Si stima che fossero circa venti milioni le persone collegate lungo una incredibile diretta televisiva durata oltre un giorno sulla Rai: quasi un italiano su due, un valore con ogni probabilità per difetto, perché è facile immaginare che non ci fosse quasi nessuno disinteressato all’evento di quella sera. 20 luglio 1969, primo allunaggio dell’essere umano con la missione Apollo 11.
Un evento globale, il primo di questa portata a rappresentare un traguardo positivo e non il racconto di un fatto di cronaca o di guerra. Una portata emotiva non così lontana, qualche decennio dopo, da quell’undici settembre che ha sconvolto una generazione successiva, ferma e attonita ad osservare uno dei simboli della modernità crollare, in diretta televisiva, sugli schermi di tutto il mondo.
Pur nascendo fondamentalmente dallo scontro tra superpotenze noto come Guerra Fredda, quell’istante in cui Neil Armstrong tocca il suolo lunare è uno dei migliori momenti della nostra millenaria storia. Un istante portatore di una idea rivoluzionaria: invece di lanciare bombe o far esplodere proiettili, la sfida per la supremazia mondiale fu tecnologica, una corsa scientifica che ha creato infinite ripercussioni positive.
Quel passo di Armstrong è il gesto atletico finale che chiude un’epoca lunga dodici anni, iniziata con il lancio dello Sputnik 1, primo satellite (russo ed umano) a essere lanciato in orbita terrestre. Una sfida tecnologica per superare i limiti umani che ha impiegato risorse esorbitanti, una cento metri di velocità relativa, dove negli ultimi passi la NASA, agenzia americana, partita in ritardo rispetto al governo sovietico, è riuscita ad avere la meglio.
Questo racconta la mostra “Spazio 2019” a Palazzo Turchi di Bagno a Ferrara, aperta da qualche settimana e liberamente visitabile fino al 23 febbraio prossimo (qui il sito con il programma ad alcuni eventi paralleli) organizzata dal sistema museale dell’Ateneo di Unife e dal Laboratorio di ricerca in storia e comunicazione della scienza.
Racconta la ruota temporale che comprende il prima e il dopo quel passo appoggiato e non è quindi la celebrazione di un momento, ma lo sguardo all’intera storia dell’uomo e del suo rapporto con lo spazio.
Modelli, progetti, autografi, campioni, evidenze e dichiarazioni per il futuro: Spazio 2019 accoglie il visitatore che cerca il ricordo di quello che è stato il primo allunaggio e ne esce immaginando, tra qualche decennio, una vita fuori dalla nostra terra, ribaltando la prospettiva in maniera insospettabile.
Casuale o no, questo anniversario e questi cinquanta anni ricorrono in un anno molto particolare, in cui il conto di questo mezzo secolo inizia a presentarsi e la coscienza di avere dato improvvisamente una scadenza alla vivibilità del nostro pianeta non può non farci riflettere su quello che sarà un possibile futuro per preservare l’umanità.
In qualche modo la sensazione è quella di ricercare un frammento di passato (di quei momenti storici) e di finire con uno sguardo all’uomo tra qualche decennio: idee di stazioni spaziali, brevetti di macchine che possono analizzare e scoprire, progetti in divenire che parlano di una nuova piccola corsa allo spazio, ben più ponderata di quella di allora, ben più rischiosa e complicata, enormemente più affascinante.
E non ultimo il ruolo dell’Università locale, con progetti, collaborazioni e analisi dei dati, a ricordare il ruolo centrale della ricerca, nel futuro della nostra specie.
Lo diceva già, con attualissime parole Ernst Stuhlinger, direttore della NASA nel 1970, nel rispondere alla lettera di una suora, che chiedeva perchè spendere tanti soldi ogni anno per la ricerca spaziale, invece di usarli per i problemi della gente sulla terra.
Quanta sofferenza umana potrebbe essere evitata dalle nazioni, se invece di competere con il lancio di bombe dagli aeroplani e dai razzi ci fosse una competizione per viaggiare verso la Luna! Questa competizione promette grandi vittorie, ma non lascia spazio all’amara sconfitta che porta a nient’altro che alla vendetta e a nuove guerre.
Anche se il nostro programma spaziale sembra portarci via dalla Terra verso la Luna, il Sole, i pianeti e le altre stelle, penso che nessuno di questi corpi celesti troverà la stessa attenzione dedicata dagli scienziati dello spazio verso la Terra. Avremo una Terra migliore, non solo grazie a tutte le nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche che potremo applicare per migliorare la vita, ma anche perché iniziamo ad apprezzare meglio il nostro pianeta, la vita e l’uomo.
INFO:
Palazzo Turchi di Bagno, Corso Ercole I d’Este 32, ingresso libero tutti i giorni 10-18 (venerdì 10-17) fino al 23 Febbraio 2020.
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