Oggi Sueño que duermo a Ferrara Off, mercoledì Criminali come noi al Boldini e il 21 febbraio Puerta 7 su Netflix
Dopo Trieste, Roma e Bologna arriva a Ferrara Off (domenica alle 17,30) Sueño que duermo, una pièce con la regia di Carlos Branca scritta insieme agli attori Carlos Belloso, Ileana Jaciw e Rosanna Pavarini. Un lavoro a più mani steso tra due continenti, tra Buenos Aires e l’Italia, ambientato nella capitale argentina ma anche, e forse soprattutto, “nella testa del personaggio”. “In un momento del racconto – ci spiega Carlos Belloso – [il protagonista] dice ‘io qui’ e segna in un mappamondo la città di Buenos Aires, e un’altra persona in un’altra parte del mondo segna l’Europa”.
Il vero luogo occupato dal protagonista pare essere quindi quel “metro quadrato all’interno della propria testa”, in uno spettacolo “divertente ma anche molto riflessivo” che “tocca diversi generi” e vedrà la compagnia proseguire la tournée europea a Barcellona il prossimo fine settimana.
Carlos Branca, il regista, a Ferrara è abbastanza conosciuto, ha tenuto diversi corsi di teatro ed è uno dei fondatori di Officina Teatrale A_ctuar. Per Carlos Belloso, il “miglior attore” argentino secondo Branca, si tratta della prima volta in Italia e tra una decina di giorni sarà protagonista di una serie televisiva su Netflix dal titolo Puerta 7. Il venti febbraio è prevista anche l’uscita al cinema di Criminali come noi, film di Sebastián Borensztein con Ricardo Darín come protagonista, che a Ferrara si potrà vedere in anteprima al Cinema Boldini già il 12 febbraio.
Si tratta di un artista poliedrico che inizia gli studi teatrali negli anni che seguono la dittatura in Argentina e che ha all’attivo lavori che spaziano dalla televisione al cinema. “Ho iniziato facendo teatro – ci dice – e tuttora è quello che faccio di più” poi nel tempo incorpora “la televisione e il cinema” inserendosi nella “grande tradizione dello spettacolo e intrattenimento argentino”. Belloso come Branca si formano nel Parakultural, un centro artistico multidisciplinare nel quale si sviluppa la cultura underground della capitale argentina a partire dagli ultimi anni della dittatura. “Uscivamo da una dittatura – spiega – e tutto era molto solenne: quello che cercavamo di fare era di desolennizare cioè rendere più audaci le parole con cui si parlava del processo in corso”.
Negli anni che vedono la conclusione della dittatura il fermento culturale è molto alto, finalmente si possono usare “linguaggi che fino a quel momento non si potevano usare”. Non si deve pensare solamente a un “linguaggio politico”, si cercavano “nuove estetiche, non semplicemente una controcultura politica ma una controcultura estetica”. C’è una frase di “un rocker italiano, Luca Prodan, che venne a vivere in Argentina, che segnò l’underground, ‘non so quello che voglio però lo voglio ora’”. “Questa era l’impronta dell’underground – spiega Belloso – fare quello che non potevamo fare però farlo subito senza aspettare un permesso. Cambiò il linguaggio perché “gli attori, i registi, chi faceva cinema o televisione nell’underground a poco a poco arrivò a occupare i posti dell’establishment”.
Anche Belloso arriva alla televisione e poi al cinema: “sono sempre stato un curioso del mio mestiere e ho iniziato poco a poco a vedere quali erano i meccanismi e la forma della televisione prima e del cinema poi”. Inizialmente è poco conosciuto e lavora anche nell’intrattenimento imitando personaggi come Homer Simpson, Luciano Pavarotti o Freddy Krueger. Spesso viene riconosciuto non tanto in quanto Carlos Belloso ma come uno dei personaggi che interpreta: “ancora oggi, dopo vent’anni dal primo episodio, continuano a chiamarmi ‘el Vasquito’” (nome del personaggio che interpreta in Campeones de la Vida). La svolta nel cinema invece arriva attraverso l’incontro con Lucrecia Martel, “attualmente giurata della biennale di Berlino”, che lo dirige in La niña santa ma anche nella serie Tumberos, nella quale si parla della vita carceraria nell’Argentina dopo la crisi del 2001.
Tornando a Sueño que duermo, si tratta di uno “spettacolo che ha a che vedere con la nostra amicizia, con gli inizi nell’underground” spiega un Belloso contento di come sono andate le prime repliche italiane. “Al pubblico lo spettacolo è piaciuto e allo stesso tempo noi ci siamo resi conto che abbiamo un materiale molto interessante” che attinge da “Borges e Calvino”. Quest’ultimo, spiega l’attore argentino, “mi formò molto nella mia educazione, non solamente nel teatro ma anche in quello che ha a che vedere con la letteratura e la politica”. Quando c’è stata l’opportunità di fare uno spettacolo qui “subito ho pensato che volevo omaggiare Calvino e indirettamente anche l’Italia”. “Carlos poi ha pensato a Borges perché, sebbene i loro due universi non siano molto simili, si uniscono in un incontro. Abbiamo una foto di Borges e Calvino a Buenos Aires dove si vedono i due scrittori felici di stare insieme e sicuramente staranno parlando della quintessenza delle letteratura”.