Al via Parola Teatro, una rassegna organizzata da Teatro Nucleo con la collaborazione della Biblioteca Comunale Giorgio Bassani di Pontelagoscuro. Cinque incontri nei quali si esploreranno, attraverso il teatro, le parole di altrettanti grandi autori, il drammaturgo Peter Weiss, Federico Garcia Lorca, lo psichiatra Ronald Laing, Miguel De Cervantes e Jorge Luis Borges.
Il primo incontro che si terrà oggi, martedì 14 gennaio, sarà occasione per parlare de L’Istruttoria, Oratorio in undici canti di Weiss attraverso la presentazione di Horacio Czertok e la “lettura attiva” degli attori del laboratorio Atlantide del Teatro Nucleo. I successivi incontri saranno invece occasione per parlare di Garcia Lorca e della sua poesia In memoriam, di Laing e delle poesie Nodi, di Cervantes e in particolare del romanzo Don Chisciotte della Mancia e di Jorge Luis Borges con “alcuni poemi – si legge nel comunicato – intimamente legati alle atmosfere di Buenos Aires, dopo i quali la lingua spagnola non è più stata la stessa”.
Per presentarvi questi incontri abbiamo fatto alcune domande a Horacio Czertok, fondatore del Teatro Nucleo e curatore della rassegna.
Qual è l’abbrivio da cui la rassegna Parola Teatro prende il via?
Abitiamo e condividiamo con la Biblioteca Bassani un territorio, la periferia nord della città. In passato ci sono state altre collaborazioni ma sempre in modo episodico. Ci occupiamo della parola con modalità diverse, il tempo è maturato in cui possiamo unire i nostri sforzi per diffondere l’amore per la cultura.
Come si intersecano parole e teatro in questa rassegna e qual è il loro rapporto più profondo?
Non sempre ma spesso all’origine del teatro vi è una scrittura. Nel teatro i personaggi e le situazioni formulate negli scritti diventano realtà fisiche, con tutte le possibilità e i limiti che tale condizione implica. In questa rassegna ci confrontiamo con autori tra i più alti delle loro letterature, nei quali una probabile matrice comune è la poesia o la poeticità, che umilmente cerchiamo a teatro di rendere visibile.
In questi incontri “la Biblioteca diventa il terreno condiviso in cui libri e teatro si incontrano”. Si possono trovare similitudini tra questo luogo deputato alla raccolta di libri e quindi di storie e il teatro che è luogo di racconto?
La civiltà improntata sulla tecnologia digitale sembra minacciare libri e teatro alla pari. Forse ci si incontra per confortarci e per unire le forze in un combattimento con forze estremamente dispari nell’intensità e dimensione, perché le storie non soccombano nella polvere degli scaffali, di fronte a platee quasi vuote. Un tempo al centro dell’attenzione della società, oggi hanno dovuto cedere il posto al video, ai computer, a un tipo di media che tanto è ricco di informazione quanto povero in comunicazione.
Giustizia, morte, relazioni, amore, inquietudine, utopia, memoria sono alcuni dei temi che verranno affrontati attraverso le parole di grandi come Peter Weiss, Federico Garcia Lorca, Miguel de Cervantes, Ronald Laing e Jorge Luis Borges. Si tratta di temi universali che mantengono la loro attualità nel tempo ma come è avvenuta la scelta degli autori attraverso cui parlare di questi temi?
Il Teatro Nucleo si ammanta di queste tematiche sin dai suoi primi vagiti e nelle pagine dei grandi continua a trovare linfa. Non proprio a caso la sede di Pontelagoscuro è intitolata a Julio Cortazar! Forse una cosa che accomuna i nostri autori è la loro universalità. Sono letterature che pure intrinsecamente legate alle lingue originali hanno saputo intercettare respiri dell’umanità intera; sono letterature che aprono, che provvedono visioni laterali, al tempo stesso solide e leggere.
In questa scelta ma anche nella realizzazione di questo percorso come si iscrive il lavoro del Laboratorio Atlante?
L’Atlante è un luogo creato dal Nucleo per ospitare l’incontro tra persone comuni e un linguaggio che è formidabile strumento per la conoscenza e la ricerca della verità o meglio, per fare possibile che la verità possa accadere. Luogo dei paradossi, il teatro proprio perché finzione può consentire la comprensione della teatralità intesa come vera, insita nei rapporti personali, familiari e sociali; fonte spesso di disagio e angoscia.
Dopo anni di lavoro alcune di queste persone hanno preso in carico il testo di Peter Weiss: un testo che comporta una sfida terribile per gli attori “professionisti”, in quanto non può essere “interpretato” o “recitato” con la lingua che il teatro usa normalmente senza perdere i propri connotati o anzi, peggio ancora, tradirli.