“Mio padre mi portava al cinema di continuo. Mi ha raccontato del primo film che ha visto. È entrato in una sala buia e su uno schermo bianco… Ha visto un razzo volare nell’occhio dell’uomo nella Luna…. Gli si è conficcato dentro. Ha detto che è stato come vedere i suoi sogni in pieno giorno.
hugo cabret – martin scorsese
E’ particolarmente importante che esca questo articolo, che esista questo fatto. Perché in tutto il racconto che stiamo vivendo di questa strana annata c’è una intera fascia demografica che non apparirà sui libri di storia, non fosse che per il tema della scuola e sono i nostri giovani, i nostri bambini.
E a questa fascia di età, quella che una volta adulti ricordiamo con piacere per vacanze, amicizie, esperienze, relazioni e avvenimenti personali che ci hanno segnato creando la base per gli uomini e le donne che siamo, noi abbiamo in qualche modo tolto tutto, lasciando che alle fasce più giovani della popolazione il tempo dedicato nella discussione pubblica fosse sulla ripresa della scuola o meno.
Come se tutto fosse quello, la scuola. Dimenticando quanto sia eccezionalmente importante la giovinezza e l’adolescenza.
Claudio Gubitosi, ad esempio, doveva compiere ancora diciotto anni eppure impostava i passi che gli facevano da base per il futuro Giffoni Festival, all’inizio degli anni Settanta in un piccolo comune non lontano da Salerno. Sarebbe diventato, nei decenni, il festival più importante per quanto riguarda la cinematografia per giovani e bambini.
E che questo non suoni riduttivo.
“Di tutti i Festival di Cinema quello di Giffoni è il più necessario”.
Truffaut
Stefano Muroni (l’avete letto l’articolo sulla scuola di Cinema a Ferrara?) ne aveva diciannove quando riusciì ad andarci per la prima volta, al Giffoni, un sogno cullato da anni e reso possibile solo con l’ingresso alla scuola nazionale di Roma e culminato, qualche anno dopo, diventandone uno dei presentatori in pianta stabile.
Queste due linee di vita sono diventate rette incidenti e l’incontro di esse ci porta qui, a raccontare Ferrara che diventa uno degli Hub di Giffoni, pronto con la propria delegazione in collegamento virtuale a vedere, votare, partecipare, vivere l’edizione numero cinquanta del festival.
In linea teorica l’edizione più ambiziosa, quella dei cinquant’anni: previste 400mila persone durante il percorso del festival, settemila giurati al giorno.
Con il successivo rischio di non fare questa edizione, finchè si è deciso di dare il via ad un Giffoni che si divide in diverse fasi e diventa collettivo e connesso.
Una inaugurazione già avvenuta e quattro tappe di selezione: Ferrara partecipa con una prima trance dal 18 al 22 agosto e una seconda dal 25 al 29 agosto.
“Il direttore del Festival non voleva togliere la possibilità a tutti quei giovani di essere parte di questa edizione e sono quindi sorti degli Hub, dei satelliti in quei luoghi dove ci sono i collaboratori più stretti del festival.”
“Uno sono io” – ci racconta Stefano, con evidente orgoglio -. “Sono ormai dieci anni che collaboro con il Festival, sono uno dei cinque presentatori e si è quindi scelto di includere Ferrara e la sua scuola: negli stessi giorni del Giffoni Film Festival noi saremo in parallelo al concorso con tre giurie: quella tra i 13 e i 15 anni, quella tra i 16 e i 18 anni e quella over 18 (18-22).
Abbiamo avuto la possibilità di avere dieci ragazzi per ogni giuria e quindi avremo 30 giurati che vedranno i film in parallelo, quando ci saranno ospiti saremo in collegamento in tempo reale e alcune dirette con le maggiori televisioni nazionali coinvolgeranno anche l’Hub di Ferrara. Per noi non è stato difficile: avendo una scuola di cinema, una delle poche del centro nord, in poco più di 24 ore abbiamo trovato le persone giuste.”
“Ai ragazzi ho ricordato quale privilegio abbiamo, io che alla loro età sognavo di andare al Giffoni, sognavo di fare l’attore e quando seppi cosa succedeva a Valle Piana desideravo disperatamente andarci senza riuscirci per anni a causa della preselezione piuttosto complicata da superare.”
Chiediamo a Stefano come si rapportino i giovani ai veloci cambiamenti del linguaggio televisivo e cinematografico, nonchè all’enorme diffusione di piattaforme come Netflix o Youtube stessa che cambiano formati e modi di fruizione: non esiste più solo il cinema, in sostanza.
“Ognuno è figlio del proprio tempo: io mi rendo conto delle differenze di queste generazioni rispetto alla realtà in cui sono cresciuto io, ma loro, magari sedicenni, ne sono meno consapevoli. Ho notato, dopo una esperienza di centinaia di allievi passati per la nostra scuola che possono variare le tecnologie, il modo o lo strumento per raccontare una storia ma l’amore che c’è nel raccontare una storia e nell’avvicinarsi ad essa è qualcosa di talmente ancestrale che non cambia. Diciamo sempre che l’uomo è diventato uomo da quando ha iniziato a scrivere, ma io mi sento di dire che lo sia da quando ha iniziato a raccontare storie, al di là della strumentazione o del minutaggio.
È un mondo che muta ma rimane fedele a sè stesso nella necessità di raccontare e tramandare storie e credo che siamo in una epoca in cui non c’è mai stato tanto consumo positivo dell’arte cinematografica o televisiva. C’è tantissima offerta, oggi, ed è bello vedere quanti giovani partendo da prodotti recenti iniziano a domandarsi chi sono i grandi del passato.”
Per concludere: esiste l’idea di aggiungere eventi aperti al pubblico durante questo percorso con Giffoni?
“Sicuramente i film, per motivi contrattuali, possono essere visti solo dai giurati.
Forse ci saranno delle dirette serali anche con gli Hub e se vi fosse la possibilità di allargare la fruizione a parenti e amici, sarebbe una bellissima cosa. Io sicuramente chiederò, nel summit che faremo a ottobre per valutare come è andata questa esperienza che si ripeta questa modalità ogni anno, magari non con trenta ma con sessanta, novanta, centoventi persone.
Sono onorato di portare il brand Giffoni a Ferrara: un brand con un valore di 24 milioni di euro, ha un impatto di visibilità mondiale impressionante, è uno dei brand di cultura cinematografica più importanti al mondo, il primo per quando riguarda il cinema per ragazzi. Io ho potuto fare il percorso attoriale perché Giffoni mi ha insegnato come trasformare la creatività in economia, la passione in mestiere.”
Quando abbiamo parlato del coinvolgimento di Ferrara nel festival, abbiamo sentito nella voce di Stefano Muroni l’emozione sincera di chi diventa protagonista del proprio sogno: “chiamami quando vuoi, anche se sono in vacanza, io in realtà nella vita non ho mai lavorato, perché fare l’attore per me è un sogno, non un lavoro”, ci ha detto.
E nelle prossime settimane, pur confinati per una nota pandemia, un gruppo di giovani ragazzi che inseguono questo sogno, avranno la possibilità di ricordare quest’anno anche per qualcosa in cui gli è stato chiesto di essere protagonisti, in cui decidere e soprattutto avere voce: un piccolo riverbero della magia del cinema di cui parliamo.
Il Sito di Giffoni Film Festival e il programma di questa edizione