Riaperture è un viaggio. Un bellissimo sentiero turistico, a tratti escursionistico – per i più temerari -, che quest’anno ho avuto la fortuna di poter percorrere fin dall’inizio.
Ricordo benissimo quando Giacomo Brini, presidente dell’omonima associazione, intorno agli ultimi giorni del 2019 mi chiese se ‘errante’ non fosse un tema troppo enigmatico. Ancora non sapevamo quanto non esistesse parola più azzeccata per descrivere la quarta edizione del festival. Errante è sempre stata la natura esplorativa del photofestival stesso, che riapre luoghi dimenticati per restituirli temporaneamente alla città; è il passo lento e rilassato di chi ama nutrirsi di immagini, quelle fotografiche; ma è anche un anno in cui tutto ha dovuto essere rivisto da una nuova prospettiva.
Nessuno era pronto per questo 2020 che, senza esercitazioni, ci ha obbligati a riscrivere la trama delle nostre relazioni e dei nostri interessi.
Così, siamo partiti con un dubbio, per poi renderci conto che erranti siamo sempre stati noi, alla ricerca di una porzione dell’anno in cui poterci accampare. Marzo è volato via, portandosi dietro il nostro ‘solito posto’, quello che normalmente guarda verso la pienissima stagione degli eventi estivi; e così giugno, dove avevamo immaginato la nostra seconda possibilità. Abbiamo sentito il peso dell’eventualità di dover restare fermi, fino al 2021, e poi la leggerezza della necessità di essere presenti. Immobili sui blocchi di partenza.
Oggi ci siamo, abbiamo scelto di esserci. Aspettiamo lo sparo. In 13, pronti a correre in posizione, quest’anno con qualche difficoltà in più. Maria Chiara, Alessio e Daniele, responsabili degli allestimenti; Daniela, che si occupa dei workshop, si prepara anche su fotografi e progetti per moderare i famosi Caffè con gli autori; Margherita che scambia fiumi di email tra ospiti e hotel, per organizzare la logistica; Giorgia sulle biglietterie, Gloria pronta per l’accoglienza; Alice tra bookshop e correzione delle mie bozze; Giacomo che si occupa degli sponsor; io e Fabio tra comunicati stampa, immagini, testi critici, a pesare, impastare ed impaginare ogni parola; e poi Giacomo Brini, direttore artistico e direttore d’orchestra per questa inedita sinfonia. Con noi tanti preziosissimi e indispensabili volontari.
Non ultimi, i nostri protagonisti, i fotografi. Fieri di poter annunciare la presenza di Fausto Podavini, con MiRelLa, primo premio nella sezione Daily Life del World Press Photo 2013, avevamo scelto proprio lei, di spalle, per presentare questa quarta edizione. Una donna, una ragazza, una madre, una moglie, una nonna. Su quelle spalle ha dovuto portare il peso di una grave malattia, l’Alzheimer, che ha colpito prima suo marito e poi anche lei. Una storia di vita, d’amore, che pian piano scompare nel buio di una mente incontrollabile. L’Alzheimer oggi è destinato ad una maggiore diffusione, ma ancora non è gestito con la dovuta attenzione.
Mirella è stata il volto nascosto del photofestival per i primi mesi, poi abbiamo voluto (dovuto) scegliere un nuovo vestito per un’edizione che meritava di rinascere. Il dito dell’intera squadra è caduto su uno scatto di Federica Sasso, un abbraccio. Nessuna ironia, solo un desiderio che sembra irrealizzabile per la prima volta al mondo. Federica Sasso parla di adolescenza e del suo rapporto con ciò che la circonda, così universale, vicinissimo, ai loro occhi. Una generazione piombata interamente in un mondo senza pareti. #postadolescence racconta la silenziosa resistenza di una generazione che ha dovuto ritagliarsi piccoli spazi d’intimità per crescere in pace.
Poi Errante diventa colui che migra con Human Flow di Ai Weiwei. Più di 65milioni di vite costrette a ricostruirsi per fuggire da guerre, carestie, povertà, cambiamenti climatici. Come quelle di bambini che ritrae Karymava Hulnaza, adottati da nuove famiglie, piccoli ospiti permanenti in nuove esistenze. O come quella di Liza Ambrossio, fuggita da legami di sangue che non ha mai voluto riconoscere.
Scappa anche Yannick Fornacciari, da una dipendenza dall’eroina, mentre vorrebbe scappare Claudia, protagonista del progetto di Francesca Leonardi, da una relazione violenta, dalla mancanza di prospettive per lei e le sue bambine.
Ma Errante è anche il circo Apollo raccontato da Marco Marucci, uno dei primi e pochissimi circhi in Italia di soli artisti, niente animali in gabbia. Errante è il convoglio che attraversa la Siberia per assistere i malati delle piccole città sottoservite che il mondo spesso dimentica, come racconta Emile Ducke per immagini.
Errante è la rete di belle collaborazioni che Riaperture ha costruito nel tempo e che oggi si manifesta in una mostra proveniente da Lodi, dal Festival della Fotografia Etica, una dalla Biennale della Fotografia Femminile, e una dal World Water Day Photo Contest.
E poi Erranti sono i luoghi polverosi che si riveleranno elegantemente ai vostri sguardi curiosi. Quella Caserma che taglia il nostro centro città in via Cisterna del Follo, insieme alla sua Cavallerizza, ma anche la Chiesa di San Giuliano e la Chiesa di San Paolo, e l’enigmatico Palazzo Zanardi, ex sede dell’assessorato alla Cultura fino al 2012, parte del patrimonio dei Conti Romei.
Non voglio raccontarvi tutto perché il mio compito è solo quello di incuriosire, farvi venire voglia di esserci, la stessa voglia che abbiamo sempre avuto anche noi. Adesso tocca a voi, perché l’arte è un dialogo, è condivisione, è curiosità.
La quarta edizione vi aspetta dal 25 al 27 settembre e dal 2 al 4 ottbre 2020: in programma mostre, workshop, letture portfolio, incontri e tanto altro. Biglietteria a Factory Grisù, in via Poledrelli 21.
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