Cent’anni li hanno raggiunti Genoa, Inter, Juventus, Milan squadre di calcio importanti nel panorama italiano. Li hanno raggiunti l’Udinese, il Torino, la Pro Vercelli, la Spal che ne ha 113 e, da quest’anno, anche la Tresigallese. Una società di provincia con una lunga storia alle spalle, con i suoi campioni ma soprattutto con le sue storie comuni di impegno quotidiano e volontario.
Per celebrare i cento anni domenica 6 settembre, sabato 12 e domenica 13 settembre, sabato 19 e domenica 20 settembre, dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 16.00 alle 22.00 presso il centro “Sogni” di Tresigallo sarà allestita una mostra fotografica. Questa sera invece sarà presentato, sempre a centro “Sogni”, il libro Cent’anni di Giallo Verde: il Calcio a Tresigallo 1920-2020 scritto dallo storico Giuseppe Muroni a cui abbiamo rivolto alcune domande.
Cento anni di calcio per un paese come Tresigallo sono tantissimi per un gioco che non ne ha molti di più. Le prime squadre nate sono della fine dell’ottocento in Inghilterra. Com’è arrivato il calcio a Tresigallo? In qualche modo penso di poter dire che sia un esempio italiano.
Il calcio arriva in Italia grazie a capitali inglesi, basti pensare alla Genova industriale in cui nasce il Genoa Cricket and Athletic Club, ma anche grazie a diverse personalità interessate al fenomeno nascente. Tra le tante voglio ricordare il pedagogista bolognese Francesco Gabrielli che nel 1893, a Rovigo, decide di introdurre negli istituti superiori della città il gioco con la palla, con la speranza che questo sport si diffondesse nelle palestre frequentate dai giovani, al pari di altri giochi di squadra come il tamburello. Gabrielli è una figura di primo piano, è rispettato anche all’estero ed è in continuo contatto con medici sportivi internazionali coi quali si confronta. Tre anni dopo, scrive il manuale «Il giuoco del calcio o Football Association», spalancando di fatto le porte allo sport proveniente dall’oltremanica. Quando nel 1899 Gabrielli muore è già iniziata la rivoluzione: hanno preso piede i club di matrice inglese soprattutto nel nord Italia.
Ne parli nel libro, in paese molti anziani continuano a chiamarlo Fòtbal, gli spagnoli, di lingua neolatina come la nostra, lo chiamano Fútbol. Si potrebbero fare altri esempi ma ti chiedo: Football o calcio?
L’utilizzo di termini anglofoni credo sia una moda fallace che, soprattutto in alcuni casi, impoverisce la nostra capacità espressiva. Siamo nei primi del Novecento, nel 1907, quando Luigi Bosisio – giocatore, arbitro e dirigente sportivo – propone la sostituzione dell’anglofono football con l’autoctono calcio, parola che ha alle spalle una lunga tradizione che risale al Rinascimento e al calcio fiorentino. C’è un articolo molto interessante della Gazzetta dello Sport di quell’anno in cui viene celebrato, oserei dire formalmente, l’acquisizione e l’appropriazione del termine. Ormai credo che si sia imposto «calcio».
La storia della società, in particolare nei primi anni, si lega a Tresigallo città di fondazione. Lo stadio ne è una testimonianza, in particolare con un ingresso che poco ha a che fare con i piccoli campi di provincia. Come si iscrive questo portale nel contesto del paese?
Hai ragione, l’ingresso è monumentale, credo sia un unicum in provincia: un arco di trionfo razionalista in finto travertino romano. Una costruzione imponente frutto dello stile e dell’ideologia del periodo. Sappiamo che Tresigallo ha conosciuto una renovatio urbis tra il 1935 e il 1941: il Ministro dell’Agricoltura e Foreste Edmondo Rossoni, natio del luogo, con un atto d’imperio trasformò il paese portando nella zona una rivoluzione industriale che cambiò antropologicamente le vite di quella popolazione di contadini e diseredati. Il portale d’ingresso va letto in questo contesto di cambiamento profondo. Dedico un capitolo intero al problema dello spazio da gioco: nel giro di quindici anni il Tresigallo Football Club dovette cambiare diversi campi per motivi legati alla tenuta e alla manutenzione, alcuni ad esempio in inverno erano continuamente allagati. Era un calcio di provincia, Tresigallo fino agli anni Trenta era un paese di 500 persone, una via, alcuni borghi e povertà assoluta.
Andiamo avanti con gli anni, il calcio nel dopoguerra, il dopoguerra a Tresigallo…
Dopo la Liberazione del 1945, l’attività calcistica gradualmente ricomincia sotto la direzione di Farnè Bianchessi. Alcuni giocatori non sono più tornati dalla guerra, altri, i più giovani, con l’innesto di nuove leve, organizzano una squadra e si iscrivono al campionato usando divise di color grigio con una larga fascia bianca al centro. Le casacche giallo-verdi di adeso sono un’invenzione più recente. Quelli sono anni di ripresa, di successi. Nella stagione 1954-55 il Tresigallo approda addirittura al campionato di Promozione. La Promozione, in questo periodo, è il quinto livello del calcio italiano, il più importante a livello regionale. Può essere considerato l’antesignano dell’attuale Eccellenza direi. Dopo la retrocessione, il Tresigallo calcio quasi scompare: iniziano anni di crisi e di sfiducia: per tre anni consecutivi la squadra è protagonista di tre retrocessioni consecutive arrivando, nel 1958, a non potersi iscrivere al campionato. Il campo chiude per circa dieci anni. Sembra la fine di un sogno iniziato nel lontano 1920. Bisogna aspettare gli anni Sessanta per vedere la rinascita.
C’è un capitolo dedicato alle Star, chi ha giocato a calcio a Tresigallo ha sentito quei nomi in più occasioni. Chi sono e perché hai scelto di inserirli?
Mi ha sempre fatto impressione pensare a ragazzi partiti dal nulla. Ti cito solamente le star più rappresentative: su tutti Alberto Fontanesi, ala sinistra della Spal di Mazza in Serie A. Nel 1952 arriva la convocazione in Nazionale per le Olimpiadi di Helsinki, poi il passaggio alla Lazio dove rimane per due stagioni disputando 44 gare e segnando 10 reti. Anche suo fratello Carlo ha giocato nella Spal di quegli anni sebbene abbia avuto meno successo. Vorrei ricordare anche i fratelli Filippo e Vinicio Tumiati: Vinicio nelle stagioni 1937-39 gioca in Serie A con la Triestina e totalizza nove presenze e zero goal, poi va in Serie B con la Spal; Filippo disputa in Serie B con la Spal le prime tre stagioni, per poi passare in Serie C. Entrambi sono giocatori degli anni Trenta.
Cosa resta oggi di questa storia centenaria?
Oggi rimangono i ricordi di tante persone che a Tresigallo han trascorso anni spensierati della propria adolescenza; tante fotografie raccolte per la prima volta dall’attuale società e che saranno mostrate in occasione della mostra che inaugura sabato 5 settembre. Credo che la mostra, che rimarrà aperta domenica 6 settembre, sabato 12 e domenica 13 settembre, sabato 19 e domenica 20 settembre, dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 16.00 alle 22.00, sia un’occasione per vedere come è cambiato il calcio nel corso di un secolo, come è cambiata la comunità e come siamo cambiati noi.
Perché hai scelto di scrivere questo libro?
Il merito di questo libro va dato a chi è riuscito ad organizzare una manifestazione così complessa come la festa del centenario: in primis al presidente della società Mario Ansaloni, che ha iniziato a pensare a questa data tre anni fa quando si è insediato; a Tobia Ansaloni, il capitano attuale della squadra, e a suo fratello Saverio, che si sono prodigati nei minimi dettagli nell’organizzazione; al prof. Mauro Merlanti, profondo conoscitore della storia tresigallese, che mi ha aiutato a cercar testimoni; alle decine di volontari che hanno partecipato e hanno dedicato il loro tempo per la creazione dell’evento. Ricordiamo che siamo in un periodo estremamente difficile a causa del Covid e anche le cose più facili non vanno date per scontato. Il libro credo che sia un punto di partenza: hanno già iniziato a contattarci diverse persone, alcune da Modena, Catania, Bologna. Ex giocatori, appassionati di calcio e di centenari, collezionisti. Pensa che ci sarà la possibilità di avere l’annullo filatelico, creato da Poste Italiane ad hoc per il Centenario, la maglia commemorativa del centenario studiata andando a riprendere loghi e grafica del passato, gagliardetti, penne.
1 commento
Buongiorno,mi chiamo Perelli ,ho il papa’che è stato portiere nel Tresigallo tanti e tanti anni fa ora ha 92 anni che compirà l’11 settembre e vorrei dedicargli questo libro che so apprezzerebbe tantissimo!!! Abito a Bologna,e chiedevo gentilmente se e come posso acquistare il libro.RingraziandoVi dell’informazione che ci date auguro Buon lavoro!