“VERE LOCUS ISTE SANCTUS EST”: questo posto è davvero santo.
Così la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Vigarano Pieve da sempre ha accolto tutti i suoi fedeli e così nuovamente li riaccoglierà il 15 febbraio prossimo quando con la Celebrazione presenziata da Sua Eccellenza l’Arcivescovo Giancarlo Perego “questo Santo Luogo” vedrà riaccogliere tutti coloro che vorranno celebrare la sua riapertura dopo i terribili danni subiti in occasione del terremoto del 2012.
Saranno così trascorsi 2828 giorni da quel triste mattino del 20 maggio 2012 quando, ancor prima che le luci dell’alba rischiarassero le campagne ed il paese intero, ci si rendeva conto che il terremoto, oltre ai lutti ed ai danni in tante abitazioni, aveva colpito duramente anche la Chiesa di Vigarano Pieve. Colpita esternamente in modo evidente nella parte superiore del campanile, ben presto si intuì che l’entità delle lesioni subite non si erano limitate all’esterno ma avevano inciso profondamente nella struttura intera dell’edificio tanto che da quel momento ne verrà immediatamente inibito l’accesso.
La ferita lascia il segno nella Parrocchia tutta, una parrocchia di origine antichissima di cui si hanno tracce in un documento del 1143. La primitiva pieve di Vigarano, dedicata a Santa Maria, pare venne addirittura costruita nel XI secolo e le sue filiali erano le chiese di Cassana, Casaglia e Ravalle. Ricostruito poi l’edificio originario nel XVI secolo, fu su progetto dell’architetto Antonio Foschini che ebbe luogo la sua ristrutturazione stile barocco nel 1776 mentre la facciata, a due ordini architettonici ed in mattoni a vista, sarà invece dell’architetto Baseggio. L’interno ospita nelle due nicchie, sopra gli altari laterali, da una parte la Statua del Sacro Cuore di Gesù e dall’altra quella della Madonna. Quest’ultimo altare è impreziosito da 15 ovali (14 + la porticina del tabernacolo) raffiguranti i Santi Misteri del Rosario con la disposizione in verticale dei tre Misteri principali dell’Incarnazione, della Morte e Passione e della Resurrezione.
I quattro Evangelisti, disposti nelle 4 nicchie agli angoli della navata in direzione dei quattro punti cardinali (“in omnem terram exivit sonus eorum….”) invitano ad ammirare anche il resto della Chiesa: le pareti e la volta della navata interamente affrescate, i quattro splendidi settecenteschi confessionali in noce intarsiati ed incastonati nei muri e non ultimo l’organo posto in alto sulla sinistra dell’altare centrale.
L’abside ospita una grande pala del Bastianino (al secolo Sebastiano Filippi 1532-1602) denominata “La Madonna Assunta in Gloria con i santi Pietro e Paolo” ovvero i tre patroni del paese già presenti, peraltro, con le loro statue nella facciata stessa.
L’ opera, quella del Bastianino, di grandissimo valore storico, artistico ed economico, venne realizzata in età giovanile dall’artista e da lui poi regalata allo zio all’epoca proprio parroco di Vigarano Pieve.
Un capolavoro di pregio rimasto miracolosamente intatto all’irriverenza delle scosse telluriche così come il sottostante bellissimo coro con stalli in noce, le cui incisioni riportano i nomi dei villaggi anticamente appartenenti al vicariato.
Insomma un piccolo grande scrigno che non poteva per nessun motivo rimanere nel silenzio e nell’indifferenza del tempo e così da quel fatidico 20 maggio comincerà un lungo viaggio, un lungo travaglio fatto di attese e speranze, di promesse e delusioni, di certezze ma anche di dubbi e perplessità.
Quasi subito, con il denaro (25.000 €) lasciato al Parroco Don Raffaele Benini dalla mamma, venuta a mancare nell’agosto 2011 e da lui messo a completa disposizione della Parrocchia, si è potuto intervenire sul tetto per mettere al riparo dalle intemperie il patrimonio artistico affrescato all’interno della Chiesa stessa.
Nel frattempo, grazie al contributo della Pro Civitate di Vigarano Pieve in primis e di tanti altri attori privati e pubblici, quasi immediatamente si diede inizio alla costruzione della sala parrocchiale, che verrà inaugurata il 23 dicembre dello stesso anno, al fine di assicurare “una dignitosa sede – parola di Don Raffaele – per la celebrazione dell’Eucarestia” in uno stabile tanto utile quanto accogliente e che vedrà la sua porta aprirsi tante volte per vivere giorni di feste celebrative ma pure di funzioni tristi e commoventi.
Anche il campanile, mozzato alla sua estremità, trascorreva vegliando l’intera comunità in fiduciosa attesa in compagnia di una pianta di fico cresciuta, chissà per quale meraviglioso messaggio, sulla sua spoglia sommità.
Poi, nel settembre del 2018, l’inizio dei lavori scanditi dall’affannosa corsa contro il tempo nell’illusione che tutto avrebbe potuto concludersi, come promesso dalla ditta appaltatrice, nel maggio 2019 in occasione del 50° del parroco, poi nel giugno del 2019 durante la festa dei SS. Patroni e poi ancora in ottobre in concomitanza dell’anniversario della sua consacrazione. Ma gli interventi erano tanti ed i contrattempi ancor di più.
E così passa anche l’autunno e si dipingono e si immaginano scenari celebrativi e suggestivi per la Santa notte di Natale ma anche questo bel sogno svanirà ben presto.
“In effetti – ci conferma l’Arch. Giampaolo Rubin direttore dei lavori – trattandosi di un edificio sottoposto al vincolo delle Belle Arti si poteva attuare unicamente un progetto di recupero per sanare e miglioramento localizzato. Assieme alla Sovrintendenza ed alla Regione abbiamo fissato una serie di interventi parziali e specifici. Si è proceduto al rafforzamento del campanile con una struttura metallica ed alla ricostruzione fedele (attraverso lo studio di foto d’epoca) della cuspide originale. Inoltre, attraverso lavori di migliorie interne, si è voluto non solo mettere in sicurezza la struttura della chiesa ma apportare ai cornicioni, alla facciata ed al volto della navata, tramite “incatenamenti”, quanto necessario per evitare futuri collassi in caso di nuovi eventi sismici.
La ditta aggiudicataria dell’appalto pubblico è intervenuta poi – aggiunge il professionista interpellato – con importanti lavori di miglioria per il recupero degli affreschi tornati oggi agli splendori precedenti”.
Difficoltà incontrate durante questo importante lavoro di restauro?
“Per tutte le ristrutturazioni i contrattempi sono la regola. Figuriamoci per un edificio – ci aggiunge l’Arch. Rubin – di questo tipo: basti pensare che per il consolidamento dei cornicioni e della volta si è deciso in corso d’opera di siringare ogni punto debole per non compromettere l’intera struttura. Intervento importante ma grande è la soddisfazione nell’ aver potuto restituire la Chiesa alla Comunità come meglio non si poteva sperare”.
E finalmente ora una data certa: 15 febbraio 2020. La Chiesa riapre ed è e sarà grande festa per l’intera collettività.