Nel numero 1300 di Internazionale c’è una storia di Zerocalcare.
È una storia breve, alcune pagine che raccontano di un quartiere (Rebibbia, Roma, in particolare lo spazio Casale Alba2) dove lo stato è assente e si è creata una piccola comunità che organizza e soprattutto dona vita e luce: parco giochi, sport popolare, il cineforum, la ciclofficina, il laboratorio di erboristeria e parecchio altro.
La storia si intitiola: “C’è un quartiere che resiste”.
Leggerla a poca distanza dall’incontro con Arianna Chendi fa pensare. Lei è tra le persone che hanno preso in mano questo progetto rispondendo ad una lettera di Paolo Marcolini, quando a seguito della notizia dell’arrivo di 12 persone dell’esercito nel settembre del 2017, immaginava la creazione di 12 nuovi bibliotecari.
Scivolando facilmente fuori dai ragionamenti di attualità e politica, tutto nasce da una semplice idea e da persone pronte a raccogliere il testimone, lavorarci dietro e arrivare alla data di inaugurazione: 5 maggio, alla base del Grattacielo, simbolo delle tensioni cittadine e ora luogo di rinnovate energie (Officina Meca, il Cineforum, ora la biblioteca che si inserisce in spazi presidiati da diverse associazioni, con particolare focus su mediazione e integrazione sociale).
Si, tutto è nato da quella lettera: io non ero nemmeno tra i firmatari iniziali ma poi si è creato questo gruppo – racconta Arianna Chendi, tra le responsabili della gestione della Biblioteca Ariostea e ora tra i professionisti disposti a dedicare tempo e impegno in questo progetto di volontariato. – Abbiamo iniziato a vederci, sia come persone singole che abitano in questo quartiere sia con diverse persone che rappresentavano le tante associazioni della zona. Perché è importante dirlo: non vuole essere questa una biblioteca popolare del quartiere ma una esperienza per l’intera città.
È importante infatti sapere che questo nuovo luogo dedicato ai libri si inserisce con una convenzione nel circuito informatico cittadino: possibili quindi anche l’interscambio con le altre realtà librarie, tutti i servizi online come il prestito di ebook, consultazione delle edicole elettroniche. Ci saranno professionisti ed ex professionisti che quindi si occuperanno in maniera scientifica del progetto. Oltre ai numerosi volontari che servono per tenere aperto e gestire il servizio. Ma detto questo, un concetto importante: la biblioteca è in qualche modo solo un pretesto, un ottimo pretesto, per la nascita di un luogo. Un punto di scambio di idee, un posto da vivere, un ottimo pretesto per fare anche altro nella stessa ottica di esperienze che in altri paesi come quelli anglosassoni si stanno diffondendo: le piazze del sapere. Se riusciremo, nell’idea delle associazioni ci sono anche corsi di ogni tipo, incontri, esperienze, letture per bambini e quanto altro sarà possibile.
Avete avuto una buona risposta, anche in termini di aiuti materiali?
Assolutamente si. Anzi, ne approfitto per ringraziare tutti i donatori di libri, faremo un libro per ringraziarli e citarli tutti. Stanno arrivando tanti libri in inglese e se riusciremo vorremmo assolutamente aprire e coinvolgere tutte le realtà culturali per avere libri anche in altre lingue, da quella cinese al francese o lingue dell’est europeo.
Ci piacerebbe molto poi avere libri in simboli, per bambini ma non solo, chiamati In-Books (https://www.erickson.it/it/mondo-erickson/articoli/alla-scoperta-degli-in-book/) che possono costituire una base comune e universale per la lettura. Questi libri nascono per persone con disabilità o gravi incidenti che impediscono la lettura e possono costituire un linguaggio ponte tra la lettura e la non lettura e sono una realtà in espansione per costruire dei linguaggi ponte nelle situazioni più disparate, così come quelli noti come silent book, libri solo di figure che si prestano a multiple interpretazioni e comprensibili a chiunque. Sono libri che serviranno tantissimo ai bambini di lingua straniera che vorremmo coinvolgere e integrare in un progetto che vuole essere aperto a chiunque.
Come funzionerà nella pratica l’apertura della biblioteca?
Stiamo impostando il tutto, per ora come ipotesi pensiamo di aprire due mattine, due pomeriggi e due sere alla settimana: condividiamo il luogo con alcune associazioni e cercheremo di affiancare volontari e professioni o ex professionisti in modo da avere tutte le energie e allo stesso tempo le capacità organizzative necessarie per gestire una biblioteca in maniera professionale. Le aperture serali ci consentirebbero di ampliare l’offerta cittadina, essendo l’unico luogo di questo tipo aperto oltre alle sale studio per gli studenti. Successivamente vi sarà un sito (già predisposto ma non ancora visibile) con orari e calendario delle attività. Attualmente contiamo la necessità 15-16 volontari alla settimana e quindi siamo ampiamente aperti a chi volesse darci una mano.
Il giorno dell’intervista programmata, a pochi giorni dall’inaugurazione che si è svolta ieri, non siamo potuti entrare dentro: la serranda saliva solo per metà. Ci siamo trovati tutti davanti alla sede, a fissare un meccanismo che aveva deciso di non collaborare: un giorno in meno per preparare e una riparazione da fissare. Non c’era tensione, solo voglia di andare avanti. La storia di Zerocalcare si conclude con una frase semplice: “A noi ce bastano comunità solidali che resistono”. Che si tratti di Roma o Ferrara, forse la via più giusta è questa.
La sede della Biblioteca Popolare Giardino è in via Cavour 183, alla base del Grattacielo.
Per informazioni: https://www.facebook.com/bibliopopgiardino/