diario di viaggio e foto di Dario Nardi – quarta puntata
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Ci eravamo lasciati tra le infinite montagne di sabbia della Dune de Pilat nei dintorni di Bordeaux, questa volta riprendiamo la lunga esplorazione delle coste europee dal lato opposto del nostro meraviglioso continente.
Riprendo a far parte di questo lungo viaggio dalla città di Danzica, Polonia. Esattamente settant’anni fa, primo settembre 1939, questo capoluogo affacciato sul Baltico vide l’inizio di una delle fasi più buie della storia recente del nostro continente. L’intreccio del nostro percorso con questo storico avvenimento, parte la mattina dopo il nostro arrivo, con il sopralluogo nella vicina costa che ci porta immancabilmente ad immergerci nella realtà del grande porto di Danzica alla foce del Martwa Wisla. Con non poca sorpresa scopro essere anche un luogo di villeggiatura per moltissime persone che circondate da enormi gru, container e numerose ciminiere fumanti facenti parte dell’adiacente deposito e trattamento di nafta, affrontano indisturbati i loro momenti di relax nelle poche aree di costa sabbiosa rimaste.
Osservando la zona da qui si fa ancora fatica ad intuire cosa successe più di mezzo secolo fa ma basta addentrarsi di qualche centinaio di metri verso la foce del fiume che tutto si fa più esplicito, le cicatrici più evidenti, i fortini si alternano a bunker e torrette di avvistamento ormai fatiscenti e scheletriche, lapidi e targhe commemorative adornano orgogliosamente tutto il tragitto fino al tristemente famoso deposito navale polacco di Westerplatte. Su questo edificio, alle 4:48 del primo settembre del 1939 si abbatterono i colpi di artiglieria che diedero il via alla seconda guerra mondiale. La temibile Wehrmacht tedesca iniziava cosi l’occupazione della Polonia ma la resistenza da parte della compagine polacca fu incredibile e, pur essendo in netta inferiorità numerica e tecnica (si parla di un numero tre volte inferiore rispetto alle forze avversarie), per otto lunghi giorni riuscirono a tener testa all’armata germanica difendendo e infliggendo gravissime perdite all’esercito avversario prima di arrendersi per mancanza di munizioni e rifornimenti. Di quella battaglia rimangono oggi solo lo scheletro deflagrato del deposito, il Westerplatter Walkable Ruin (stabilizzato e oggi visitabile) e un imponente monumento totem.
Lasciando Danzica dobbiamo interrompere subito il percorso sulla costa, il periplo costiero infatti viene bruscamente arrestato dall’Oblast di Kaliningrad, una exclave russa che evitiamo accuratamente per non dover incorrere in tutte le lungaggini burocratiche necessarie per attraversare quei pochi chilometri in terra sovietica. Qui la Russia ha il suo prezioso avamposto direttamente sul mar Baltico e ne ha fatto centro di grossi scambi commerciali navali. Grazie a questa deviazione verso nordest attraversiamo una parte di Polonia inaspettata e naturalisticamente meravigliosa: la regione dei laghi della Masuria è costellata di lucenti specchi d’acqua ed impenetrabili paludi, lussureggianti foreste di conifere e sinuose colline, un perfetto preludio a quello che avremmo incontrato per migliaia di chilometri a venire.
La Lituania ci accoglie con un appuntamento al Marine Research istitute dell’Università di Kleipeda, in questa occasione ci permette di registrare ben sei interviste in una unica mattinata e ci dà l’idea del sorprendente spettro di attività di ricerca e del grado di investimento tecnologico impiegato. Questa eccellenza della ricerca europea effettua studi ad ampio spettro su centinaia di tematiche che coinvolgono lo stato ambientale del Baltico: dall’impatto ecologico dell’acquacultura allo studio dell’impatto industriale, dall’overfishing all’ormai tristemente nota questione dell’ inquinamento plastico. Vi è addirittura una intera struttura adibita a laboratorio che si occupa di fare ricerca su decine di tipologie di combustibili con i rispettivi tipi di miscele e motori utilizzabili per rendere le imbarcazioni il meno impattanti possibile, un’area per lo studio di materiali innovativi nell’ambito della nautica e officine adibite allo studio e alla trasformazione di comuni mezzi marini in imbarcazioni a propulsione completamente elettrica. Non basterebbero decine di pagine per riassumere l’enorme potenziale tecnologico espresso in questo centro studi, la Lituania si dimostra sorprendentemente all’avanguardia nell’ambito della ricerca affermandosi come eccellente esempio di oculato utilizzo dei fondi europei messi a loro disposizione.
Continuiamo il nostro viaggio lungo la costa delle repubbliche baltiche superando rapidamente la parte Lettone e ci immergiamo direttamente nelle vaste pianure dell’Estonia fino alla zona più a nord dove, in attesa del traghetto che ci avrebbe finalmente fatto sbarcare in Scandinavia, passiamo un paio di notti nel Parco nazionale Lahemaa.
Il traghetto che ci permette di evitare ancora una volta il suolo russo parte da Tallinn in una umida alba nordica ormai già molto luminosa, qualche ora di navigazione e ci troviamo catapultati nel primo paese scandinavo del viaggio. La Finlandia ci attende con le sue infinite pianure ricoperte di foreste e le magiche atmosfere Lapponi del nord.
L’arrivo ad Helsinki segna il nostro ingresso nel paese e impariamo a conoscere il pacato e gentile popolo finlandese che tanto si discosta dal nostro carattere mediterraneo, qui l’inverno colpisce duramente e anche se adesso stiamo assistendo a quasi ventiquattro ore di luce continuate non possiamo non tenere conto che fra qualche mese sarà l’esatto opposto: quasi sei mesi di buio senza fine, freddo che arriva a raggiungere temperature ampiamente sotto i meno trenta gradi centigradi (a seconda delle zone) e metri e metri di neve che ricoprono ogni centimetro di questa nazione ha un effetto notevole sul carattere nazionale di questi popoli e mano a mano che andiamo verso nord ce ne rendiamo conto sempre più.
Percorrere le strade della Finlandia ci dimostra da subito quanto sia abissale la differenza in termini di densità di popolazione rispetto a quello a cui siamo abituati, qui infatti si spartiscono un territorio di poco superiore a quello italiano con una popolazione che arriva a soli cinque milioni e mezzo di abitanti, ci troviamo così a percorrere ore ed ore di strada lineare e pianeggiante dove i protagonisti assoluti sono unicamente pini e betulle senza soluzione di continuità. Gli unici punti in cui si attenua questa densità boschiva sono quelli adibiti al taglio del legname dove ancora una volta si intuisce come una gestione oculata delle risorse naturali non possa che giovare agli equilibri ecosistemici e alle comunità del posto. Nelle zone non strettamente protette dai vincoli legislativi dei numerosissimi parchi naturali, interi blocchi di foresta lungo la strada vengo tagliati e repentinamente sostituiti con nuovi alberi in modo alternato, così facendo si preservano le aree protette dal disboscamento selvaggio e si ha a disposizione legna a rotazione potenzialmente infinita.
In questi luoghi hanno talmente tanta legna da riderti letteralmente in faccia se provi a chiederne il prezzo, uno dei compiti della loro guardia forestale è infatti quello di rifornire di legna tagliata ed ordinatamente accatastata nelle piccole casette sparse nei punti pubblici di bivacco puntualmente presenti su quasi tutte le spiagge lungo la costa. Tutto perfettamente organizzato e ben rifornito per un pernottamento in piena comodità: area fuoco, barbecue, spogliatoi e tavolo, tutto pubblico e ben tenuto, è questo il perfetto esempio per comprendere il proverbiale rispetto civico e comunitario dei paesi scandinavi.
La strada scorre veloce nell’entroterra tra Helsinki e Tampere sfiorando la sconfinata regione dei laghi finnica, avremo modo di tornarci durante la fase di ritorno ma ora l’obbiettivo è la costa dello scuro mar baltico che rincontriamo all’altezza di Vaasa. L’antistante isola di Björkö, un piccolo pezzo di terra collegato alla terraferma tramite un ingegnoso sistema di ponti, fa parte di un bucolico arcipelago di isolette che si tuffa per chilometri direttamente nelle fredde acque del golfo di Botnia, queste terre segnano di fatto uno dei punti più vicini alle coste svedesi in terra finlandese.
Il punto più emblematico di questo passaggio lo segna senza dubbio il piccolo paese di pescatori di Svedjehamn, un tranquillo agglomerato di case rosso-ocra appoggiate a ridosso di un placido tratto di mare fanno da cornice ad un luogo fermo nel tempo dove l’unico ritmo imposto è quello delle stagioni. Appena il tempo di abituarsi alle silenziose quanto illuminate notti estive di questo luogo che è già ora di ripartire verso i confini della Lapponia ormai vicinissimi.
Superati i distretti di Oulu e Kemi ci ritroviamo immersi nella cultura Sami, il popolo indigeno che da migliaia di anni abita queste terre si fa sempre più presente insieme alle decine di branchi di renne spelacchiate che stanno ancora perdendo il candido manto bianco necessario per superare la rigidissima stagione invernale, gli infiniti boschi di pini e abeti iniziano a mescolarsi con altissime betulle bianche. Sono ormai giorni e giorni che non assistiamo ad una vera e propria notte completa, le stelle hanno da tempo lasciato spazio ad un infinito crepuscolo meraviglioso e quei pochi minuti di luce rosso fuoco ai quali siamo abituati ad assistere alle nostre latitudini qui perdurano per lunghissime ore rendendo impossibile distinguere il tramonto dall’alba , la definizione stessa di notte perde ogni suo significato.
(segue)