Ha un suono inconfondibile. Che sia più acuto, più grave, che duri pochi secondi o che si prolunghi insistentemente, quella sinfonia rappresenta per tutti un duplice significato. Il momento fatidico, temuto, è giunto. L’attesa, tanto bramata, è finita.
La campanella, quel driiiin spesso assordante, ha ormai compiuto il suo ultimo incarico dell’anno accademico trascorso. Ora, almeno per gli alunni delle scuole, quell’elemento così familiare si godrà le meritate vacanze trimestrali.
I gessi bianchi, reduci di nove mesi di sfregamenti sull’ardesia, si concedono pace e lasciano volare le loro polveri sui cancellini di panno. Le lavagne luminose si spengono sotto l’ultimo comando di insegnanti dai capelli scomposti e dalle occhiaie imperanti. E gli studenti? Alcuni ridono, saltano, scherzano, piangono, altri si disperano per futuri esami o per gli amori nati tra banchi della scuola che dovranno abbandonare per percorrere nuove strade.
Altri ancora, piantano fiori e ciondolano su note dal mondo. Bizzarra, come chiusura di un anno scolastico. Riunirsi attorno ad aiuole fiorite e ad alberelli di pensierini svolazzanti con le dita tinte di color pistacchio. Chi saranno mai, questi rivoluzionari del verde urbano? Forse qualcuno di voi ci ha fatto caso, li ha notati… anche perché, in effetti, pur essendo piccoletti, non sono esattamente silenziosi.
Siamo nel Quartiere Giardino, erede della visione di Ciro Contini e oggi al centro di innumerevoli cronache, critiche e chiacchiere, più o meno benevole. Siamo nelle strade che costeggiano quel baluardo calcistico che ha visto trionfare il bicolore locale contro ogni previsione, che abbracciano un’ex Caserma dei Vigili del fuoco divenuta negli ultimi anni punto di riferimento per le menti creative.
Ma soprattutto, siamo in uno spazio che confina con dei muri di una scuola che si fanno varchi aperti, per permettere alle piccole grandi menti di scoprire un mondo che li aspetta e che devono essere i primi a valorizzare e modellare secondo le proprie esigenze, nel rispetto e nella tutela del patrimonio comune.
Piazzale Giordano Bruno è un posto strano: non di certo paragonabile a un’agorà nel suo termine stretto, si mantiene però come centro di aggregazione per tutte le età e tutte le sfumature della pelle dei suoi avventori.
È proprio all’interno del suo perimetro che i bambini delle Scuole primarie Poledrelli e Bombonati, qualche giorno fa hanno organizzato, complici le loro maestre, i membri dell’Associazione Comitato Zona Stadio in collaborazione con Ferrara Urban Center, e la Casa Circondariale Costantino Satta di Ferrara, la Festa in… fiore per un giardino migliore, per celebrare la conclusione del progetto “Adottiamo un’aiuola”.
Siamo andati a curiosare e abbiamo scambiato qualche chiacchiera con una signora deliziosa, Susanna Fergnani, ex docente e membro storico del Comitato Zona Stadio, ideatrice del progetto.
“Questa è la felice conclusione di un progetto triennale che ha coinvolto non solo le scuole, ma tutto il quartiere. Siamo partiti da una semina leggera e oggi riceviamo i frutti di un lavoro che seppur visto da alcuni in maniera alquanto scettica, testimonia la voglia di far rifiorire il bene, nella condivisione e nella riappropriazione dello spazio comune. Il Quartiere Giardino è spesso visto dai più come una zona rossa, dove a farla da padroni sono sporcizia e malavita. Noi abbiamo voluto, in questi tre anni, elaborare dei progetti e organizzare degli eventi inclusivi e tesi a portare nelle nostre strade la freschezza e la pace della quale sempre più si sente il bisogno. GAD come zona di trincea, ma fiorita. Come zona di resistenza alle malelingue e all’odio, come nuovo baluardo della possibilità di una convivenza serena.”
Susanna mi elenca tutte le splendide attività realizzate nel percorso di Adottiamo un’aiuola dai bimbi della Poledrelli e della Bombonati, sempre supportati da un team di insegnanti propositivi e da collaboratori anche inusuali. “C’è stato un graditissimo aiuto da parte di un gruppo di persone attualmente residenti nella casa circondariale di Ferrara. Il gruppo di detenuti del Carcere di Ferrara che danno vita ad alcuni prodotti artigianali, gli Artenuti, hanno infatti aiutato i piccoli rivoluzionari a ricreare gli spazi immaginati, costruendo delle casette per gli uccellini, delle panchine e anche un preziosissimo alberello per i pensieri, le riflessioni nate dal lavoro svolto.
E poi, come non citare tutte le voci “straniere” che si sono unite al nostro coro, portando inflessioni di lingue lontane che si sono ritrovate sul sentiero comune, o ancora stuzzicando le papille gustative con ricette sconosciute.
Per tutti questi anni abbiamo svolto attività diverse, così da accompagnare i bambini nella crescita scolastica e sociale. Abbiamo svolto gite, partecipato a convegni e lezioni, assistito a delle performances e creato con le nostre mani. Il risultato è sopra le aspettative: siamo stati aiutati e supportati da tantissime personalità e dalla quasi totalità degli abitanti del Quartiere Giardino.”
Inutile dire che l’entusiasmo di Susanna è oltremodo contagioso. Superfluo aggiungere che se fossi stata una bambina, avrei assolutamente voluto far parte di quelle mani color verde ranocchio.
Doveroso citare una frase di una passante:
Evitavo sempre Piazzale Giordano Bruno. Da quando ci siete voi a renderlo così, è una tappa quotidiana.
D’obbligo – o quasi – vedere la meraviglia dipinta sui volti dei bimbi e di tutti coloro che hanno reso questi sogni possibili, nelle foto di Giacomo Brini.
Per informazioni più dettagliate sul progetto e sugli attori coinvolti:
https://www.facebook.com/pg/ilgiardinodelmondo/about/?ref=page_internal
2 commenti
Grazie alla signora Fergnani. è stato costituito questo magnifico gruppo di ragazzi che si trovano come a casa loro. Un lavoro impegnativo e anche finanziario penso. Mi piacerebbe aderire , ma in questo momento sono all’a mercè delle banche. Ho perduto tanti milioni in azioni che tutti sanno e ora devo pagare il prestito alla banca. Quello che posso fare è farVi un grande augurio che la cosa vada sempre per il meglio.
Albino Orioli
Un grazie profondo a questi ragazzi che hanno dato vita con il loro entusiasmo a un luogo che nel passato fu teatro di tanta paura e tanto sconforto. Gioisco con loro e soprattutto con chi li ha coordinati nella realizzazione di un progetto che induce alla serenità e al sorriso.