Le scommesse sugli avvenimenti sportivi hanno origini molto lontane. I Greci scommettevano alle Olimpiadi sugli atleti preferiti e i Romani sui Gladiatori e sulle corse dei carri. Come avremmo potuto noi salvarci da questa schiavitù così eccitante?
Alla domenica sera prima di cena fin dalla fine degli anni ’30, davanti ai caffè più noti del centro, gli habitué si radunavano davanti al tabellone che il locale esponeva, sul quale comparivano i risultati delle partite di serie A. La gente “pronosticava” i risultati. Non so se le scommesse fossero legali e autorizzate e se ci fossero diverse combinazioni di gioco e non so ne chi fossero coloro che gestivano la cosa. Senza dubbio però i risultati delle partite facevano vincere qualcosa a qualcuno e perdere moltissimi altri.
Sotto i portici del Tribunale c’era il bar Nazionale, ed è proprio lì che vedevo queste cose, con mio papà a lamentarsi perché aveva perso il Bologna. Erano tempi in cui il Bologna era uno”squadrone che tremare il mondo fa”, ma alle volte tradiva le aspettative.
Il conflitto fu una parentesi che mise in sospeso e in forse tutto quanto, comprese le nostre vite, ma finalmente il ritorno graduale della normalità vide rifiorire nuovamente anche la questione pronostici sui risultati delle partite, questa volta però ufficialmente e in dimensione nazionale.
Domenica 5 maggio 1946, San Pellegrino martire: in questo giorno nasce il primo concorso pronostici della SISAL divenuta Totocalcio due anni più tardi. Ogni sabato pomeriggio, per oltre mezzo secolo, si è continuato a compilare e giocare sempre più schedine e con sempre più partecipanti. Tutto questo in un mondo dove ancora non c’erano gli anticipi e i posticipi delle partite.
Di quel primo foglietto colorato si stamparono 5 milioni di copie ma se ne giocarono appena 34 mila. Le restanti furono distribuite ai barbieri per pulire i rasoi e ai tabaccai per avvolgere le 3 o 5 sigarette, che allora si vendevano anche sciolte. Lo storico concorso inizia il suo viaggio con un montepremi di 463.846 e il prezzo per la schedina è di 30 lire. La storia della SISAL e del Totocalcio la conosciamo bene in tanti e non è certo questo il posto per ricordarla nei dettagli. Interessante magari è ricordare per esempio che quel giorno vi fu un solo fortunato vincitore, Emilio Basetti, un impiegato milanese di 43 anni che azzeccò tutti i 12 pronostici con questa colonna vincente 11xxxxxx2111. Il successo delle vincite settimanali alimentò velocemente le giocate e ben presto eravamo tutti schiavi del possibile colpo di timone alla nostra vita.
Le giocate si facevano nelle ricevitorie allestite nei Caffè e nei Bar. La giocata era resa valida dalla famosa striscia gommata da umettare per essere diligentemente incollata sulla schedina che poi doveva essere tagliata a metà, prima con le lunghe forbici appuntite poi con il righello. Questa operazione alquanto primitiva comportava per i giocatori lunghe attese in coda. Spesso non si poteva nemmeno entrare nel locale tanta era la gente che attendeva il proprio turno. Affari d’oro per gli esercizi che a causa del maggiore afflusso e permanenza delle persone videro aumentare notevolmente il loro introito.
Un episodio ci emozionò moltissimo e involontariamente ci vide partecipanti. Una domenica sera prima di cena vediamo un uomo, in preda all’euforia per una ipotetica vincita, precipitare subito dopo improvvisamente nella più crudele delusione per una errata compilazione della schedina. Siamo in via Garibaldi, davanti al Caffè Filippini, e all’improvviso un uomo esce con in mano una schedina e urla con una voce rotta dall’emozione: “a iò fatt dodas… a iò fatt dodas… a iò fatt dodas! Ragazitt…. a iò fatt dodas!”. Si ferma, bacia la schedina e con le lacrime agli occhi la innalza verso l’alto singhiozzando.
Arrivano amici che lo prendono di peso e lo issano sulle spalle, dando inizio ad una processione verso la piazzetta municipale cantando tutti insieme un qualcosa tipo “Dai dai dai che alla fine vincerai! Forza SPAL!” Anche se poi la SPAL non centrava nulla. La confusione era enorme.
La processione ad un certo momento smette di fare baccano, torna indietro senza più canti e i partecipanti circondano il vincitore tra il brusio: “Dai, fam vedar… ben cum ela… ma t’iet sbaglia? Ma cusat fatt… as pol saver… ma ti t’iè n’asan… ma n’al sat brisa che la culòna la va scrita precis a la prima?”, mentre l’interessato piange disperatamente scuotendo il capo. Controlla e ricontrolla con una copia che aveva in tasca si accorsero che aveva compilato le tre sezioni in modo diverso quindi la vincita era nulla. “Ma mi a iò fatt dodas… a iò fatt dodas!” Insomma il 12 c’era, ma solo nella prima colonna, mentre le altre due erano state compilate in modo errato. Gli amici gli pagarono da bere per consolarlo, ma lui continuava a piangere.
Poi le cose cambiarono adeguandosi al progresso e le giocate non si fecero più nei bar, ma dai tabaccai e nelle ricevitorie del Lotto che un tempo si chiamavano “Privative”. Erano quelle attività commerciali che oltre al resto vendevano gli articoli del Monopolio di Stato dotati della inconfondibile insegna ovale a bandiera recante al centro lo stemma Sabaudo e della Repubblica con un piccolo numero in basso. Progressivamente numerosissime rivendite di Sali e Tabacchi e Valori bollati furono in grado di ricevere le giocate. Credo che tra le Tabaccherie del centro più frequentate sia stata quella di Trivolati, piazzata in un passaggio obbligato come il Volto della Biscia, Ricordo con simpatia il titolare, sempre sorridente con il suo berretto sempre in testa, visibile solo parzialmente perché seminascosto da un muro di pacchetti e piramidi di caramelle alla liquirizia , alla menta forte, alla menta verde, alla clorofilla… tutte di ausilio per incalliti fumatori. Un pertugio consentiva il traffico delle mani che consegnavano e ritiravano. Quasi impossibili le manovre in scioltezza per tutti perché era un vano piccolissimo: con quattro o cinque presenti si era al limite della capienza ma il signor Trivolati era sempre sorridente e paziente con tutti.
Quanto tempo è passato da quel giorno… oggi nonostante il Totocalcio sia ancora attivo (forse ancora per poco) giochiamo molto di più al Superenalotto, il figlio emancipato e più redditizio. Per la verità al sottoscritto qualche piccola vincita è capitata nel corso degli anni, più un rimborso spese che altro… ma del famoso “colpo di timone” nemmeno l’ombra!