Ferrara è una città piccola, eppure chi di voi partecipa o conosce tutti gli eventi che ci sono in città? Pochi immagino. Soprattutto se si parla di eventi a tema scientifico, almeno che non si sia particolarmente appassionati al tema, fatichiamo a informarci… Proprio da qui sono partiti Michele Parise e successivamente Federico Spizzo creando la fortunata rassegna “I venerdì dell’Universo”, una serie di serate divulgative che da vent’anni raccontano ad un pubblico generalista l’affascinante e a volte incomprensibile mondo della scienza. Un pomeriggio di sole di inizio febbraio sono andata a trovarli per ripercorrere insieme le tappe di questo viaggio.
Come nascono “I venerdì dell’Universo”?
La prima serata risale all’anno 2000, quest’anno compiamo infatti 20 anni. L’idea è nata dopo aver colto una certa curiosità per la scienza, ma soprattutto per discipline complicate come la fisica e l’astrofisica, da parte dei ragazzi. Tutto è stato ampliato grazie al passaparola tra la cittadinanza, che abbiamo scoperto essere anch’essa molto curiosa. In realtà non ci siamo inventati nulla, perché già esisteva il Gruppo Astrofili Columbia, un gruppo ferrarese molto attivo che negli anni Novanta organizzava serate a tema astrofisico, per cui ci siamo un po’ allacciati a loro, soprattutto per trovare gli speaker giusti. Oggi l’organizzazione è a cura del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in collaborazione con il Gruppo Astrofili Columbia, il negozio E-Natura ed Esploriamo l’Universo.
Oggi però i temi vanno ben oltre l’astrofisica…
L’argomentazione di partenza è stata l’astrofisica, da qui il nome “I venerdì dell’Universo”. Poi però abbiamo virato su altre discipline come i beni culturali, l’informatica, la medicina, la musica e perfino la cucina; come quella volta che abbiamo organizzato una serata sulla cucina molecolare conclusasi mangiando il gelato fatto con l’azoto. Nell’arco degli anni abbiamo raccontato biografie, ospitando personaggi illustri come Piero Angela, Margherita Hack, gli astronauti Paolo Nespoli e Umberto Guidoni e persino i RIS di Parma.
Dal 2000 al 2010 gli incontri sono stati organizzati presso l’aula magna del vecchio Dipartimento di Fisica in via Paradiso, poi dal 2011 il dipartimento ha traslocato e gli incontri si sono spostati alla Sala Estense, di cui il pubblico apprezza la comodità. In media le serate vanno dai 150 ai 250 partecipanti, e dal 2009, circa, siamo anche in streaming sul nostro canale YouTube, dove si possono vedere tutte le serate degli anni precedenti. Di solito abbiamo sempre una cinquantina di persone che si collegano in diretta.
Come scegliete gli argomenti e i relatori?
Le persone con cui collaboriamo, i nostri colleghi, solitamente ci mandano alcuni suggerimenti in base a ciò che gli è capitato di vedere o di ascoltare e che gli è sembrato interessante. Noi stessi contribuiamo ad arricchire questa lista. Oltre a ciò si tiene conto anche di avvenimenti particolari e ricorrenze. Da quando, ad esempio, è stata resa nota la scoperta delle onde gravitazionali, abbiamo trattato l’argomento per tre anni consecutivi. Quest’anno ci sarà una serata dedicata alle batterie al litio, perché lo scorso anno è stato vinto il Premio Nobel per la chimica proprio grazie a queste ultime. Inoltre, con l’avvento di YouTube oggi siamo avvantaggiati, avendo la possibilità di vedere le conferenze degli eventuali speaker, e di capire chi può avere più appeal verso il pubblico, questo perché si può essere bravissimi docenti, però bisogna riuscire a trasmettere i propri argomenti ad una platea eterogenea.
Spesso utilizziamo anche i libri, difatti ogni anno ci sono premi letterari che vengono dati ai divulgatori scientifici e anche questi possono essere fonte di ispirazione. Se un relatore è anche autore di libri organizziamo una presentazione, in collaborazione con IBS, combinata all’incontro in Sala Estense.
Ogni anno cerchiamo di organizzare sei o sette serate tra gennaio e Pasqua, anche perché non vogliamo pesare troppo, nonostante il riscontro e la curiosità da parte del pubblico sia notevole.
Partecipando agli incontri dell’edizione di quest’anno cosa possiamo aspettarci?
Il 14 febbraio Arianna Menciassi ci parlerà prevalentemente della robotica collegata alla chirurgia, un excursus che parte da metà degli anni Ottanta, quando i robot entrarono per la prima volta in sala operatoria, arrivando fino ai giorni nostri, quando alla chirurgia viene richiesto di essere meno invasiva possibile, molto precisa e di combinare diagnosi e terapia con l’intervento. In quest’ottica il contributo meccanico serve non solo come fonte di maggiore precisione, ma anche come fonte di diagnostica.
La data successiva sarà il 6 marzo, e ospiteremo Massimiliano Fiorini, Professore del Dipartimento di Fisica, che lavora nell’ambito della fisica delle particelle, il cui percorso è legato quindi ai rilevatori di particelle. La sua ricerca, di altissima qualità, si è evoluta sempre più, fino a vincere un bando dell’Istituto Europeo della Ricerca che gli ha permesso di finanziare ulteriormente la sua attività. La sostanza della serata perciò sarà il racconto della fisica delle particelle, la ricerca che si svolge al CERN a Ginevra, ma anche la radiazione luminosa prodotta dalle particelle. Questo tipo di ricerca trova impiego anche in campi come la medicina e la biologia, infatti, anche in quegli ambiti è necessario studiare il comportamento di colture cellulari o altre strutture in cui i segnali luminosi ci danno indicazioni su cosa succede alle particelle elementari quando un sistema biologico evolve, si sviluppa o interagisce con dei farmaci.
Il 20 marzo avremo invece Luciano Rezzolla, che insieme ad altri tre scienziati ha coordinato la squadra di ricercatori che lo scorso anno è riuscita ad avere la prima fotografia di un buco nero, che si trova al centro della galassia M87. Luciano Rezzolla lavora all’Università Wolfang Goethe di Francoforte e si occupa prevalentemente di fisica teorica. La scoperta che è stata fatta ha richiesto tramite la teoria il coordinamento della parte sperimentale, questo perché non c’era un pregresso, non c’era nulla che affermava che quello che avrebbero trovato sarebbe stato affidabile o meno, quindi a quel punto il riferimento hanno dovuto costruirselo. La cosa straordinaria è stata che quello che era stato calcolato era molto simile a quello che è stato misurato. Il tutto ovviamente ha richiesto un sacco di analisi perché la Terra non è un soggetto fermo, è molto difficile fotografarla. Ci parlerà quindi di come sono riusciti a realizzare l’infrastruttura sperimentale e teorica per arrivare a ottenere quell’immagine.
Nell’ultima serata, il 27 marzo, interverranno due relatori e prende un po’ spunto dal Nobel per la chimica dell’anno scorso. Le batterie al litio hanno trasformato il mondo in un mondo ricaricabile, effettivamente i telefoni, i computer e tutti i dispositivi ricaricabili sono basati su quel tipo di batterie. Le batterie, per essere costruite richiedono sia competenze chimiche, per capire cosa succede all’elettrodo durante la reazione di carica e scarica della batteria, (e in quest’ambito lavora Jusef Hassoun, del dipartimento di Chimica e Scienze farmaceutiche di UNIFE), ma anche competenze di tipo fisico, che indaghino sulla realizzazione dell’elettrodo, pensando al materiale più adatto, alla struttura e alle caratteristiche per riuscire a sopportare i passaggi di carica e di scarica. I primi elettrodi si disgregavano dopo un po’ di cariche e scariche, con il tempo la conoscenza di questo processo è migliorata, questo fenomeno c’è ancora, ma è sempre più ridotto, così questa attività di ricerca serve non solo a migliorare la quantità di carica che le batterie arrivano a tenere, ma anche a far si che si possano caricare e scaricare per un numero di volte sempre maggiore. In questo caso il secondo relatore sarà Donato Vincenzi che è Professore presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra. Quella delle batterie è una tecnologia che conosciamo dagli anni Settanta, che ha impiegato però molto tempo prima che potessimo tenerla sul tavolo e utilizzarla quotidianamente. E mai ci poniamo il problema di capire cosa c’è dentro.
Pensando al futuro, come si evolverà la manifestazione? Avete già pensato ai prossimi argomenti?
No, normalmente arriviamo alla fine dell’edizione, con tante altre attività in programma, e puntualmente ci ripromettiamo di arrivare per tempo alla prossima edizione e ognuno si prende due o tre mesi per guardarsi attorno. Grosse novità sugli speaker al momento non ne abbiamo. L’anno scorso nell’ultima serata è stata messa in scena una rappresentazione teatrale: sette donne hanno interpretato sette donne importanti per la scienza. È stata una bella serata, che abbiamo deciso di riproporre di nuovo in futuro.
Quanto tempo occorre per preparare un’edizione dei Venerdì?
Si comincia tra fine agosto ed inizio settembre a contattare gli speaker e ad individuare le date. A ottobre ci si ritrova già con un malloppo di proposte che poi si scorpora in base agli argomenti, senza tralasciare la parità di genere. Per Natale tutto deve essere già deciso e le locandine devono già essere pronte, perché quello è il periodo in cui la gente gira maggiormente per la città, quindi l’informazione ha più occasioni per circolare.
Vi sono capitati anche rifiuti immagino…
Certo, per vari motivi… alcuni hanno un cachet, e noi purtroppo non abbiamo la possibilità di pagarli. Esiste un regolamento che permette di dare un gettone di presenza allo speaker per pagargli il viaggio, il pernottamento, i pasti, però non è possibile andare oltre.
Gli astronauti ad esempio, spesso dipendenti dell’ASI o dell’ESA, hanno un cachet dedicato alle partecipazioni ad eventi. E in questo caso abbiamo sempre cercato una via diversa per riuscire ad averli. Alcuni non siamo riusciti, Samantha Cristoforetti ad esempio è inarrivabile, Fabiola Gianotti, direttrice del CERN, anche, pur avendo l’Università varie collaborazioni in molti rami di ricerca. Alle volte ci sono persone che rincorriamo per anni mentre altre persone che magari pensiamo super impegnate che invece rispondono dopo 10 minuti dando piena disponibilità, come nel caso di Elena Cattaneo.
Come scoop però posso dirti che proveremo a chiamare Luca Parmitano, che è appena sceso dalla Stazione Spaziale Internazionale, perché effettivamente gli astronauti sono molto attivi nel campo della divulgazione scientifica, e sono anche molto bravi e preparati.
Siete orgogliosi e soddisfatti di come stanno andando “I venerdì dell’Universo”?
È una grande soddisfazione vedere la sala piena, ma anche il fatto che a fine serata il pubblico intervenga con domande e richieste è sicuramente indice di curiosità e partecipazione. Oltre al piacere personale di entrare in contatto con persone che magari mai avresti avuto occasione di conoscere. È sicuramente un grosso impegno, però finché alla gente piace noi continueremo a divulgare la scienza. Quindi la sera di San Valentino, portate la vostra dolce metà a “I Venerdì dell’Universo”, per conoscere la scienza e per una serata quantomeno alternativa!
Perché come disse Bertold Brecht: “Scopo della scienza non è tanto quello di aprire le porte all’infinito sapere, quanto quello di porre una barriera all’infinita ignoranza.”
BONUS: tutte le locandine della rassegna, dal 2000 ad oggi!