Miriam è ferrarese, attrice professionista e un’amica comune me la presenta come “un’artista creativa super entusiasta”. La intervisto in differita, causa quarantena ed è davvero esaltante fare la sua conoscenza: una persona allegra e piena di vitalità, nonostante le difficoltà, che sa come mettere a frutto il proprio multiforme talento.
Non puoi sfuggire alla prima domanda scontata: hai sempre voluto fare l’attrice?
Primo piano su Miri 5enne. Voce fuori campo: “Cosa vuoi fare da grande?” Risposta: “La pizzaiola”, diceva il cuore onesto di una bambina che amava immensamente la pizza. Se però allarghiamo la ripresa, troviamo anche la piccola Miri curiosa e chiacchierona che fa domande a caso agli sconosciuti. Insomma, il mio desiderio di comunicare, condividere e scambiare relazioni con le persone è acceso da sempre ma è solo dal 2016 che vivo e lavoro a Roma come attrice.
Come hai conosciuto il mondo dello spettacolo?
Ho scoperto il teatro e la recitazione con un laboratorio a scuola, poi seguendo la stagione del Teatro Comunale di Ferrara e di Occhiobello, ho frequentato diversi corsi amatoriali a Santa Maria Maddalena dove ho vissuto fino ai 20 anni. La decisione di trasformare la recitazione nel mio lavoro è arrivata solo a cavallo dei 30 anni, in seguito a una delusione d’amore: volevo fortemente dare un nuovo senso alla mia vita e la recitazione, grande passione, ha riempito a pieno quel bisogno. Ho fatto le valigie tra lo sconcerto della mia famiglia e sono partita per Roma, iscrivendomi a una scuola di recitazione per il cinema.
Un bel modo di reagire alla sofferenza! Dicono però che il mondo del cinema sia difficilissimo per i nuovi talenti.
Verissimo! La prima regola per stare dentro al gioco è avere tanta pazienza e non mollare mai, soprattutto di fronte ai tanti NO, alle raccomandazioni e alle attese continue. Ma io non mi scoraggio facilmente e sono molto determinata. In pochi anni sono riuscita a focalizzarmi così intensamente sul mio obiettivo che sono risultata “pronta” per progetti cinematografici in un tempo piuttosto ristretto e ho avuto la fortuna di trovare un agente di spettacolo che ha subito creduto in me, cosa tutt’altro che scontata!
Infatti ti abbiamo visto ne La Dottoressa Giò, Il Traditore, L’Allieva oltre a vari spot pubblicitari. Com’è incontrare attori di successo e personaggi famosi?
Ho avuto modo di incontrarne molti: Favino, Bellocchio, Lo Cascio, Guanciale, Giallini, Argentero, Gioè, D’Urso, Valle… è sempre emozionante ma ho sempre paura di fare gaffe e lasciare un cattivo ricordo di me.
Diciamo che con Il Traditore di Bellocchio ho vissuto l’apice del mio disagio. Prima di andare a cena con Favino, Bellocchio padre e figlio ho bevuto con loro uno spritz, omettendo che di solito mi bastano due dita di sguazzone per essere brilla… La conversazione ha raggiunto un livello di assurdità tremendo: dimenticavo i nomi delle persone, raccontavo aneddoti evitabili ed ero decisamente troppo trasparente nel dialogo. Da quel giorno prima di incontrare i “famosi” li immagino mentre si svegliano alla mattina con la fiatella o mentre sono in bagno a fare la cacca, così li visualizzo come colleghi di lavoro, comportandomi normalmente!
Io facevo lo stesso con i professori all’università prima di dare un esame, per calmare l’ansia. Miriam so che sei attiva in tanti altri progetti, di cos’altro ti occupi?
Oggi essere attori prevede sempre un piano B per potersi pagare l’affitto in tranquillità. Realizzo saltuariamente dei progetti grafici per aziende, organizzo eventi ludici ma soprattutto faccio la babysitter. Lavorare con i bambini è molto stimolante e imparare dalle loro visioni fantastiche è di ispirazione per me, un bagaglio che mi porto dentro anche in scena.
Eventi ludici? Di cosa si tratta?
Sono format di gioco urbano per grandi e bambini, dalla caccia al tesoro ai giochi di ruolo. Ho iniziato scrivendo copioni per le cene con delitto che organizzavo con la compagnia Gli Ammazzacaffé a Ferrara. Ho lanciato la prima volta il Cluedo Vivente a Ferrara nel 2015, sono nati in seguito altri progetti di gioco con una struttura simile in altre regioni. Ho anche avuto modo di parlare del gioco come chiave di accesso alle emozioni al Tedx di Genova nel 2016. https://youtu.be/r70oD8l2wC8
A proposito di TedX, so che l’edizione ferrarese del 2019 ha avuto grande seguito e proprio tu hai partecipato in qualità di moderatrice.
Esatto, il tema delle conferenze in Sala Estense era L’inizio della fine. In generale, i TedX sono format nati in America ma esportati in tutto il mondo, sono conferenze per la condivisione di idee importanti per la comunità, che siano scientifiche, di ricerca, di cultura, tecnologia, medicina o divertimento ecc… il motto è “Idee che vale la pena condividere”. Per Ferrara penso sia stata una ventata d’aria fresca! Ha avuto successo e con grande onore sono stata confermata anche per la prossima edizione dal titolo Age of Change: non vedo l’ora!
Prima dell’emergenza Coronavirus su cosa stavi lavorando? Svelaci qualche anteprima…
Spero di riprendere presto a girare una nuova serie tv ospedaliera, io sarò una protagonista di puntata ma non posso dire di più al momento! Parlando di progetti personali, sto scrivendo qualche sceneggiatura per lavori indipendenti che vorrei realizzare con un nuovo gruppo al femminile che ho fondato pochi mesi fa, si chiama Mujeres nel Cinema.
Di cosa si tratta esattamente?
È un gruppo Facebook che riunisce le cineaste italiane, un contenitore che ci permette di contattarci rapidamente quando dobbiamo realizzare nuovi progetti. Vogliamo far conoscere le cineaste italiane e dare maggiore spazio alla visione femminile nel cinema, sia come contenuti che come lavoranti. Il gruppo ha avuto successo, in pochissimi mesi siamo in 8500! Con altre Mujeres abbiamo già realizzato pitch days, rassegne di cortometraggi, una giornata tematica contro la violenza sulle donne. Coordinamenti di Mujeres stanno nascendo in altre regioni, ed è solo l’inizio! Ci tengo a precisare che questa attività non vuole incentivare la discriminazione di genere in nessun senso, ma piuttosto educare a un supporto concreto verso il lavoro femminile.
La tradizione cinematografica del Bel Paese è ricchissima, ma cosa ne pensi dello stato attuale delle cose?
Credo che abbiamo tuttora moltissime potenzialità, anche se vengono spesso disperse e indirizzate ai pochi e famosi. Farsi strada nel cinema italiano è molto difficile se non si hanno contatti e soprattutto se si è donne. Miglioriamo negli effetti speciali e le attrezzature sono sempre più costose ma la questione di genere purtroppo rimane aperta. Il gruppo Mujeres nel Cinema assieme ad altre realtà (il gruppo MeToo, l’associazione Women in Film, il progetto DEA Donne e Audiovisivo) sta spingendo molto affinché vengano riconosciuti i nostri diritti, per essere allineate alle possibilità lavorative degli uomini.
Pur essendo così giovane hai già lavorato a molti progetti, qual è quello di cui vai più orgogliosa e che senti più tuo?
Ho appena girato un cortometraggio, Sotto la città – 1915 che è ad ora il mio progetto preferito per vari motivi. Innanzitutto la grande professionalità della troupe che ne ha fatto un prodotto di qualità, poi la tematica a me molto cara (il terremoto che ha distrutto Avezzano nel 1915 mi ricorda il terremoto nella mia Emilia del 2012). Ho amato il mio personaggio Marianna, una contadina semplice e pratica e quello di mio marito innamorato e sognatore, interpretato da Lino Guanciale. Inoltre per me è stata una grande sfida: la scena prevedeva un dialetto abruzzese (avezzanese) stretto, che non conoscevo. Il regista è stato così disponibile da incontrarmi settimanalmente per mesi per poter imparare meglio questa lingua, non volevo assolutamente perdere di credibilità con la troupe e con il pubblico. Ora attendiamo che la distribuzione per i Festival cinematografici faccia il suo corso.
Ora vivi stabilmente a Roma ma che rapporto hai con Ferrara? La senti ancora vicina? Dove ti senti a casa?
Amo immensamente Ferrara e soffro la distanza sempre di più, giorno dopo giorno. Mi manca molto anche perché Roma è bellissima e culturalmente attiva, ma non riesco a sentirla propriamente “casa” per la mancanza di ordine, pulizia e per la difficoltà di spostamento e incontro che invece per fortuna non ha Ferrara. Ogni volta che scendo dal treno annuso l’aria, sorrido e faccio una foto al cartello blu con “Ferrara” e la mando ai miei amici, per avvisarli che sono arrivata. Passeggio volentieri fino a casa, godo del rumore del traffico, della cadenza dialettale, del Castello che incontro sulla mia strada e che mi fermo a guardare prima di ripartire. Mi prendo il tempo di osservare cosa è cambiato e cerco di non farmi mancare una passeggiata sulle mura e una colazione in centro, se riesco incastro anche una piadina e dei cappellacci. Ecco, l’unica cosa che non mi piace di Ferrara è il “ferrarese medio”, che tende a dimenticarsi di tutte queste belle cose e si lamenta sempre!
Tra le mille attività di cui ti interessi, come una moderna Super Woman, c’è anche la scrittura. Ho avuto modo di leggere il tuo libro La Nuvola e L’Albero, che hai pubblicato qualche anno fa su bookabook.it. Come è nata questa idea?
È una favola-gioco dai molteplici finali, che dipendono dalle scelte che farà il lettore. In origine era una lettera per una persona che mi aveva completamente chiuso fuori dalla sua vita, senza alcuna spiegazione. Non poter fare domande e non poter avere risposte mi aveva davvero destabilizzato, ho quindi iniziato a immaginare i vari scenari che avrebbero potuto svolgersi se questa persona mi avesse dato un giorno la possibilità di parlare. Le possibili strade hanno iniziato a moltiplicarsi nella mia testa…ho quindi iniziato a scrivere. Ho fatto leggere lo scritto alle mie amiche più care che mi hanno spinto a editarlo come racconto ed ecco fatto, libro pubblicato!
La tua fantasia ha già creato altri racconti?
Si, scrivo soprattutto fiabe. Quando ero ragazzina era il mio modo di fare pace con le persone. Quando litigavo con qualcuno e non avevo il coraggio di parlargli, scrivevo una favola che ci vedeva protagonisti, trasfigurati in oggetti animati o anche in animali in un mondo fantastico e mettevo in campo le nostre discussioni e i miei punti di vista, sperando di essere capita e provando a capire la prospettiva altrui. Sto lavorando a una raccolta di fiabe per adulti, che sto facendo illustrare. Vedremo come andrà!
Miriam, ma come fai a gestire tutte queste attività?
Impazzendo, ovviamente! Sono iperattiva e preferisco essere sempre in movimento, stressandomi e rendendo il mio umore alterabile…chi vive accanto a me deve essere molto paziente! Però penso che abbiamo una vita sola e ci sono davvero tante cose che voglio realizzare, quindi cerco di usare tutto il tempo che ho a disposizione. Ogni tanto poi il mio corpo cede, mi ammalo e sono costretta a fermarmi e riposarmi… e poi ricomincio!