Settembre sta per finire e i primi segnali di freddo dell’autunno ci portano già alla mente il calore della casa, le vecchie abitudini e le tavole che tornano a riempirsi di prodotti tipici locali. In questo periodo si è inserita la diciassettesima edizione dell’apertura di Villa Bighi, che ha ospitato per tre giorni l’evento “Terra 2019 – Il cibo del futuro”, in un contesto architettonico di pregio, gestito dall’associazione culturale Centro Studi Dante Bighi.
Iniziativa sostenuta anche da Gruppo Zero e all’arrivo non si può non notare che sono i giovani a farla da padroni nel contesto di Villa Bighi. I ragazzi del Gruppo da anni si sono distinti per la loro sensibilità ambientale ed hanno il merito di aver saputo inserire le tematiche dell’ecologia e dell’ecosostenibilità in eventi e location di altissimo livello, andando oltre la comunità copparese e coinvolgendo anche professionisti di rilievo appartenenti ai più svariati campi. Nei giorni dell’iniziativa sono state proposte attività gratuite e aperte a tutti, in cui si sono succedute le testimonianze di cuochi, scienziati, musicisti, youtuber e fotografi, che hanno unite le loro voci e idee per immaginare un futuro più sostenibile.
È Marco Pavanelli, uno degli organizzatori, a confermare come “Terra 2019 – Il cibo del futuro sia un’iniziativa volta alla diffusione delle buone pratiche, intese non solo come buone abitudini quotidiane del singolo individuo, ma anche come stimolo verso la curiosità e la conoscenza dell’ambiente in cui viviamo e delle sue problematiche. Abbiamo deciso di farlo non in maniera dottrinale, con le solite conferenze, ma in un concept più ampio: abbracciando nuovi fenomeni come gli youtubers, proseguendo con una mostra fotografica, uno show cooking, un concerto e tanto altro”.
Mi domando come mai questo gruppo di ragazzi, tutti al di sotto dei 30 anni, abbia deciso di non andarsene ed anzi di realizzare le proprie attività nel piccolo comune di Copparo. Pronta arriva la risposta di Marco: “Diamo un certo stile agli eventi per renderli più interessanti e appetibili a tutti, poi decidiamo di realizzarli a Villa Bighi, in un contesto locale. Ricreare qualcosa del genere a Roma o Milano ad esempio, od in altri contesti che non siano il nostro territorio, non sarebbe lo stesso. La tutela dell’ambiente e la consapevolezza delle persone partono dalle zone che si conoscono meglio, quelle dove hai vissuto le tue esperienze, ed è per questo che non fuggiamo da Copparo, restiamo qui e tentiamo di valorizzarlo”.
Durante un’occhiata doverosa al bellissimo giardino che, seppur ben curato, mantiene un aspetto naturale in cui non si nota l’eccessiva mano dell’uomo, mi concedo un bicchiere di vino bianco fermo.
In fila, durante l’attesa, non posso fare a meno di notare che lo servono in bicchieri di plastica. Aspetto il mio turno, ordino e ne bevo un sorso.
Seppur servito in plastica, anche il vino proposto dall’organizzazione è di qualità e questi due euro e cinquanta glieli lascio volentieri. Mentre allungo la mano verso il cassiere, però, il mio animo ambientalista non è in grado di placarsi e, seppur senza voler rovinare l’atmosfera gradevole che si era creata, le parole mi escono naturalmente dalla bocca: “Scusami – faccio al ragazzo che serviva di fronte a me – ma questa iniziativa è PLASTIC FREE?”.
Dal retro della stanza spunta l’occhiale firmato di Federico Mattei, altro membro del Gruppo Zero, che con un sorriso pareva non vedesse l’ora di rispondere a quella domanda “Assolutamente si – dice – i bicchieri in cui tutti stanno bevendo sono fatti interamente in amido di mais”. Pazzesco. Giochicchio col bicchiere, lo piego lo sollecito un po’. Non noto nessuna differenza rispetto a quelli di plastica.
E non posso nemmeno credergli sulla parola perché mentre mi gusto il secondo sorso mi allunga la confezione che certifica la biodegradabilità del prodotto. Mattei mi ha convinto, i ragazzi ci credono davvero e dimostrano attenzione anche ai particolari.
L’evento prosegue anche dentro la villa, che rappresenta il secondo fulcro dell’iniziativa, insieme al giardino, è qui che Daniele Zappi ha abilmente disposto le immagini della mostra fotografica. Sulle pareti, di fronte alle vetrate e sotto i giochi di luce del pomeriggio di settembre si susseguono gli scatti di Benedetta Stefani, Camilla Caselli, Lara Viani, Marija Obradovic che, mediante la loro arte, trasmettono il legame imprescindibile tra uomo e ambiente. Dalla descrizione dell’abstract dell’Obradovic “l’impatto visivo fluttuante tra passato e futuro invita gli spettatori a valutare l’effetto di ogni loro singola scelta e ne incentivano comportamenti più consapevoli e rispettosi verso l’ambienta. Abbiamo solo una casa e il suo nome è Pianeta Terra: abbiamo il compito di proteggerla”.
Tempo di osservare con cura le fotografie ed è quasi ora di cena, ma poco prima che abbia inizio il Cooking Show di Giacomo Marletta ho il tempo di farci una chiacchierata. Lo chef ha lavorato in ristoranti stellati, in Italia e all’estero, e dopo le sue esperienze è voluto tornare a Copparo ed oltre a cucinare fa ciò che ama di più: insegnare a cucinare ai ragazzi. Mi dice che “usa la cucina come mezzo di comunicazione, perché con la cucina si entra in casa di tutte le persone, con i piatti puoi trasmettere emozioni, messaggi, ed anche un certo tipo di cultura. Oggi la parola chiave che molti cuochi hanno dimenticato è: riutilizzo”.
Il giovane chef proporrà agli invitati un ramen, piatto di origine asiatica molto simile al nostro ragù, composto solitamente da avanzi, a cui lui ha voluto abbinare tipici prodotti nostrani come spaghetti, lesso, ceci, carote sedano accompagnati da un brodo leggero. Un piatto più “concettuale” mi spiega, “dove si vedono le diverse influenze dal mondo ed il recupero di ingredienti già utilizzati, che quindi implica anche poco tempo per la sua preparazione”. Come seconda portata mi propone hamburger a base di un particolare pulled pork che lo chef copparese cucina a partire da un lesso, e da un brodo, arricchendo il tutto con un jerk di spezie dall’aroma jamaicano e servito su un letto di pomodoro, insalata e salsa piccante alla pesca e allo zenzero, in un italianissimo panino bianco al latte. Non ho avuto il coraggio di dire a Giacomo di non poter assaggiare nulla di quegli splendidi piatti “fusion nostrani” che mi ha descritto con così tanta cura e passione, dato che sono celiaco e perciò allergico al glutine contenuto nel pane e nella pasta che ha proposto. Ma il messaggio dei suoi piatti è arrivato forte e chiaro anche senza averli gustati, dice “uso solo prodotti di avanzo di un tipico pranzo italiano, che però possiamo anche adattare alle ricette di altre nazioni come gli USA, il Giappone o la Jamaica perché la base di ingredienti può essere la stessa. Con questo rappresento il concetto di una fusione culturale improntata alla riduzione dello spreco.”
Parlando con lui colgo anche quanto le catastrofi naturali dell’antichità, la scoperta di nuovi continenti, o le crisi economiche che si sono succedute, fino ad arrivare all’attuale crisi climatica, inevitabilmente si riflettono sulle abitudini alimentari dell’uomo e sulla sua salute. Secondo lo chef, preso atto che lo stile alimentare occidentale, unito al sistema di produzione del cibo, è divenuto ormai insostenibile per l’ambiente, è necessario “tornare indietro alle vecchie abitudini che, a differenza di oggi, non conoscevano lo spreco di cibo.”
Mi godo il resto dell’evento che vede la partecipazione della nutrizionista Elisabetta Ciannella di Officina Dinamica, seguita dal djset di Puz & Mes a conclusione di una bellissima giornata, in un contesto urbano che ben si concilia con l’ambiente.
Nei giorni seguenti l’organizzazione ha previsto poi un risveglio corporale mattutino, attraverso la lezione di Manu Berghi e Riccardo Cazzuffi, l’evento “Il cibo del futuro” proposto da ZooSparkle (youtuber e studente universitario di scienze naturali) Ruggero Rollini (youtuber e studente di chimica), Francesco Martina (Slow Food Ferrara), che ci mostrano allo stesso tempo, con un gioco di parole, quale potrebbe essere “il futuro del cibo”. Nella terza giornata di “Terra 2019” Villa Bighi ha infine ospitato la mostra fotografica “Cibo del futuro”.
Tornando a casa comprendo quanto molto di ciò che le generazioni di oggi danno per scontato ed assodato, sia in realtà di recente creazione. L’offerta del mercato che propone beni di ogni tipo, la grande distribuzione che convince a poter acquistare qualsiasi cosa, da qualsiasi parte del mondo e con limitate spese di spedizione, non tiene conto del reale costo ambientale del prodotto, né dello spreco da esso determinato. Quanto costa all’ambiente un filetto di wagyu trasportato in cella frigo dal Giappone all’Italia per compiacere un gruppo di grigliatori all’ultimo grido? Quando l’essere umano ha creato lo spreco alimentare dimenticandosi che nessuna risorsa sul nostro pianeta è infinita? Sono solo alcune delle domande che mi pongo dopo gli incontri all’evento di Villa Bighi e a cui, drammaticamente, non posso dare risposta né alternativa.
Ma una frase dello chef stellato mi torna alla mente: diceva di essere tornato dall’estero per mettere a frutto il suo bagaglio di esperienze maturate, per dargli un senso, creando eventi e entrando nelle scuole per insegnare ai ragazzi le buone pratiche. Forse la soluzione è solo perseverare ed essere costanti, continuare a sensibilizzare proponendo giornate come queste, senza abbandonare il proprio territorio, senza essere indifferenti ed il cambiamento culturale avverrà.
“Non voglio arrendermi”, mi ha detto Giacomo.
Nemmeno io.