attivato il corso Baboon baby con bimbi dai 3 ai 5 anni dove li aiutiamo, fin da subito, a conoscere ed esplorare il proprio corpo.
Break dance, Calisthenics, Parkour, Tricking, Conditioning… sono tante le discipline praticate presso Baboon. C’è un nesso tra tutti questi “sport”?
A – Sono tutte discipline legate tra loro, sono ibride, ci sono movimenti dell’una nell’altra. Abbiamo deciso di includere tutte queste discipline proprio per questa loro connessione: idealmente, l’atleta d’élite che può nascere dal nostro ambiente si può cimentare in tutte con una grande contaminazione. Questa giova molto anche al neofita, che si sente più rilassato nel provare altre discipline oltre a quella scelta inizialmente, e lo aiuta così a “sbloccare” i suoi limiti.
È vero che discipline come Calisthenics e Parkour sono praticate più dagli uomini che dalle donne? È forse una questione di predisposizione fisica?
M – Da noi gli insegnanti sono tutti uomini al momento; c’era una ragazza tra noi ma, purtroppo, non è riuscita a continuare per motivi di studio. Storicamente sono effettivamente discipline “più maschili”, ma specialmente la Break dance e il freestyle stanno crescendo molto tra le donne. Ci piacerebbe includerle tra gli istruttori. Calisthenics oggi viene praticato molto dalle donne perché è uno sport a corpo libero, senza sollevamento pesi, quindi viene percepito come più accessibile. È uno sport che rinforza molto la parte superiore del corpo e, combinato con il Conditioning, quella preparazione atletica di cui parlavamo sopra, ti permette di svolgere sul corpo un lavoro a 360 gradi. Tante ragazze si stanno avvicinando anche al Tricking, che assomiglia molto alla ginnastica artistica.
C’è un’età consigliata per iniziare a praticare queste discipline?
A – Ci sono bambine che già a 5 o 6 anni ci hanno lasciato letteralmente a bocca aperta per la rapidità con cui apprendono, mostrando capacità fisiche pazzesche!
Come in ogni sport, prima inizi più migliori. Per i bambini dai 3 ai 5 anni nasce come un gioco, poi diventa una passione forte. A 6 anni si inizia a mostrare preferenze per una disciplina piuttosto che un’altra, ma appena un bambino ne vede un altro fare un salto mortale si interessa anche a quello, quindi si contaminano facilmente e fin da subito.
Baboon non è nata con i bambini, ma da come ne parlano Mirko e Athos si capisce l’importanza che l’educazione ha in questo loro splendido percorso, un percorso senza limiti d’età.
A – Lo sport va adattato: abbiamo aperto un corso di Parkour Senior con persone di 60 anni che hanno voglia di mettersi in gioco. Ogni gesto può essere adattato alla singola persona. C’è un movimento finale, che è l’obiettivo della lezione, ma ciascuno lo raggiunge a suo modo, superando quelli che sono i propri limiti.
M – “Reset your limits” è anche il superamento delle proprie paure. Lo abbiamo visto con un bimbo che veniva da altre discipline: a 8 anni non riusciva a saltare uno scalino. Dopo un mese faceva i suoi esercizi sulla piattaforma da 2 metri del Parkour. Il suo era un blocco mentale, probabilmente dovuto a com’era stato istruito allo sport. Lui non ha superato solo un limite, ma una paura, e queste sono le soddisfazioni più grandi anche per noi che non vogliamo dar vita a una palestra, ma a una famiglia.
Questo obiettivo ha influenzato la scelta del luogo dove aprire la palestra? Mirko, tu che fino a poco fa vivevi a Londra, non hai mai pensato di aprirla là?
M – Inizialmente volevo aprire a Londra, ma è una città che non ti permette di sbagliare. C’è tantissima concorrenza, qui invece ci sono gli amici e questo significa tanto, anche in un momento difficile e incerto come quello che ormai da un anno stiamo vivendo… se hai gli affetti vicini, vivi e affronti una sfida simile molto diversamente. Poi entrambi ci siamo laureati in questa splendida città anche se veniamo da Rovigo, ma non volevamo entrare in competizione con realtà sportive gestite da persone con cui siamo cresciuti.
Parallelamente all’attività che si svolge in palestra, siete interessati anche all’organizzazione di eventi…
A – Sì, è così, perché il nostro obiettivo resta sempre quello di creare una community forte, ben coesa, e dare spazio al mondo del freestyle, far sì che sempre più persone imparino a conoscerlo e ad amarlo. Quando si poteva fare attività all’aperto, nonostante le palestre fossero chiuse, abbiamo avuto un buon riscontro. Per Halloween, ad esempio, abbiamo organizzato un evento di Parkour per i bambini. In questi mesi sono stati i genitori stessi ad aiutarci a trovare soluzioni per continuare a insegnare, anche all’aperto, e questa è stata davvero una grande soddisfazione per noi.
M – Gli Open sono sempre molto belli perché aiutano a creare la community che vogliamo, mostrando e mettendo a disposizione lo spazio per fare gruppo. All’estero ho visto molti freestyler che si trovavano per allenarsi insieme, quindi nello stesso luogo assistevo alla pratica di diverse discipline. È questo che vogliamo creare: una community, una famiglia in un luogo simbolo, un punto di ritrovo. Per raggiungere questo obiettivo l’idea è di creare eventi a tema, con personaggi conosciuti di questo mondo. Noi non vorremmo rimanere una palestra di paese, per questo manteniamo i rapporti con l’Inghilterra, molto più avanti nel freestyle rispetto al nostro paese. Lo facciamo per i nostri ragazzi, per offrire a loro una contaminazione maggiore.
I fratelli Ferron mi hanno anche raccontato che purtroppo, causa Covid, è saltato un evento a cui tenevano molto. Si erano organizzati per far venire a Ferrara un gruppo di atleti di Birmingham e unire così la lingua inglese, che tutti avrebbero parlato per tre giorni, a questa passione comune per il freestyle. Mirko e Athos credono molto in questo progetto a cui hanno dato vita insieme, unendo i loro background sportivi all’importanza che attribuiscono all’insegnamento, sia quello fisico che quello comportamentale. “È vero che insegniamo una disciplina, ma anche dei valori”, mi hanno spiegato.
La maggior soddisfazione che questo mondo vi ha regalato?
M – La palestra ci regala sempre grandi soddisfazioni, sotto tanti punti di vista diversi. Quando un genitore apprezza uno dei nostri coach, ad esempio, ci gratifica perché vuol dire che li abbiamo scelti bene. Personalmente un fatto che mi rende molto felice è vedere il gruppetto di ragazzini del Parkour, che ora hanno 13-14 anni, trovarsi come amici anche da soli, per esercitarsi insieme fuori dall’orario delle lezioni.
A – La soddisfazione spesso viene dal confronto che ti fa crescere; non conta se hai tanti anni di esperienza, puoi imparare anche da chi ha fatto appena qualche lezione e all’improvviso ti mostra la realtà da un punto di vista diverso. Da noi e tra noi c’è competizione, ma è sana: essendo uno sport individuale ti confronti con te stesso e quello più forte di te funge da stimolo per aiutarti a raggiungere lo stesso risultato. C’è un innalzamento collettivo della competizione ed è proprio da questo che nasce la community, la famiglia forte e unita a cui desideriamo dar vita.
Non basta lo spirito imprenditoriale per realizzare un sogno: servono valori forti, coltivati giorno dopo giorno; serve determinazione, per superare ostacoli e imprevisti; serve empatia, per unire le persone accomunate dalla stessa passione. Mirko e Athos Ferron hanno tutte le carte in regola per far decollare Baboon, la palestra in via Federico Fellini 6 a Ferrara, dove andrò sicuramente a trovarli per sperimentare una di queste pazzesche discipline che ti mettono faccia a faccia con i tuoi limiti!
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