– Così, ieri sera c’era un concerto di Ferrara Sotto le Stelle?
– Si, di Julia Holter, seconda data di quest’anno, nel cortile del Castello.
– Mai sentita. C’era gente?
Servirà un caffè. In fondo è mattina, siamo al bar.
Ci si conosce di vista, ma c’è tempo, fuori fa caldo.
Ne vale la pena.
– Non è forse la domanda più giusta, se ci pensi. Si, c’era gente, abbastanza. Certo, ci si muoveva tranquilli, c’era spazio. Ma era lunedì, diciamolo e Julia Holter è una cantautrice particolare.
– Quindi di quelli un po’ strani, vero?
– Di quelli diversi, certo. D’altra parte, viene da Los Angeles eppure ad un certo punto ha detto di essere meravigliata di stare all’interno del castello di Ferrara, perché il brano che ha suonato poco prima ha qualcosa di medioevale nella sua scrittura e per la prima volta, questa sera, è stato suonato in un posto del millequattrocento. A Los Angeles, di medioevale, c’è ben poco.
– Quindi suona musica antica?
– No, molto moderna e allo stesso tempo classica. Dolce eppure a tratti inquietante. È musica pop certo, ma si avvicina facilmente alla musica classica, all’avanguardia, al jazz. A tratti ti accarezza, ti seduce, ti ammalia. A tratti invece pare distante, glaciale. È in qualche modo una espressione giusta anche per la cantante.
– Com’è lei?
– Quando è salita sul palco, mentre la sua band era già arrivata, erano sei in tutto, pareva una piccola fata bionda. Giuro, l’ho percepita bionda, sorridente, leggermente in ritardo per come è entrata sul palco quasi in fretta, pronta ad inserirsi nel flusso sonoro, con tono dimesso. Tre canzoni dopo i suoi capelli erano scuri, con note di grigio, una creatura di un altro tempo che usava la voce come fosse uno strumento emozionale, controllato eppure potente in un corpo esile, sinuoso quanto avvolgente.
– Non riesco a capire se è qualcosa che mi sarebbe piaciuto.
– Come ci siamo detti prima: sbagli la domanda. Quando scegli il posto dove andare in vacanza, cerchi qualcosa che ti piacerebbe o cerchi qualcosa di nuovo? Chi era tra il pubblico voleva qualcosa di nuovo. Anche se Julia Holter ha già scritto sei album rimane una creatura fatta di molti colori e possiede un mondo sonoro a cui ti devi aprire perché non ti corre incontro, non cerca una formula per farsi piacere: però ti mostra un mondo che a tratti diventa, posso dirlo forse, estasi sonora.
– Detto così, suona meglio. Ha suonato solamente lei?
– No, prima in apertura c’era Ginevra.
– Divertente, anche Ginevra è un nome medioevale. Faceva musica particolare anche lei?
– No, la sua storia è diversa. Lei è una giovane ragazza italiana, classe 1993, che è salita sul palco esprimendo una certa timidezza, voce e chitarra, sola. L’ha anche detto: “è difficile stare su un palco così, senza nessuno”. Eppure, non è parso che fosse così: accompagnata solo dalle note pizzicate sullo strumento, ha colpito nel segno: se essere timidi è suonare davanti ad un pubblico importante, che non è venuto per sentire te eppure riduci tutti al silenzio, beh, bisogna farti i complimenti. Difficile dimenticare una mezz’ora così intensa.
– E il pubblico che faceva con la Holter?
– Tante cose, come la varietà della sua musica. Si muoveva per ballare, quasi a tratti, anche se farai fatica a crederci. Stava in silenzio. Applaudiva. Annuiva. Si faceva trascinare, distrarre. Lei con lo sguardo fisso verso l’alto, qualcuno rincorreva quello che vedevano i suoi occhi e osservava le antiche pietre di un castello che sembrava in qualche modo essere spettatore partecipante.
– Cosa mi potrebbe essere piaciuto di più, se fossi venuto?
– Forse, banalmente l’omaggio che ha fatto all’Italia, suonando una cover voce e pianoforte di Paolo Conte. “Chiamami Adesso” una canzone di inizio anni Novanta, arrivata chissà come alle orecchie di una ragazza nata pochi anni prima negli Stati Uniti e che proprio in quegli anni si trasferiva a Los Angeles. O forse, il finale imperioso prima dei bis con “I Shall Love 2”. Un piccolo incanto dal vivo.
– Insomma sembra che valesse la pena di esserci
– Forse si, forse no. Tutto sta in quello che cerchiamo: certo non era stasera che avremmo trovato conforto, inni da cantare a squarciagola, battimano e un pubblico che balla. Se invece era un sapore nuovo, un libro che non sa di già letto, un film spiazzante, un monologo a teatro capace di colpire il cuore e non necessariamente gradevole, se quello che cerchiamo è novità, freschezza e diversità, beh era la serata perfetta.
– Davvero un peccato, non potevo sapere che sarebbe successo tutto questo.
– Forse puoi rifarti: Ferrara Sotto le Stelle non è finito e stasera c’è una specie di bis. Suona Soap & Skin, oscura e seducente, un altro viaggio intimo e particolare all’interno dell’animo umano.
Quest’anno il programma di Ferrara Sotto le Stelle pare raccontare questo: poco dopo ci sarà Thom Yorke, cantante dei Radiohead, che sta per uscire con un disco solista che si chiama, guarda caso, Anima. E poi, alcuni giorni dopo Tash Sultana, giovanissima, australiana, un piccolo inno alla vita e alla gioia.
Finito questo caffè, magari pensaci: sei ancora in tempo.
https://www.ferrarasottolestelle.it/
25 Giugno – Soap & Skin
18 Luglio – Thom Yorke
22 Luglio – Tash Sultana