Per diversi motivi, più o meno personali, il 2020 per me sarà l’anno della maturità. Dieci anni orsono mi sono diplomata al Liceo Classico: sembra una vita fa, soprattutto perché adesso sto dall’altra parte della cattedra, essendo diventata, contro ogni pronostico dei miei professori, insegnante a mia volta. Dopo cinque anni di mediocrità alle superiori, ritrovai la motivazione nello studio di ciò che amavo all’università, iscrivendomi a Lettere. Sarebbe dovuto passare ancora qualche anno prima di incontrare gli amici del Gruppo del Tasso, ma ormai il germe era stato gettato: romanzi, biblioteche, aule studio, volumi polverosi e pergamene, quello, e nessun altro era, e sarebbe mai stato, il mio mondo. Nemmeno a farlo apposta, mentre io mi impegnavo per l’esame “gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte”, quattro ragazzi davano vita a una realtà associativa oggi ben nota nel panorama culturale ferrarese.
Come in ogni storia d’amore che si rispetti, non scorderò mai il mio primo appuntamento con l’associazione: era un tardo pomeriggio di metà aprile, l’incontro era al pub Main Street. Scesi timorosa nel seminterrato del locale, dove mi aspettavano Riccardo Corazza e Matteo Bianchi, due perfetti sconosciuti il cui nome era per me soltanto una misteriosa firma in neretto sulle pagine dei quotidiani locali. Fu un’emozione scoprire davanti a una birra, tra parole accorate, pensieri profondi e battute di spirito qualcosa che avrebbe segnato profondamente il mio concetto di cultura: la letteratura può – e deve – essere divertente. Un piccolo festival, una due giorni di racconti thriller e noir che si stava organizzando per quell’estate: così mi fu presentata la Rassegna GialloFerrara, che per i tre anni successivi avrebbe tinto di giallo il centro storico, promuovendo la letteratura “di genere” fuori e dentro i confini delle mura estensi.
Convinta dall’entusiasmo, anche se ancora non avvezza al complesso universo dell’ufficio stampa e dell’organizzazione eventi, accettai.
Fu un battesimo di fuoco: un’estate spesa a organizzare, tra telefonate disperate, salvataggi dell’ultimo minuto, impegni che si sovrapponevano, discussioni, litigi, abbandoni… Ovviamente, uno dei momenti che ricordo con maggior nostalgia. La sensazione di aver realizzato qualcosa di bello, di nuovo, di aver contribuito, pur nel mio piccolo, a rendere la mia amata Ferrara un po’ più ricca di cultura di prima mi condusse a un’epifania: non avrei mai più potuto fare a meno di quella pienezza spirituale. Ciò che davvero mi meravigliò fu la possibilità di confrontarmi con persone sulla mia stessa linea d’onda: quelli che mi avevano suscitato tanta soggezione erano ben presto diventati amici fidati, nonché veri e propri punti di riferimento. Insieme a loro pian piano imparai a conoscere il resto dell’associazione: Silvia Franzoni, Alberto Amorelli, Alessandro Tagliati, Linda Morini… Sono solo alcuni dei tantissimi che in questi anni hanno contribuito a sostenere il Tasso, a farlo crescere e a renderlo ciò che è oggi.
A quel progetto ne seguirono molti altri: il Ventennale della libreria Feltrinelli, Punto e Virgola, Movida On. Il 2016 fu l’anno dell’Orlando Furioso, animato da Per conto di Ariosto e Ariosto Pop, che vide la partecipazione di uno dei miei scrittori preferiti, Stefano Benni. In tutto questo tempo siamo cambiati sia come individui sia come gruppo: alcuni sono arrivati e altri hanno scelto di proseguire per un’altra strada, ma siamo sempre riusciti a rimanere una presenza costante sul territorio, proponendo di anno in anno iniziative diverse. Le difficoltà ci sono state e ci sono ancora: l’impegno di volontariato non è semplice e non è per tutti. Prendersi cura delle persone, prima che delle cose, è un’occupazione seria: richiede continuità, creatività, determinazione e passione (e anche una gran dose di pazienza).
Per me il Gruppo del Tasso è stato un vero e proprio percorso di formazione: mettendomi alla prova ho sperimentato e ho imparato tantissimo, sia a livello umano sia nel campo più operativo dell’organizzazione.
Se è vero che la narrazione ha un potere straordinario, terapeutico e magico, si può facilmente intuire quale sia il punto focale dell’associazione: raccontare storie. Non solo rinfrescare quelle già note, ma pure scoprire quelle nascoste, scovare un mezzo per rafforzare il dialogo con la comunità che ci circonda, analizzando le differenti realtà in cui ci troviamo a (soprav)vivere. Ecco perché questi dieci anni sono “In difesa di ogni narrazione”: lo storytelling è l’arma più potente con cui proteggere la libertà di pensiero e intrecciare i nostri ideali alla quotidianità in cui ci muoviamo. Ci sarebbe ancora molto di cui parlare, ma non vorrei diventare troppo sentimentale, quindi prenderò in prestito le parole di Italo Calvino:
“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”
scriveva, ragionando sul valore di leggere i “grandi” della letteratura. La mia speranza e il mio augurio per il futuro dell’associazione è che il Gruppo del Tasso diventi un classico per la città di Ferrara: senza venir meno alla propria identità, e mai snaturandosi, che non rinunci mai a dire quel che ha da dire.
Se volete saperne di più sull’evento di compleanno del Gruppo del Tasso: link
1 commento
Congratulazioni per l’importante e intensa attività svolta in questi anni. Siete una risorsa per la città.. In bocca al lupo per i vostri obiettivi futuri.