In teoria ci saremmo detti ormai tutto il necessario. Siamo verso la fine di una buona oretta passata sul campo, la squadra si sta allenando e l’allenatore, Andrea Castelli, sta già iniziando ad alzare la voce, nulla che spaventi chi abbia conosciuto quel mondo, amatoriale o professionistico che sia, che prevede allenamenti, agonismo, competizione, lotta e partite, vissute con adrenalina.
Anche perchè siamo in Serie A, nell’elite del basket femminile, all’interno del Palavigarano, struttura a Vigarano Mainarda che ospita da anni le ragazze che con un piccolo miracolo si sono conquistate la massima divisione e ci sono sempre rimaste: non è la storia di una meteora, ma di una difficile stabilità.
Siamo verso la fine del nostro incontro, dicevamo e facciamo una conversazione informale con Marco Gavioli, presidente della società e ci capita di sentire un dialogo con un’altra persona che racchiude l’essenza del progetto che ci è stato spiegato nei minuti precedenti. Un dialogo in cui si fa la conta dei tamponi a disposizione per capire se sia possibile darne uno ad una persona vicina, che ha un piccolo problema personale con l’assistenza di una persona a casa.
Avevamo appena dibattuto di quanto sia stata una sfida complessa, questa stagione in particolare: da un lato l’indesiderato smantellamento della squadra precedente e dall’altro un virus che ha dato origine ad una pandemia.
Ecco, la squadra di Vigarano è una scatola cinese di sogni e di comunità.
Che nasce come avventura e che si mantiene nel tempo, nonostante un’estate complicata che per una serie di motivi ha lasciato la squadra svuotata di organico e staff, perché è essenzialmente un regalo ad un paese, Vigarano Mainarda, da parte del Presidente. “Perché in fondo sono poche vie e non c’è niente di particolare da fare” e mantenere la struttura viva, le partite, le famiglie, il pubblico, l’interesse delle persone è un regalo alla comunità.
“Vedi come si chiama questa squadra? Pallacanestro Vigarano. È il mio omaggio al paese, perché qui non c’è altro”.
E questa è la prima scatola, ma dentro c’è la squadra, un gruppo di ragazze più o meno giovani che stanno riformando un gruppo e lottando per salvare la squadra mantenendola tra le migliori in Italia, nonostante la concorrenza abbia nomi e budget che hanno scale nemmeno comparabili: Venezia, Bologna, Sassari, Empoli. Nomi di città, capoluoghi, province: non poche vie disperse spesso nella nebbia.
Ci è venuto in mente di puntare i riflettori su questa squadra quando alle cronache nazionali, pochi giorni fa, è salita alla ribalta l’impresa di Matilde Villa, capace a 15 anni di realizzare 36 punti durante la partita contro Sassari e anche un po’ per capire cosa voglia dire essere professioniste, in questo anno strano.
Come ci racconta Andrea Castelli, le difficoltà sono quelle di pianificare nell’anno del Covid: nessuna amichevole, tamponi a 48 ore dalla partita e l’incertezza di un rinvio all’ultimo se ci sono casi positivi (è già successo con squadre avversarie).
Per tutto il periodo di zona arancione poi, il sostanziale isolamento all’interno del comune, che non è appunto Bologna o Venezia: è Vigarano Mainarda, poco più di 7000 abitanti alle porte di Ferrara. Una squadra che diventa allora una bolla in cui stare, respirare: vivere.
Le ragazze della squadra ci raccontano quella leggera invidia da parte degli amici per il loro potersi comunque allenare: in altre parole rimanere vive in un momento storico che spesso per le ragazze e i ragazzi più giovani ha significato didattica a distanza e isolamento nel nucleo familiare.
“È complicato anche fare gruppo, mangiare una pizza assieme, trovare momenti di svago”, ci raccontano. “Per quanto riguarda il pubblico ci sono aspetti positivi e negativi: manca certo il supporto delle persone quando giochiamo in casa, dall’altro lato è vero che andando in casa di tifoserie avversarie molto forti è quasi un vantaggio non averle contro!” – ammette Arianna Landi.
E nell’insieme c’è un tema non indifferente: al momento ancora non esiste il concetto di professionismo nel Basket femminile.
“Per come ci alleniamo, per il tempo dedicato e l’impegno, dovremmo essere considerate professioniste, eppure al momento ancora non è così. Questo porta molte ragazze a studiare o seguire altre strade parallele, mentre la maggior parte degli atleti al maschile, anche in serie A2, possono giocare a basket per lavoro”, ci dice Macarena Rosset, giocatrice argentina rientrata quest’anno in Italia, che ha partecipato anche ad un Mondiale con la propria nazionale.
Al suo fianco c’è Gaia Castelli, classe 2006 con già qualche minuto sul campo, che racconta l’emozione non solo di giocare, ma anche di stare in panchina ed essere supporto attivo della squadra in gioco.
Un gioco che nel suo piccolo è cambiato anche quest’anno: è abitudine per chi porta la palla dall’altro lato del campo chiamare uno schema, a voce o con un segno della mano, che nell’ambito di un palazzetto con il tifo è difficile da percepire, mentre quest’anno è tutto più chiaro e leggibile, così come ogni parola detta in campo: qualcosa che cambia profondamente le abitudini.
La stagione finora è stata complicata: pur con alcune partite da recuperare la squadra è all’ultimo posto (in compagnia di Battipaglia). A mancare fino adesso è stata almeno una vittoria, ma con una sola squadra a retrocedere l’obiettivo della salvezza resta comunque possibile.
Giovanni Bucci, team manager della società, racconta il duro percorso estivo nel ricreare la squadra, andando a scegliere i migliori prospetti della serie a2, affiancati a giovani in crescita e inserimenti di esperienza. In uno scenario che ha perso alcune certezze di sponsor per ovvi motivi e con un budget già di suo ristretto per le dimensioni della società, che impedisce di poter arrivare a competere con altre squadre più blasonate. E in un comune infine commissariato da poche settimane che ha creato alcune difficoltà anche nel supporto economico della struttura stessa.
Il presidente Gavioli è comunque tranquillo: “Lo sport deve perdere sul campo e non su una scrivania e l’unica strada che avevamo davanti era onorare il campionato di serie A: ci proviamo. Perché si muore quando non si respira più. E noi, a parte quest’anno, tutti gli anni portiamo a Vigarano due o tre ragazze dei college americani che vengono qui per fare il trampolino di lancio della loro carriera e questo ci permette di essere ormai conosciuti in tutto il mondo.”
Appena dodici mesi fa, abbiamo avuto la possibilità di raccontare il mondo del basket maschile, curiosamente in questo stesso palazzetto, per una amichevole di beneficienza tra il Kleb Ferrara e la Pallacanestro Vigarano. Il Kleb vinse la partita successiva e quattro delle cinque in calendario dopo quell’intervista, per cui l’augurio è che la buona sorte si ripeta: in caso, ovviamente, vi siamo debitori almeno di un caffè!
MORE INFO:
I numeri della Pallacanestro Vigarano sul sito della Lega Basket Femminile
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