“Iniziai la mia carriera a Rete Alfa, la radio che trasmetteva dal grattacielo di Ferrara. In seguito lavorai all’ingrosso: il primo mezzo con cui mi spostavo per vendere dischi era una Citroen due cavalli, girava col culo per terra tanto era carica di dischi in vinile, cassette e 45 giri. Alla fine ho aperto la mia attività, che ho sempre portato avanti con grande passione, nonostante gli alti e bassi”.
Esordisce così Giampiero Galeati, da poco ex proprietario de “La Bamba”, storico negozio di dischi e videonoleggio a Portomaggiore che, lo scorso mese, ha chiuso i battenti. Ci mostra con nostalgico affetto il fatturato annuo, che registra il boom negli anni ‘80 e ‘90 grazie all’avvento prima delle radio libere, poi con il boom di discoteche e Dj, e si nota subito come dal 2000 le entrate siano calate di anno in anno. Non tanto per il calo di interesse nei confronti di dvd, cd o videocassette – spiega Giampiero – quanto per il calo della loro stessa utilità. Qualche anno fa gli oggetti che veicolavano l’intrattenimento avevano una forma fisica, si toccavano e si apprezzavano esteticamente, mentre oggi nell’era del digitale è radicalmente cambiato il modo di accedere ai contenuti.
Se un tempo se si voleva ascoltare il nuovo singolo, vedere un bel film o leggere un libro, ci si doveva recare per forza in una videoteca o in una libreria. Oggi invece leggiamo sempre di più sullo smartphone, ci affidiamo a piattaforme online che permettono di ascoltare musica gratis, vediamo film in streaming.
“Di fronte alla mia attività, una decina di anni fa, ha aperto un negozio della TIM: loro crescevano e noi calavamo.” racconta ancora. Un aneddoto che la dice lunga sull’inizio della crisi del disco e del videonoleggio.
Internet è un’arma a doppio taglio: da una parte aumenta le comodità, amplia la visibilità e dà la possibilità di vendere ed acquistare prodotti che altrimenti, per un piccolo negozio al dettaglio, risulterebbero inaccessibili. “Pensate che ho venduto un cd di Albano e Romina in un paesino della Finlandia, per capire che importanza ha internet”, racconta l’ex commerciante. Dall’altra parte la rete rende sempre più liquefatti gli oggetti culturali, riduce i rapporti umani (almeno di persona) e sostituisce quelli che erano mestieri comuni.
“Ricordo tempo fa quando molti giovani creavano ancora delle proprie band: ci si incontrava il pomeriggio per comporre i brani che si cantavano agli eventi… E ancora le file chilometriche per comprare il nuovo singolo del cantante preferito, oppure chi entrava in negozio e aveva la possibilità di chiedere informazioni e consigli ad un esperto, oggi mica lo puoi trovare su Spotify!”
Perché un negozio di dischi, una libreria o una videoteca non sono solo attività commerciali, ma luoghi d’incontro e di confronto, che presuppongono un tipo di socializzazione che oggi va perdendosi.
“È un peccato che le piccole attività commerciali di provincia stiano sparendo di anno in anno, minate dalla comparsa di grandi multinazionali, centri commerciali o dalle nuove tecnologie, sempre meno tutelate. A Portomaggiore una decina di anni fa c’erano quattro videoteche, adesso non ne resta neanche una, permangono però nelle zone centrali delle grandi città i negozi che vendono un po’ di tutto, in cui il cd o il dvd sono ancora richiesti, per collezionismo o passione. Spesso a mancare sono figure di riferimento a cui appellarsi per la scelta, esperti e non solo commessi.”
Ora Giampiero ha chiuso la sua attività, ma non cessa di portare avanti la sua passione. Gli rimangono poche centinaia di dvd da svendere: “lo farò con il sorriso”, dice.
Ci sono cose che oggi sfuggono alle nuove generazioni: sono estranee, lontane, incomprensibili. L’odore del vinile e l’esclusiva morbidezza del suono che riproduce, il contatto umano, gesti e rituali che da sempre si associano all’ascolto musicale o alla visione di un film. Per i giovani, abituati all’mp3 e alle cuffie, forse, sono solo gesti da guardare di sbieco con sguardo incuriosito; per i nostalgici o tradizionalisti, sono aspetti di cui si avvertirà il pesante contraccolpo dell’assenza. Forse manca anche una forma di maggiore rispetto per la musica: il vinile andava maneggiato con cura, pulito, mantenuto; non come adesso che si ha la possibilità di scaricare canzoni con un clic, e si possono pure skippare brutalmente.
Forse le cose devono arrivare ad un punto estremo per poter rinascere. Chissà che un giorno non si riesca ad apprezzare di nuovo quelle tradizioni, consuetudini e costumi di un tempo che ha fatto sognare intere generazioni con la diffusione di massa di dischi e film. Forse non è più tempo di sesso, droga e rock’n roll, o forse si, anche se è tutto molto, molto più immateriale.