La cosa strana è che quando parli di ADMO in pochi sanno di che si tratta, nonostante la sezione di Ferrara rappresenti un’eccellenza. Un po’ di informazioni generali per colmare subito il vuoto. La onlus ADMO, acronimo che significa Associazione Donatori Midollo Osseo, si occupa di informare la popolazione della possibilità di curare le malattie del sangue grazie al trapianto di midollo osseo e contestualmente invita a iscriversi in un registro nazionale per diventare donatori di midollo.
Cos’è il midollo osseo? Chi è che ne ha bisogno? Cosa significa, concretamente, “donare il midollo”? Ci sono conseguenze? Una cosa per volta, premettendo che per informazioni specifiche conviene consultare il sito, di sicuro più preciso e circostanziato.
Per cominciare, un’informazione che merita la priorità: stiamo parlando del midollo osseo, che non ha nulla a che vedere col midollo spinale! È bene sottolinearlo, poiché secondo un’assurda leggenda metropolitana (internet usato male è pericoloso quanto una malattia), chi dona il midollo correrebbe il rischio di rimanere paralizzato. Niente di più falso. La leggenda nasce proprio dalla confusione che si fa comunemente tra i due, midollo osseo e midollo spinale, che sono due cose diverse. Il midollo spinale si trova nella colonna vertebrale, e quello non si tocca! Qui si parla di midollo osseo, anzi sarebbe più corretto chiamarlo sangue midollare.
Il midollo osseo – la facciamo breve! – è un tessuto molle contenuto in alcune ossa come quelle lunghe (omero) e piatte (creste iliache, su cui torniamo dopo). Per l’organismo il sangue midollare è fondamentale, perché ospita le cellule staminali, che originano tre classi di cellule sanguigne, nomi noti: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. In parole povere, il midollo osseo è la fabbrica del sangue.
Se consideriamo un malato di leucemia, che è un tumore del sangue, ecco che una fabbrica del sangue proveniente da un individuo sano è l’ideale. Il donatore, dal canto suo, non rimarrà privo del sangue midollare che per pochi giorni, tempo sufficiente perché questo si rigeneri.
Anche la principale modalità di donazione è molto semplice e poco invasiva. Basti dire che i modi di estrazione sono due: uno, ora meno utilizzato, prevede il prelievo diretto dalle creste iliache di cui si parlava sopra, ovvero le ossa piatte del bacino; nell’altro, assai più frequente, il midollo proviene sempre dalla cresta iliaca ma viene prelevato dal braccio, perciò il procedimento non differisce così tanto da una semplice donazione di sangue se non per i tempi, ovviamente più lunghi (il sangue prelevato dal donatore viene elaborato da un macchinario che trattiene le cellule staminali e in seguito reimmette il sangue nell’organismo – le staminali, come detto, si rigenereranno nel sangue del donatore dopo pochi giorni).
Usando le parole di Teresa Grappa, responsabile della sezione di ADMO di Ferrara e provincia, ognuno di noi è una «farmacia». La dottoressa Grappa ha passato una vita al laboratorio di Immunogenetica dell’università di Ferrara, una vita di lavoro e ricerca che ancora non si fermano. Adesso è la frontwoman dell’associazione ed essenzialmente (ma questo non diteglielo!) la ragione per cui ADMO Ferrara è così riconosciuta e distinta a livello nazionale.
Ho avuto la fortuna di trovarla ed essere ricevuto una mattina di metà agosto, la città semivuota, rimanendo piacevolmente sorpreso di non essere il solo a non trovarsi altrove. Parlando con lei, oltre a conoscere un mondo anche più vasto di quanto non appaia, ci si rende conto che anche in agosto, anche in regime di Covid ADMO continua imperterrito la sua attività.
La sua frase «Ognuno di noi è una farmacia», che si citava più sopra, è ormai un’icona presso l’ADMO di Ferrara, spiega Teresa, che occupandosi giocoforza anche della comunicazione deve cercare di essere più eloquente possibile. «Per qualcuno di noi le porte della vita stanno per chiudersi» – prosegue, l’eloquenza in crescendo – «e tu per lui potresti essere il solo farmaco». Il come l’abbiamo spiegato prima: doni una parte di te stesso (il midollo, ma non solo: una giornata di lavoro, di studio, di vacanza) e chi la riceve ha l’insperata chance di guarire da una malattia grave grazie a un sangue nuovo. Tu, in salute, il sangue perfettamente sano, puoi essere la sola cura per un malato che sul suo sangue non può più contare.
Ora il perché. Perché proprio tu? Perché proprio io? Perché la compatibilità è molto rara: 1 su 100.000. Puoi iscriverti e non essere mai chiamato a donare, oppure essere chiamato per una compatibilità iniziale che poi, dopo le prime verifiche, non viene confermata. Inoltre, la finestra di tempo in cui essere donatore non è lunghissima: ci si può iscrivere dai 18 ai 35 anni, e gli iscritti possono donare solo fino a 55. Dopo, si esce automaticamente dal registro.
Dunque, più iscritti ci sono, più aumentano le possibilità per i malati di trovare un donatore compatibile tra gli iscritti alle liste di ogni paese (il registro internazionale si chiama IBMDR, Italian Bone Marrow Donor Registry).
E perché dovrei donare il mio midollo a uno sconosciuto? Più avanti potrebbe averne bisogno un mio parente, col quale la compatibilità generalmente è più facile. Esiste una risposta anche qui: chi ha già donato il sangue midollare può donarlo una seconda volta! O alla stessa persona che ne ha avuto bisogno la prima volta, in caso di recrudescenza della malattia, oppure, per l’appunto, a un parente.
Non è che i giovani di adesso siano più individualisti o più indifferenti di quelli di prima, prosegue Teresa. S’impegnano, sono sensibili e svelti; si trovano però «nella burrasca», vivono spesso senza punti di riferimento né direzione. «Quando parlo loro in scuole e università mi ascoltano, sono tutt’orecchi». Serve però che qualcuno dica loro che hanno possibilità nuove, diverse da quelle che sembra offrire la società. «Cerchiamo di aprire una riflessione sull’arte del dono, così difficile da scoprire dentro una società individualista e narcisista. Proviamo a dir loro che il dono ha a che fare con la libertà, la gratuità, e che non si estingue, ti accompagna per tutta la vita e ti cambia. Così, è molto di più ciò che si riceve di ciò che si dona».
Sono parole che trovano riscontro in episodi concreti, Teresa elenca alcuni dei fatti cui ha assistito negli anni. «Tempo fa la madre di un ragazzo che ha donato il midollo mi ringraziò, perché il figlio da quel giorno è cambiato: era sempre arrabbiato e insoddisfatto, adesso vive contento!». È tanto quello che può fare un gesto così gratuito, sia per il malato che per il donatore.
Non lo chiamerei nemmeno “gratuito”. «C’è questo ragazzo che si iscrisse, poi, trascorsi dieci anni senza notizie (come dicevamo, la compatibilità è rara), un giorno la telefonata di ADMO alla soglia dei trenta: c’è un malato compatibile col tuo profilo! Tutta la trafila di prelievi, esami e colloqui coi medici e infine, quando sembra tutto pronto per la donazione, lo stop: dalle visite per l’idoneità, salta fuori che a essere malato è pure lui, il donatore! Un tumore maligno, grazie al cielo curabile, di cui lui non s’era reso conto minimamente. Non poté donare, naturalmente, ma oggi, dopo le cure necessarie, sta benissimo! In poche parole, la chiamata di ADMO è arrivata giusto in tempo per fargli scoprire una malattia di cui forse si sarebbe accorto troppo tardi. Ecco: per lui, il gesto di iscriversi non è stato gratuito. Lui è stato ripagato, e molto di più! Per questo dicevo che è molto di più quello che ricevi di quello che dai». Il lavoro, un viaggio, una serata con gli amici, lo sport, gli affetti, tutto è diverso, dopo.
Allora, se torniamo a chiedere: «perché proprio io?», credo che la risposta adesso sia più facile, anzi genererebbe altre domande, opposte. Perché non io? Perché gli altri? E se fossi proprio io, a offrire qualcosa?
Essere iscritti a ADMO fa sentire bene, è come sapere di avere un tesoro da qualche parte, cui andare ogni tanto con la mente per sentirsi al sicuro.
La sezione di Ferrara (la sede legale è in via Ravenna 52c), poi, è per davvero un’eccellenza. Basti pensare che molte volte, in caso di più donatori compatibili, viene scelto quello iscritto nella sezione ferrarese, proprio perché è noto il lavoro egregio svolto dal suo staff!
In più, ADMO si fa conoscere grazie ai Music Emergency, serate di musica – con dj d’eccezione! – organizzate come raccolta fondi per l’associazione (cui spesso si aggiunge AIL, l’Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma), di solito nell’elegante sfondo del giardino interno di Palazzo Roverella in Corso Giovecca.
Siamo al cuore della questione. ADMO – insieme a tutte le onlus e le associazioni di questo tipo – esiste perché gli uomini possano fare scelte diverse dalle solite. Grazie a queste scelte, si schiudono nuove possibilità sia per chi dona sia per chi riceve, una moltiplicazione di strade e porte che si aprono. Si può riempire la vita di senso e non limitarsi a fuggire dalla tristezza e dalla malattia e dalla morte, specialmente quando ci si rende conto che non «succede sempre agli altri».
Ho letto qui e là articoli sul tema che chiudevano citando ancora Teresa Grappa: «ADMO è un treno verso la vita sul quale tante persone continuano a salire ma dal quale nessuno scende». Detto così suona quasi come una minaccia! Eppure è vero: anche senza donare effettivamente, anche dopo aver donato, anche se non si può (più) donare, ci si sente sempre a bordo. Anch’io che scrivo ne faccio parte e fidatevi: ne vale davvero tanto la pena.
Alla fine della chiacchierata con Teresa, ci salutiamo con l’augurio che presto possano ricominciare le attività di sensibilizzazione nelle università e nelle scuole, iniziative che hanno subìto uno stop coatto per le ragioni che sappiamo. È bene riprendere presto, in modo da raggiungere i giovani che ancora non conoscono queste possibilità. Per adesso, speriamo di averle dato una mano parlandone qui.
INFO:
ADMO Ferrara – Cell. 3484011838
Segreteria: Giovedi delle 15 alle 18 – Sabato dalle 10 alle 12 – Cell. 3341355618, ferrara@admoemiliaromagna.it