Il Consorzio Factory Grisù a Ferrara è ormai una realtà conosciuta e frequentata, ci si va per concerti, per assistere a conferenze o anche solo per bersi una birra nel locale da poco aperto nella corte interna. Adesso che è estate ci sono anche dei centri estivi e se si arriva di mattina capita spesso di vedere bambini giocare all’aperto. Ma oggi non parleremo del Consorzio bensì di una realtà che ne fa parte fin dal principio, una delle prime a essere entrata e ad aver preso in gestione uno spazio dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco, per ristrutturarlo e farlo diventare la sua sede operativa. Stiamo parlando di TryeCo 2.0, una creative maker farm – si legge sul loro sito web – dove “l’anima artigiana incontra le nuove tecnologie”. Oggi l’azienda è composta da quattro soci; Matteo Fabbri, Mattia Toselli, Roberto Meschini e Federico Balboni che – spiega Fabbri – hanno permesso di passare a una organizzazione aziendale più completa e di ampliare la fetta di mercato a cui si rivolgono.
COSA FANNO
“I servizi forniti – si legge sempre sul sito – vanno dalla modellazione tridimensionale avanzata alla prototipazione rapida, dalle scansioni 3D ai rendering fotorealistici, dalla realizzazione dei modelli architettonici alla simulazione di inserimento ambientale”. Tutto ciò rivolgendosi in modo particolare al mondo dei beni culturali.
Qualche mese fa, per fare un esempio, si è parlato molto sulla cronaca locale delle Formelle dei Mesi che tra il 1225 e il 1230 furono scolpite da un autore anonimo, convenzionalmente chiamato Maestro dei Mesi. Queste andarono ad arricchire la Porta dei Pellegrini che grande importanza aveva nella Ferrara medioevale perché era frontale rispetto a via San Romano, uno degli accessi principali alla città, e perché da lì partivano i pellegrini diretti a sud. Se ne è parlato molto proprio perché TryeCo ha realizzato una scansione 3D delle formelle così da avere una precisa archiviazione digitale per poterle riprodurre in piccoli gadget, delle calamite di alta qualità.
“Io – ci spiega il CEO Matteo Fabbri – avevo lavorato sulle Formelle dei Mesi già quando ero all’università, ero rimasto colpito dalla tipologia della scultura, da come erano dettagliate e dal fatto che non si sapeva dove fossero collocate. L’idea ci è venuta nel 2017 quando ormai avevamo le tecnologie per farlo. Inizialmente abbiamo sfruttato una tesi di un master curata da Veronica, all’epoca con noi per fare un tirocinio, con lei abbiamo lavorato al rilievo e oggi collabora con noi. Abbiamo fatto scansioni con il laser e fotografie, raccogliendo tutti i dati possibili sulle formelle. Incamerati questi dati ci è venuta l’idea di fare un gadget di qualità”.
Durante la nostra visita in azienda le formelle erano l’ultima delle realizzazioni di Tryeco ma in preparazione c’era già il modello 3D della Fortezza Papale di Ferrara, oggi posizionato all’interno del Centro di Documentazione di Porta Paola. Ma a voler scavare ancora nel passato, due sono i lavori che riempiono di orgoglio Fabbri e che portano il nome di TryeCo fuori dalle nostre mura, in tutto il mondo.
“Nel 2015 – ci spiega – abbiamo lavorato per il Museo Egizio di Torino per la campagna di riapertura. Abbiamo realizzato alcune copie in scala ridotta di statue molto grandi che erano all’interno, l’agenzia di comunicazione che si occupava della campagna promozionale le ha poste lungo le strade di Torino portando così il museo fuori dalla sua sede. Abbiamo poi avuto l’onore di lavorare per l’associazione Incontro di civiltà e per la fondazione Terzo Pilastro per la mostra Rinascere dalle Distruzioni dove sono state ricostruite tre opere d’arte distrutte da DAESH e noi abbiamo lavorato ricostruendo il soffitto del Tempio di Bel di Palmira. In questo caso non era possibile fare il rilievo per cui abbiamo lavorato a stretto contatto con gli archeologi per ricreare la modellazione 3D. Poi grazie alla stampa lo abbiamo riprodotto in scala 1 a 1, è stato esposto al Colosseo e oggi donato dalla fondazione Terzo Pilastro al Museo Nazionale di Damasco”.
Le stampanti che utilizzano non possono ovviamente riprodurre il soffitto di un tempio in un pezzo unico, hanno dimensioni ridotte, un cubo di circa trenta centimetri per lato. Questo fa si che molte delle opere a cui lavorano vadano divise in piccole parti che poi devono essere assemblate. Un lavoro immenso che non si limita a riprodurre l’arte per consentire ai musei di prestare le loro opere scultoree o sostituirle durante un restauro ma permette anche di fruirle in modo diverso. Pensiamo a persone affette da cecità o ipovedenti che non possono ammirare un’ opera, ma grazie alla copia 3D estremamente accurata che TryeCo è in grado di realizzare possono toccarla e apprezzarla attraverso il tatto.
COME E QUANDO HANNO INIZIATO
TryeCo arriva a Factory Grisù nel 2014 ma nasce ufficialmente nel 2005. L’embrione risale a qualche anno prima nelle aule di Architettura dove ci spiega Fabbri “io e uno dei soci fondatori, che ora ha preso altre strade, facevamo parte di un laboratorio che si occupava di scansioni laser e stampa 3D per i beni culturali”. Avevano inizialmente un piccolo ufficio, circa 40 mq, e un grosso aiuto lo hanno avuto da un personaggio che si è rivelato lungimirante: “L’importatore italiano di stampanti a polvere di gesso che noi tutt’ora utilizziamo – ci spiega Fabbri – ha avuto fiducia in noi, ci ha dato una macchina usata per sei mesi gratuitamente dicendoci: ‘sono convinto che me la ripagherete. Ha avuto ragione e passati i sei mesi di rodaggio siamo riusciti a ripagarla.”
Grazie a questa prima stampante e anche al supporto dell’Università di Ferrara, oltre che dell’importatore stesso, sono riusciti proprio nel 2005 a portare a termine una commessa arrivata dallo studio dell’architetto londinese David Chipperfield con il quale si erano messi in contatto grazie a un amico. La commessa consisteva nella realizzazione di “una mostra di quaranta plastici in meno di un mese”. All’epoca la realizzazione di plastici tramite stampanti 3D non consentiva ancora di abbattere i costi ma almeno di diminuire i tempi di realizzazione. Nonostante ciò per un impresa nata da poco non è stata cosa semplice riuscire ad accontentare un architetto del calibro di Chipperfield in tempi strettissimi. Era solo la prima di tante imprese, ed oggi possiamo, con un po’ di orgoglio, raccontare che un’impresa ferrarese ha contribuito a ricostruire in scala 1 a 1 parte del Tempio di Bel, istituito a patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1980 e distrutto da Daesh nel 2015.