A lungo abbandonata nel piazzale-parcheggio di via Bologna, all’incrocio con via Recchi, da oggi la Cappella Revedin torna restaurata al suo aspetto originario. L’intervento appena concluso permette così all’oratorio ottocentesco di recuperare negli interni e all’esterno il suo aspetto originale. I lavori erano iniziati durante la precedente amministrazione comunale, nel maggio 2019, come opere di ripristino post sisma di beni culturali, cofinanziate dalla Regione Emilia Romagna, che ha contribuito, in questo caso, con una somma di oltre 278mila euro, cui si sono aggiunte risorse comunali per 143mila euro.
“Per quanto riguarda la destinazione della cappella – ha spiegato l’assessore al Patrimonio Angela Travagli – abbiamo di recente avuto un incontro con il parroco dell’adiacente chiesa della Sacra Famiglia, il quale si è detto disposto, assieme alla comunità parrocchiale, a prendersi cura dell’edificio e a utilizzarlo per funzioni religiose“.
Tra gli interventi realizzati, la ricostruzione di parti di muratura crollate o lesionate dal sisma del 2012, il rifacimento di intonaci, la ricostruzione del soffitto emisferico con lastre in cartongesso collegate alla restaurata copertura lignea, il rifacimento del pavimento, il restauro del portale est, il ripristino della scala marmorea, l’installazione di un sistema di illuminazione interno ed esterno e la sistemazione dell’area esterna.
Come appare oggi – gli esterni
Come appare oggi – gli interni
Cenni storici – a cura di Francesco Scafuri per il Comune di Ferrara
Nel 1808 i conti Revedin acquistarono il vasto latifondo della Sammartina, che si estendeva a sud della città ai lati della via per Bologna. Edificarono subito la loro villa, ristrutturando probabilmente un edificio a due torri costruito dal duca di Modena nel 1738. I conti vollero costruire tra il 1808 e il 1811, a poca distanza dalla villa, una cappella privata, cioè l’Oratorio Revedin, un piccolo edificio sacro dedicato al S.S. Redentore, definito uno degli esempi più interessanti di architettura neoclassica di Ferrara. I ricchi latifondisti acquisirono un prestigio crescente, tanto che nel 1827 il conte Antonio Revedin venne nominato da Papa Leone XII “Marchese di San Martino”, per meriti nella conduzione agraria del suo fondo.
I Revedin rimasero proprietari della villa e di gran parte del latifondo fino al 1927, quando tali proprietà furono alienate al fattore Vittorio Parmeggiani, tuttavia, la nobile famiglia mantenne il diritto di conservare nell’oratorio le sepolture di alcuni esponenti della famiglia e di farvi celebrare la messa domenicale per diversi anni ancora. Parmeggiani lo stesso anno vendette la villa al Comune, che la trasformò nel 1928 nell’attuale scuola Ercole Mosti. Nel corso del Novecento, poi, i possedimenti della Sammartina furono ceduti a diversi intestatari.
Nel 1976 il Comune di Ferrara acquistò la Cappella Revedin, che da tempo non era più aperta al culto, dal parroco della chiesa della Sacra Famiglia, proprietario del piccolo edificio sacro fin dal 1951.
Ulteriori notizie storiche e architettoniche sulla Cappella Revedin nella pubblicazione “Alla scoperta del quartiere di via Bologna. Mille anni di storia e non li dimostra”, a cura di Francesco Scafuri, consultabile online: https://www.comune.fe.it/attach/superuser/docs/quartiereviabologna.pdf (v. in particolare pagine 38-39)