Plastic Age è il periodo storico che ci contraddistingue. Viviamo nell’età della plastica, ed in poco più di 60 anni dalla sua scoperta, l’essere umano ha invaso il mondo dei suoi derivati, sotto forma di rifiuti che inquinano ed uccidono ogni forma di vita. È anche il nome di un evento che si è tenuto a Palazzo Crema in via Cairoli a Ferrara, tre giornate musicali e multimediali dedicate all’età della plastica. Prima di aver accesso alle opere, un avviso ed un grido d’allarme spiazzano il pubblico:
“Sulla terra non esiste alcun luogo nel quale la plastica venga prodotta in maniera naturale. Dal momento in cui è stato creato il primo polimero, sei miliardi di tonnellate di plastica sono stati prodotti e dispersi in tutto il pianeta, dalle foreste agli oceani. Anche se l’intera popolazione umana cambiasse la propria modalità di utilizzo della plastica, non si potrebbe più tornare indietro: il danno è già stato fatto. Nella storia della civiltà umana questo periodo sarà ricordato come l’era della plastica. Prendendo coscienza dell’eccessiva produzione di rifiuti plastici, quando la norma è quella dell’usa e getta, abbiamo voluto ricercare un nuovo approccio a questo materiale che si allontanasse da quello attuale, per risaltarne le qualità. Vogliamo presentare un percorso attraverso immagini, oggetti e suoni nei quali la plastica è la protagonista.”
(C2H4)n non è solo la formula del polietilene ma è anche il nome del duo che ha ideato questo evento: Ginevra Scipioni e Filippo Marani, coppia di studenti di design. L’esposizione ha ricevuto il contributo di The Mosshelter, per le installazioni verdi, e della Fondazione Estense, in più hanno partecipato i musicisti Tili Andreoli, CEISH, Badi Assaf, Giacomo Lunardi, Matteo Morini.
Plastic Age conferma come la riflessione su temi quali il riutilizzo del rifiuto, il cambiamento dei sistemi produttivi e delle abitudini umane, per garantire un futuro a noi ed al pianeta, possano essere trattate in maniera trasversale, coinvolgendo più arti e discipline e, di riflesso, un pubblico più vasto. Nell’epoca odierna il rifiuto, di qualsiasi forma e provenienza, è ormai riconosciuto come problema talmente rilevante da essere divenuto argomento di discussione in TV, sulla stampa e nella vita quotidiana. Il rifiuto che soffoca città e luoghi naturali ha inciso così tanto nelle abitudini della società odierna da arrivare a rappresentare il tema principale di eventi creativi e d’intrattenimento.
Da dove parte il vostro progetto e dove volete arrivare?
(C2H4)n parte da una primordiale idea basata su una mostra fotografica: la nonna di Ginevra è un abile sarta e ci ha poi insegnato i trucchi per creare borse e altri oggetti di uso comune con materiali vari che trovavamo in giro. Da quel punto di partenza abbiamo sviluppato l’idea di creare borse, borselli, portafogli e quant’altro partendo esclusivamente da materiali di riuso. (C2H4)n non è solamente un brand, piuttosto la nostra idea è quella di divenire un punto di riferimento per la promozione di eventi, esposizioni, ci piacerebbe sviluppare progetti legati all’attivismo ambientale e in tal senso coinvolgere cittadini e amministrazioni. Ovviamente infine c’è la realizzazione e la vendita dei nostri prodotti.
Ho notato che non c’erano prezzi esposti durante Plastic Age, né banchetti in cui acquistare prodotti, è una scelta precisa?
Abbiamo deciso di realizzare l’esposizione a Palazzo Crema, celebre edificio del ‘400, quindi non volevamo limitarci ad un mero mercatino del riutilizzo, ci piaceva l’idea di creare un contrasto tra il contesto storico e lo stile moderno delle installazioni. Abbiamo approcciato l’argomento plastica e riuso a 360°, per questo abbiamo coinvolto The Mosshelter con le sue creazioni naturali, realizzato una mostra fotografica e collocato i nostri prodotti costituiti da materiali di scarto come elementi esposti. L’oggetto in tal modo non si limita ad essere venduto, diventa anche il veicolo di un messaggio: quello di limitare lo spreco attraverso il riuso.
Vi piace sporcarvi le mani e lavorare coi materiali, tutto ciò che era all’esposizione l’avete realizzato voi?
Assolutamente si, lavorare coi materiali, imparare ad utilizzarli, sbagliare e correggersi è fondamentale. Oltre a borselli, borse, utilizzando la stampante 3d ed il silicone abbiamo creato matrice e contromatrice per realizzare stampi in resina da fornire a Marco per i suoi lavori. Tra i vari flyer, quello che probabilmente è piaciuto di più è stato realizzato a partire da buste della spesa, spezzettate e fuse insieme col calore di un ferro da stiro, con tecnica serigrafica poi abbiamo aggiunto il testo.
Le vostre creazioni partono da un materiale inesauribile e resistente come la plastica, ma quanto la plastica effettivamente ci ha arricchito e quanto ci ha condannato?
L’arricchimento portato dalla plastica alla vita dell’uomo è direttamente proporzionale al danno che ci ha causato. Siamo completamente circondati dalla plastica perché a qualcuno è convenuto, e perché a noi conviene usarla, anche se le alternative ci sono. Il problema non è tanto la plastica in sè, quanto il suo inutile ed eccessivo spreco. La società di oggi abusa della plastica, e ciò che proponiamo con (C2H4)n non è il suo semplice riciclo, che comunque implica un dispendio energetico e perciò un costo ambientale, ma il riutilizzo a costo zero. Partendo da un materiale come la plastica od altri prodotti di scarto resistenti, si ottengono beni versatili e destinati a durare. Non ha senso scartare un materiale così fungibile, è più razionale ripensarlo attraverso altri impieghi.
Ferrara ha risposto positivamente?
Ferrara è una bellissima città, ma abbiamo notato che la mentalità non è proprio in linea con queste nuove idee. Per farti un esempio, molte attività commerciali a cui abbiamo chiesto di sostenere il nostro evento esponendo i flyers in negozio non hanno acconsentito, eppure il messaggio dell’evento non penso sia criticabile o sia in contrasto coi loro interessi. Ritengo che la gente al giorno d’oggi sia sempre più passiva, così abituata alla routine che spesso ignora le novità e passa oltre senza prestare attenzione. Spesso si denigra il fatto che a Ferrara non ci sia nulla, ma a volte semplicemente le persone non si accorgono di quello che avviene per le strade o nei palazzi, mi riferisco ai tanti eventi gratuiti e aperti al pubblico che invece sono in grado di offrire molto. Oggi la gente la devi quasi andare a prendere a casa per coinvolgerla, ed ogni mezzo è utile allo scopo.
Al gruppo si aggiunge Marco Cesari, celebre tra i rail e i quarter degli skateparks italiani, europei e d’oltre oceano, oggi si è reinventato creatore di nature in vetro, terrari ed opere d’arte verde nel suo negozio, The Mosshelter.
In che modo le tue creazioni sono legate al tema dell’età della plastica?
Conosco i ragazzi di (C2H4)n, Filippo e Ginevra, mi hanno chiesto di partecipare a questa esposizione perché nei miei lavori impiego anche oggetti di recupero. Mi piace l’idea di ricreare micro habitat naturali equilibrati partendo da ciò che comunemente sarebbe considerato rifiuto. Per Plastic Age ho realizzato una natura, non in vetro, ma in un fusto di birra di plastica trasparente, come ad immaginare la foresta che si riappropria del rifiuto prodotto dall’uomo. In questo modo ciò che verrebbe buttato è rielaborato e ripensato in un’ottica di design, le persone sono improvvisamente pronte ad esporre in casa propria quello che comunemente viene buttato nell’immondizia. Il rifiuto, grazie alla natura, può così riprendere vita, smettere di essere qualcosa di negativo.
Curi piante e crei nature in vetro, da ciò si può dedurre la tua sensibilità ambientale, come vedi la tua città da questo punto di vista?
Io sono sempre stato un giardiniere, conosco e amo la natura da anni, e da hobbista ho deciso di farne una professione, oggi creo nature in vetro. Ho vissuto in Australia e ho notato il tipico gusto anglosassone verso la cura del verde, diffuso sia nel pubblico che tra i cittadini, certo laggiù hanno piante con diverse esigenze rispetto alle nostre, che necessitano probabilmente minori manutenzioni, ma possiedono una cultura che naturalmente concilia ed integra il patrimonio verde nelle nuove opere. Questo purtroppo non sempre accade a Ferrara. Mi piacerebbe andare allo skatepark all’ombra di una ciclabile alberata senza sentire per forza puzza di benzina, ma non è così.
Credi che qualcosa stia cambiando nelle persone?
Sinceramente non so risponderti, ma mi limito ad un aneddoto. Anche a Ferrara abbiamo un micro habitat naturale, incesellato tra l’urbe e le mura: è Terraviva. Un vero e proprio micro-mondo dentro il mondo. Qualche decennio fa le abitazioni nei pressi di Terraviva venivano svendute e la gente si trasferiva tra le vie del centro o nei nuovi grattacieli, all’epoca c’era il fascino dell’urbanizzazione e si rifuggiva ciò che era silvestre o agreste. Oggi le case intorno a Terraviva valgono milioni di euro, perché il verde è considerato comunemente un patrimonio di grande valore. Siamo molto indietro, e i fatti lo dimostrano, ma qualcosa forse sta cambiando.
L’evento Plastic Age si è tenuto non a caso a Ferrara, città che dal 1957 detiene il primato della scoperta del polipropilene, realizzato dal Premio Nobel Giulio Natta per la Montecatini. Di questo fasto passato rimane oggi un’amara riflessione: la ricchezza che questa scoperta portò al mondo intero non può essere misurata, ma la stessa ricchezza non si è poi distribuita sul territorio ferrarese, rimasto invece pesantemente inquinato dalle attività industriali degli ultimi decenni.
LINK UTILI:
– The Mosshelter – https://www.facebook.com/themosshelter/
– Tili Andreoli – https://www.facebook.com/tili.andreoli
– CEISH – https://www.facebook.com/CEISHmusic/
– Badi Assaf – https://www.facebook.com/badi.assaf
– Giacomo Lunardi – https://www.facebook.com/giacomo.lunardi.5
– Matteo Morini – https://www.facebook.com/matteo.morini.79656