“Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima” diceva George Bernard Shaw, ed è quello che fa Francesco Corli, un giovane illustratore immerso nei colori sin da bambino, e che da un semplice foglio di carta è capace di tirar fuori mondi lontani. Qualche giorno fa, davanti ad un caffè fumante, ho avuto modo di fare quattro chiacchiere con lui per farmi raccontare la sua esperienza.
Come nasce la tua passione per il disegno?
La mia passione per il disegno è nata quando ero bambino perché vivo in una famiglia di artisti, quindi sono cresciuto in un ambiente famigliare dove la creatività è sempre stata al primo posto. Di conseguenza, son stato quasi indotto ad approfondire il mio lato fantasioso, finché, una volta conclusa la terza media, ho deciso di studiare presso l’Istituto d’Arte Dosso Dossi di Ferrara e successivamente ho deciso di proseguire, dove studio tuttora, all’Accademia di Arti Figurative Scuola Internazionale di Comics a Padova. Oltre a ciò ho avuto modo di mettere in pratica la mia passione partecipando ad eventi artistici, collaborando con case editrici, associazioni, come l’Associazione Italiana Celiachia, che mi ha dato la possibilità di pubblicare una fiaba e di poter realizzare il francobollo per festeggiare il 40esimo anniversario dell’associazione. Ho poi collaborato con un’agenzia creativa, Studio di Gomma, con la quale ho realizzato le illustrazioni per un gioco in scatola.
Come e dove nascono le tue creazioni?
Posso dire di avere la fortuna, che può essere anche una sfortuna, di avere lo studio artistico in casa. Alla fine potrei essere il gobbo di Notre Dame che non esce mai dal campanile (ride). Il mio è un tipo di lavoro che stimola in continuazione, perché nonostante il fatto che non esca mai da quel luogo, all’interno di quei pochi metri quadrati riesco a divagare, creo idee e sviluppo nuovi progetti. Ma soprattutto nel mio lavoro è fondamentale la musica. Senza la musica probabilmente non riuscirei a combinare nulla. È un ambiente tranquillo per quanto riguarda l’aspetto esecutivo, ovviamente poi possono esserci problematiche a livello relazionale, ma quelle capitano in ogni lavoro. Sono davvero contento di quello che faccio.
Oltre alla musica, hai altri modi che ti aiutano a sviluppare idee e che possano darti uno stimolo?
Dire che è solo la musica è un po’ limitativo perché, in effetti, cerco di circondarmi di ogni stimolo possibile, che può arrivare da ogni dove. Dal mondo del cinema, ma anche dalla semplice vita quotidiana, persone che si incontrano, che si incrociano, atmosfere, luci, cartelloni pubblicitari, qualsiasi cosa che può darmi un input positivo e soprattutto creativo. La musica mi accompagna nel momento in cui produco, però in realtà la vera scintilla prende vita proprio dal mondo che mi circonda. In ogni caso è necessario essere molto selettivi, osservare bene cosa ci si trova intorno, perché su cento cose che si vedono in una giornata, magari solo due possono illuminarti, quindi quelle due cose le filtro e le utilizzo all’interno del mio lavoro.
Hai avuto difficoltà a trovare il tuo stile?
Vorrei tanto dire di averlo trovato, e in parte è vero, ma è anche vero che sono ancora in fase di formazione, sebbene inizi a notare caratteristiche che mi rappresentano e che cerco di mantenere in ogni immagine che realizzo. Però credo che non si arrivi mai a definirlo, probabilmente arriverò ad ottant’anni che non saprò ancora identificarmi in uno stile, nonostante abbia caratteristiche ben solide per poter essere riconosciuto. Lo stile è la propria firma, quindi bisogna sempre ricercare il nuovo per poi riuscire a farlo entrare nel proprio mondo, mostrando il proprio punto di vista. La cosa più accattivante è questa: è sempre una continua ricerca, non si finisce mai di sperimentare.
Qualcuno dei progetti a tema che hai creato ti è particolarmente piaciuto?
Quello che mi soddisfa di più è un progetto un po’ datato, del 2009, dove ho realizzato una mostra personale a Rho, in provincia di Milano, attraverso la Galleria Quadrifoglio e il tema trattato era quello della storia d’Italia, l’aspetto artistico, musicale, letterario e bellico. È stata sicuramente una grande soddisfazione, forse perché avevo 15 anni e per me è stato davvero un grande evento. Però sono stato molto contento anche dell’ultimo lavoro che ho realizzato per l’agenzia creativa Studio di Gomma: illustrazioni per un gioco a tema horror. Ho dovuto raffigurare diversi personaggi, quasi vittoriani e l’aspetto più interessante di questa esperienza è stato il lavoro effettuato sull’espressività dei personaggi, ai quali ho potuto donare emozioni di ogni tipo.
Hai pubblicato anche un libro, dal titolo “Una luce nel buio”, come nasce questo progetto?
In realtà è nato in modo molto spontaneo, era un po’ che avevo l’idea di produrre un libro, pensavo spesso alla storia, a quale tema affrontare… alla fine ho deciso di ambientare la storia a Comacchio, una piccola realtà che sin dall’infanzia mi ha sempre affascinato, una cittadina storica che mi ha dato parecchi spunti e che mi ha permesso, grazie alla sua atmosfera magica, di inventare situazioni e personaggi. Inizialmente la mia idea era realizzare un silent book, quindi una storia raccontata solamente con le immagini. Però, una volta concluse le illustrazioni, mia madre, molto inaspettatamente, ha realizzato il testo e me lo ha fatto trovare pronto in sala da pranzo! Dopodiché l’ho letto e sin da subito mi è sembrato convincente. Sono molto soddisfatto di questo lavoro, ho avuto l’occasione di raccontare una parte di me: il racconto, i personaggi, i colori e le ambientazioni rispecchiano il mio stato d’animo. È quindi un libro quasi autobiografico, perciò mi sono sentito particolarmente libero di esprimere le mie emozioni.
E i prossimi progetti?
In questo periodo sto realizzando illustrazioni a tema mitologico. L’idea è quella di raffigurare icone come Nettuno, Diana, Apollo e Dafne… Figure che sono facilmente riconducibili alla storia dell’arte. La novità che vorrei realizzare è la decontestualizzazione del soggetto. Quindi, se voglio rappresentare Diana, non la raffiguro nelle sue vesti tradizionali o utilizzando riferimenti espliciti che ricordano la Grecia, ma cerco di renderla un’icona senza tempo. Perché l’arte è senza tempo.
Qualche sogno nel cassetto per il futuro?
Ce ne sono davvero tanti! Mi piacerebbe avventurarmi nel settore del fumetto e della graphic novel. Ho già in mente varie idee, a tema storico, magari la Grande Guerra. Vorrei raccontare la storia di un personaggio che ha vissuto la guerra, ma raccontarla dal suo punto di vista, dando al lettore un modo per immaginare come potevano essere le condizioni, ma anche i pensieri e i rischi che incombevano ritrovandosi tra miseria e degrado. Mi rendo conto che è un po’ triste, ma credo possa essere uno spunto per riflettere.
Cosa mi dici di questo particolare settore, quale l’illustrazione? Un consiglio per riuscire ad emergere?
È una lunga gavetta, il guadagno non è mai costante, vi sono alti a bassi a seconda delle possibilità che si trovano in determinati momenti. Sicuramente il percorso è tutto in salita, molto graduale, ma se si possiede qualità, competenze e determinazione si possono raggiungere svariate soddisfazioni, anche a livello economico. La priorità però deve essere sempre quella di costruire la propria immagine professionale. L’importante però è non abbattersi mai.
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