A pochi passi dalla chiesa di Vigarano Pieve c’è un grande pino che ha una storia tutta da raccontare, i cui attori protagonisti sono degli splendidi esemplari di gufi. La scena è quella di una delle zone residenziali più verdi del paese: le abitazioni sono tutte villette con propri giardini ed il verde delle aree pubbliche con alberi e piante rendono il rione solitamente tranquillo e rilassante.
Il pino avrà oltre 20 anni ed ha raggiunto un’altezza superiore ai 10 metri; proprio nella sua folta chioma ha trovato un sicuro rifugio una coppia di bellissimi gufi i quali, pur celandosi tra i rami, non sfuggono agli occhi attenti di chi, imparate le loro abitudini, possono ammirarli di giorno nella loro “maestosità“.
Sonnecchiano durante le giornate, magari crogiolandosi al tepore del sole invernale o riparandosi nella frescura che solo le fronde ombrose possono regalare nei caldi meriggi estivi, per poi di sera levarsi in volo ed andare a caccia di piccoli roditori, uccelli e rettili che le campagne circostanti offrono in abbondanza.
“I gufi che popolano la nostra provincia, Asio otus è il loro nome scientifico – sottolinea Davide Tartari, pronto e disponibilissimo collaboratore della LIPU di Ferrara da noi interpellato – fanno parte della specie comune da tener ben distinti da quelli reali, Bubo bubo, molto più massicci, grossi, con abitudini e caratteristiche tali da differenziarli in modo evidente e tra l’altro non abitudinari nelle nostre zone”.
Della loro presenza me ne sono accorto per la prima volta all’imbrunire una sera del tardo autunno scorso quando il loro levarsi in volo mi ha distolto dal mio passo affrettato, facendomi alzare gli occhi ed inseguire con lo sguardo i pochi attimi del loro allontanarsi nel buio, quasi appaiati l’uno di seguito all’altro.
Il giorno dopo, incuriosito, sono tornato sotto quell’albero e, scrutando con attenzione tra i rami ed i folti ciuffi di aghi del pino, ho avuto la fortuna di vederli distintamente. Entrambi apparentemente addormentati, ma pronti ad inquadrarmi appena avvicinatomi con la loro repentina torsione della testa (possono girarla fino a 270° grazie ad una serie di adattamenti nella struttura del collo), stavano sullo stesso ramo a poca distanza tra di loro senza mostrare alcuna inquietudine alla mia presenza.
Fin da quando Gianni Morandi intonava “quel gufo con gli occhiali che sguardo che ha….”, questo animale, noto anche con il nome di “duca cornuto” per via dei ciuffi auricolari relativamente lunghi che ricordano un paio di corna, l’ho immaginato quasi dipinto, come un uccello discreto, misterioso, abitante di luoghi reconditi quasi inaccessibili e conseguentemente difficile da incontrare nelle vicinanze delle zone abitate. Non poteva che essere quindi una graditissima sorpresa imbattermi in una loro coppia perfettamente ambientata ed inserita in una zona abitata e trafficata. Gli stessi residenti locali, vedendomi intento più volte sotto al pino per carpirne qualche loro immagine fotografica, mi hanno confermato che i gufi popolano quella zona, e quell’albero in particolare, da oltre dieci anni e la loro presenza fa ormai parte del quieto vivere quotidiano, quasi in simbiosi con la comunità vigaranese.
Con i primi freddi, proprio a metà dicembre, il numero dei gufi sull’albero è aumentato in modo sbalorditivo. Proprio a Natale ne ho contati una quindicina: un fatto davvero insolito per me ma che ci viene spiegato meglio dall’esperto della LIPU:
“Il gufo comune, come si è potuto constatare in loco – puntualizza Davide Tartari – in inverno perde la sua territorialità e, maschi e femmine tutti assieme, si radunano in dormitori diurni detti “roost” (spesso su pini o abeti). E questa è un’altra delle caratteristiche che distingue il gufo comune dal reale il quale, in Italia relegato quasi esclusivamente alle zone di montagna, è solitario per tutto l’anno tranne che nel breve periodo degli accoppiamenti e della nidificazione. Anche i gufi comuni del roost di Vigarano Pieve – prosegue nella sua spiegazione Davide – fra qualche settimana, cominceranno a diminuire di numero poiché, con l’arrivo della primavera, inizieranno a formarsi le coppie e riemergerà il loro istinto territoriale”.
Si direbbe quasi una grande riunione di famiglia per le festività – ho pensato tra me e me – un ritrovarsi annuale che non disturba nessuno ma che allieta ed incuriosisce grandi e bambini. Nonostante sui gufi siano tante le dicerie, tante le tradizioni popolari tali da trasformarli, in epoche passate, nel simbolo del menagramo per il loro stile di vita solitario, notturno e per quei vocalizzi che solcano il buio. “Fare il gufo”, cioè fare l’uccello del malaugurio, oppure il verbo “gufare”, cioè portare sfortuna, sono oramai luoghi comuni ed espressioni entrate nella normalità. Ci sono però anche credenze contrastanti quasi a smentire le prime. Per gli antichi ateniesi, ad esempio, il gufo era simbolo di saggezza, collegato alla dea Athena. Ma non basta: il ciondolo a forma di gufo in molti paesi si ritiene porti bene e tenga lontano i malanni.
Particolare è poi il detto “il gufo è un gatto con le ali”: l’associazione del gufo con il gatto nasce da alcune caratteristiche che li accomunano. Entrambi praticano una caccia notturna e solitaria, d’agguato; a ben guardarli anche la somiglianza fisica li accomuna: stesse orecchie, stessi occhi rotondi, stessa faccia appiattita. Da sempre inoltre simbolo di saggezza, emblema di saggio dispensatore di buoni consigli a uomini e animali, compare spesso nelle fiabe classiche e in molti cartoni animati di Walt Disney come una creatura saggia ma buffa e magari goffa nei suoi movimenti, ispirando sempre simpatia ed ilarità.
“Siamo felicissimi di sapere che la loro presenza sia ben accetta da tutti, è un segno di civiltà in un mondo che, giorno dopo giorno, sembra dimenticare che l’Uomo non è il padrone della Natura” così ci aggiunge Davide Tartari che da anni collabora e gestisce il Giardino delle Capinere, qualificato centro di raccolta degli animali selvatici in difficoltà (visitabile in zona sottomura a Ferrara in Via Porta Catena 118 – tel. 0532 772077).
L’albero dei gufi, così ormai soprannominato dai vigaranesi, è insomma ormai uno spot della natura che cerca di lanciare continui messaggi, spesso inascoltati, verso l’uomo, nella speranza che questo sodalizio possa consolidarsi. Consideriamo il piccolo regalo di Vigarano Pieve come un segnale positivo che ci viene donato: a memoria di tutti, è un dato di fatto inconfutabile che se i gufi od altre specie di animali stiano sempre più avvicinandosi ed insediandosi nelle immediate vicinanze dei nostri centri abitati qualcosa vorrà pur significare. Ed allora, fiduciosi, consideriamo l’albero dei gufi come un piccolo passo, un piccolo successo ed un orgoglio per il paese intero da preservare e cercare di custodire il meglio possibile affinché questa stretta di mano con la natura diventi presto un grande abbraccio.
1 commento
Per la precisione: l’uccello collegato ad Athena non era il gufo, bensì la civetta o nottola (da cui il detto:”portar nottole ad Atene”) per indicare azione inutile o assurda.