Quest’anno gli appuntamenti legati al festival di Internazionale si sono spinti anche oltre i confini del centro città, spostandosi sull’acqua per presentare un progetto pilota che apre nuove possibili forme di mobilità. L’iniziativa cade a pennello dopo che l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) ha da poco reso pubblico il rapporto annuale sulla qualità dell’aria che vede l’Italia come primo paese per morti premature da biossido di azoto e nelle prime posizioni (o ultime a seconda dei punti di vista) tra i paesi che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. Due milioni di Italiani vivono in zone ad alto rischio molti dei quali concentrati in Pianura Padana.
Pensando alla nostra realtà cittadina ogni giorno ci troviamo di fronte a lunghi serpentoni di auto, semafori che sembrano parate militari e tonnellate di smog inalato principalmente proprio da chi in quel momento sta pedalando o camminando non contribuendo alla produzione diretta di inquinanti atmosferici.
“Esperienze di Paesaggio” è il nome del progetto pilota che getta le basi per iniziare a dare risposta a questo tipo di problematiche traghettando, durante i giorni del festival, decine di persone dalla Darsena di San Paolo fino al nuovo approdo all’oasi di Vigarano Pieve lungo le vie d’acqua del canale di Burana.
Al punto di arrivo della traversata, nella cornice dell’oasi di Vigarano, abbiamo incontrato Sergio Fortini, vice presidente della cooperativa Città della cultura/Cultura della città, tra i principali ideatori dell’iniziativa volta alla concretizzazione di un nuovo concetto di mobilità in città. L’architetto ci ha descritto le fasi di realizzazione e la sua idea di mobilità del futuro.
“Metropoli di paesaggio è un sistema di lunga gittata che nasce dalla collaborazione di una serie di attori – spiega Fortini – tra cui AMI (agenzia per la mobilità impianti), SIPRO (agenzia per lo sviluppo – Ferrara), Icor con il politecnico di Milano e non ultima la partecipazione dell’Università di Ferrara. Insieme al gruppo di lavoro di Città della cultura abbiamo pensato ad una politica territoriale che ponesse in primo piano la possibile ripartenza del territorio dal punto di vista sociale ed economico attraverso una mobilità sostenibile intermodale. L’obiettivo è dimostrare che una rete capillare di percorsi sovrapponibili di acqua e di terra (imbarcazioni, bici, binari e strade carrabili adibite al transito di bus elettrici) possa risultare competitiva rispetto alla rete automobilistica per tempi di percorrenza, sicurezza ed economicità e che possa infine convincere pezzi di comunità a determinare un cambio di paradigma importante traslando le proprie abitudini verso una mobilità sostenibile”.
Ferrara si trova di fatto al centro di un territorio costituito da duemilacinquecento chilometri quadrati di paesaggio e potrebbe diventare il punto centrale di una serie di “quartieri” che vanno da Cento a Comacchio includendo Bondeno, Vigarano, Copparo, Codigoro, Poggio Renatico, Porto Maggiore e Argenta. La mobilità sostenibile diventa quindi premessa di una rigenerazione non solo urbana ma bensì territoriale, se si riuscisse a creare una rete così capillare si raggiungerebbe l’intento di connettere anche i luoghi apparentemente più marginali, quelli in corso di costante spopolamento.
A questo punto la domanda che sorge spontanea non può che essere inerente agli ostacoli e le difficoltà principali da affrontare per mirare alla realizzazione effettiva di un certo tipo di cambio strutturale ma soprattutto culturale.
“Gli ostacoli principali appartengono a due generi diversi – dice Fortini – uno di natura operativa, ossia la costituzione di un gruppo di lavoro che possa essere quanto più esaustivo possibile riguardo le competenze da mettere in campo (e su questo stiamo lavorando bene) e l’altro di tipo burocratico/amministrativo”.
Quando si parla di mobilità sostenibile non si sta parlando quindi solo di infrastrutture, tutto è collegato in un sistema olistico e complesso che racchiude tutto un insieme di tematiche che vanno dai condizionamenti climatici alla sicurezza stradale, generazione di nuove economie e recupero rigenerativo del territorio.
“La continuità è difficile da dare – afferma ancora l’Architetto – il difficile è far capire alle varie amministrazioni che questi sono progetti complessi e di lunga gittata, non si sta cercando di risolvere delle problematiche a breve termine come può essere quella del rifacimento di una strada. Si sta invece cercando di rispondere a necessità molto più ampie che trovano una tangibile urgenza in tutto quello che sta succedendo intorno alle tematiche climatiche e agli enormi movimenti che stanno prendendo piede nel mondo”.
Dopo i tre giorni di sperimentazione ad inizio ottobre potremo utilizzare il servizio anche nei prossimi mesi?
“La risposta è negativa solo per il semplice fatto che questo è un progetto pilota ed era previsto che durasse per le tre giornate dell’evento ma la numerosa partecipazione dei cittadini e il grande interesse dimostrato mi fanno ben sperare in visione di un nuovo approccio alla mobilità per la quale abbiamo appena buttato le basi. Un dato molto positivo è che in ogni caso le strutture costruite per l’occasione, come l’approdo nell’oasi di Vigarano, rimarranno a servizio del territorio pronte per poter essere utilizzate anche in futuro: tutto il periodo invernale dalle scuole e, perché no, per la prossima primavera quando con la riapertura della stagione estiva dell’oasi, si darà l’occasione ai ferraresi di scoprire un nuovo luogo di svago, incontro e contatto con la natura”.
La realizzazione di una strutturata rete di vie interconnesse che permetta una reale mobilità sostenibile necessita ancora di moltissimo lavoro e di un netto cambio culturale nell’approccio stesso al movimento urbano, ma l’esperienza positiva di queste iniziative ci aprono uno spiraglio significativo sulle nostre future abitudini cinetiche.