È notizia di questi giorni la pubblicazione di un album di figurine interamente dedicato alla SPAL, acquistabile nei i punti vendita Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno di Ferrara e provincia. Mi ha fatto tornare in mente un’epoca ormai lontana, quando le figurine dei calciatori si attaccavano ancora con la colla, la televisione era in bianco e nero, si doveva accenderla in anticipo perché si scaldassero le valvole. Del campionato di calcio si guardava, al canonico orario delle 19 domenicali, un solo tempo registrato della partita di cartello disputata come tutte le altre alle 15.
La collezione delle “figu” Panini e/o Mira rappresentava, per i bambini ma più in generale per gli appassionati di calcio grandi e piccoli, un vero rito. Come tutti i rituali se ne assaporavano i momenti “minuto per minuto” per rimanere in tema con la famosa trasmissione calcistica radiofonica già allora in gran voga.
Le immagini dei calciatori stampate su carta semi rigida, con una loro sintetica cronistoria sul retro, avevano un odore caratteristico, come del resto caratteristico, e per i più anche piacevole, era l’odore della colla Coccoina, usata per incollarle sull’album. Colla contenuta nell’ancor più particolare ed inimitabile bussolotto di latta circolare con il foro nel mezzo per contenere l’altrettanto tipico pennellino spalma colla.
Siamo negli anni ’60, l’uomo stava per andare sulla luna e la guerra fredda raggiungeva i più alti livelli di tensione dopo la crisi del 1963 ed il successivo omicidio di Kennedy. Avevo sei o sette anni quando la SPAL militava ancora nel calcio d’elite di serie A per poi abbandonarla fino ai tempi recenti che tutti conosciamo.
Le squadre con cui la squadra estense si confrontava erano Juve, Milan, Inter, Napoli e Roma, ma anche la Pro Patria ed il Lecco, tutte squadre praticamente poi scomparse dagli scenari calcistici più importanti. O la Società Sportiva Lanerossi Vicenza, una delle prime squadre precorritrice di quello che sarebbe stato il futuro professionistico, fatto di stretti sodalizi con partner commerciali, avendo addirittura in questo caso il nome societario stesso legato indissolubilmente al proprio “main sponsor”.
La mia paghetta la utilizzavo allora per andare ad acquistare una volta alla settimana qualche bustina di figurine: mi veniva concesso di andar da solo, non prima delle inevitabili raccomandazioni del caso. Scendevo per strada e percorrevo qualche centinaio di metri sul marciapiede di via XX settembre per raggiungere il giornalaio in fondo alla strada vicino a Porta Romana. Per non perdere le 5 o 10 lire, la mano, con le monete ben strette, rimaneva nella tasca lungo tutto il percorso e mai mi sarei sarebbe capitato di distrarmi. Troppo erano preziose, troppa era la trepidante attesa di allungare la mano sul banco più alto di me, spuntare con la testa in punta di piedi per domandare il numero di bustine che avrei potuto comprare.
E poi di corsa a casa per aprirle e sperare di trovare le figurine mancanti ed in particolari le più ambite e ricercate come quelle di Gigi Riva, Sandro Mazzola o Gianni Rivera ovvero quelle della squadra del cuore ferrarese come Capello, Bagnoli, Reia, Dellomodarme, Ranzani, Pasetti, Cipollini, Cantagallo.
Poi l’immancabile verifica e riconteggio di quelle mancanti ed anche per quella settimana il rito si era compiuto.
Ancora oggi conservo gelosamente molte figurine di allora: le tante doppie mai riuscite a scambiare con i compagni di scuola. Cosi come sono in un qualche cassetto pure alcuni degli album mai completati perché i soldi erano pochi ed il costo per ordinare le mancanti era troppo elevato. In fondo completarlo così – mi ripetevo sempre forse per autoconvincermi e mettermi il cuore in pace – mai avrebbe dato soddisfazione, quella soddisfazione ed emozione che soltanto scartando la bustina si poteva provare un tempo quando le figurine dei calciatori si attaccavano ancora con la colla.