In principio fu il Totem Festival e al centro aveva il teatro e la musica grazie alla collaborazione con il Patchanka locale che si trovava nei pressi del Teatro Cortázar e che aiutava nell’organizzazione. Poi prese le redini il solo Nucleo e il festival assunse una direzione prettamente teatrale dando al pubblico la possibilità di vedere una vera e propria rassegna. Indimenticabili, per chi ha partecipato nel 2017, le performance del Teatro del Lemming di Rovigo con WS Tempest e il concerto della Banda Rulli Frulli.
Ma cerchiamo di riprendere con calma il filo del discorso senza farci prendere dalla foga. Quest’anno il nome è cambiato in Totem Scene Urbane e ha visto la collaborazione nell’organizzazione di Basso Profilo in affiancamento al Teatro Nucleo, per quella che inizialmente doveva essere una tre giorni dal 20 al 22 settembre. Se queste fossero effettivamente state le date ne avremmo già scritto ma il brutto tempo ha costretto l’organizzazione a rimandare l’ultima giornata che si è svolta il 20 ottobre, a un mese esatto di distanza dalla prima, realizzata con la collaborazione di Community Lab e di Agire Sociale. Un altro cambio di questa settima edizione o edizione zero riguarda il luogo: non più solamente Pontelagoscuro e il Cortázar ma anche Wunderkammer, uno di quegli spazi rigenerati di cui molto si è parlato durante il festival. Ora un lettore attento potrebbe anche rinfacciare al sottoscritto che si sarebbe potuto scrivere un pezzo per quella prima parte e un altro per quest’ultima giornata. Sicuramente si sarebbe potuto fare ma sarebbe stato monco, privo della sua naturale conseguenza.
Cos’è quindi successo durante questi tre giorni di Totem?
Durante questa tre giorni dilatata si è visto il teatro con “Domino” del Teatro Nucleo organizzato in collaborazione con il Festival del Diritti, e con “Crepe nei Muri” del Teatro Due Mondi di Faenza ma non solo. Una mattinata intera dedicata alla rigenerazione urbana con Franco Farinelli, già Presidente dell’Associazione Italiana Geografi, Giuseppe Scandurra dell’Università di Ferrara, l’attivatore territoriale Werther Albertazzi (Planimetrie Culturali) e l’architetto Nicola Marzot (Studio Performa). Dopo di loro molti altri ospiti legati direttamente al teatro e a come attraverso pratiche a esso connesse si possa rioccupare dei luoghi. Tra questi Federica Rocchi in rappresentanza di “Periferico” (Modena), Anna Gesualdi di Altofest (Napoli), Chiara Tabaroni di S.I.A. (Casalfiumanese). È passato anche il rapper Moder che ha tenuto un laboratorio e un piccolo concerto nella giornata conclusiva, Festival perAspera (Bologna), Stalker Teatro (Torino), Ondadurto Teatro e Abraxa Teatro (Roma), Theatre en vol (Sassari). In ultimo per non dimenticare nessuno al termine di questo lungo elenco ricordiamo anche i laboratori tenuti da Vida Krei e Web Radio Giardino rispettivamente di murales e radio.
Un lungo elenco tutto da scoprire ma non possiamo cadere nell’errore di voler fare un resoconto, che rischierebbe di essere noioso e incompleto, riportando le parole di ogni ospite o raccontando ogni laboratorio fatto. Segnatevi questi nomi, cercate di scoprire i loro lavori nel caso degli artisti, di seguire le loro conferenze nel caso dei professori e tecnici che hanno parlato di rigenerazione, di leggere libri, saggi e articoli che parlano di questi temi. Noi ora cercheremo di capire da cosa dipende questo cambio di nome e anche di sostenere che forse non proprio di edizione zero si tratta ma di naturale conseguenza rispetto al lavoro da sempre portato avanti dal Teatro Nucleo.
Sul sito di Totem Scene Urbane si legge: “Una periferia reale e una periferia emotiva saranno luogo di dialoghi, laboratori partecipativi, spettacoli, concerti, mostre, proiezioni e tavoli di discussione per individuare strade nuove di intervento dell’arte nelle città”. E dopo poco: “Fantasia, coraggio, concretezza e visione: a Totem Scene Urbane”. Ecco, queste due frasi sono molto esplicative di ciò che è successo e di ciò che si è tentato di fare. Dialogo, coraggio, visione, riflessione, Totem è stato tutto questo portando in città esperienze che si sono fuse tra architettura e teatro e allo stesso tempo fondendosi con l’architettura che lo circonda.
Una delle cose che dice Martina Pagliucoli di Teatro Nucleo, nell’intervista su Web Radio Giardino che potrete riascoltare in fondo a questa pagina, è che dopotutto questo è sempre quello che si è tentato di fare anche nei festival degli anni scorsi. La proposta del Nucleo, come dimostra anche “Domino”, è quella di riempire spazi aperti con il teatro portandolo alle persone, anche quelle che normalmente non ne usufruiscono. Il passaggio successivo quest’anno è stato quello di connettersi, tentare di fare rete con le associazioni cittadine ma anche con altre realtà nazionali per creare una sintesi, per non lasciare che il passaggio di una compagnia sia un solo attimo di riflessione passeggero ma un monito costante.
Nel Manifesto del Terzo Teatro Eugenio Barba scrive: “Diversi uomini, in diverse parti del mondo, sperimentano il teatro come un ponte – sempre minacciato – fra l’affermazione dei bisogni personali e l’esigenza di contagiare con essi la realtà che li circonda”. Ecco con questo festival il Teatro Nucleo, ma anche le altre realtà coinvolte stanno cercando di fare questo, di costruire ponti con la comunità e le comunità che vivono in spazi marginali, luoghi difficili da raggiungere o a cui è stata costruita attorno una aureola che le fa sembrare più insicure di quello che sono. L’ultimo spettacolo proposto dal Teatro Due Mondi è l’ideale conclusione di tutto ciò, uno schiaffo nell’anima agli spettatori a cui viene proposta una visione gattopardiana della storia in cui tutto cambia per non cambiare. Il muro di Berlino come quello costruito in Ungheria o al confine tra Messico e Stati Uniti, un’isola felice, la Gran Bretagna ma anche l’Europa, che pensa di poter vivere senza occuparsi di ciò che le succede intorno voltandosi dall’altra parte o facendo finta che non esista.
Ecco questo in breve è Totem Scene Urbane, un ponte costruito con fantasia, coraggio, concretezza e visione. Un sassolino lanciato in mezzo a un lago che vede le sue onde lentamente espandersi dal centro inglobando e unendo persone.
Qui sotto potete ascoltare l’intervista completa a Martina Pagliucoli di Teatro Nucleo, andata in onda su Webradio Giardino:
Ascolta “Totem Scene Urbane con Martina Pagliucoli di Teatro Nucleo – Ham Cat Magn – s01e03” su Spreaker.