Qualche giorno fa, una calda mattina di inizio primavera, siamo andati a curiosare in un atelier del tutto speciale: quello dell’artista Terry May. Lo studio è rimasto aperto anche durante il weekend di Cardini Atelier Aperti, anche se non faceva parte di uno dei percorsi ufficiali dell’evento. Ad accoglierci sono state due bellissime cagnoline, una di taglia media, Valentina, e una di taglia piccola, Miele. All’inizio sembravano infastidite perché non smettevano di abbaiare, poi si sono lasciate andare. L’atelier di Terry è diverso dagli altri perché oltre ad essere il suo spazio creativo è anche la sua casa: ci sono quadri appesi alle pareti e montagne di libri ovunque, persino sulla lavatrice! Al computer un film in lingua francese… Così dopo un sorso di caffè iniziamo a chiacchierare con Terry.
Chi è Terry May? Quale è stato il primo approccio con l’arte e quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?
Oddio partiamo subito con una domanda difficile… in tutti questi anni ancora non ho capito chi sono veramente… diciamo che sto usando un pò il metodo Stanislavskij, utilizzo e sono tante maschere, tante persone diverse. Sto qui, ma non sto qui, non so dove ho il cervello.
Ho iniziato a disegnare quando ero piccolina, circa a cinque o sei anni, poi ho frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Roma. All’Accademia ero in un corso un po’ sfortunato, tutti dipingevano con le modelle, dal vivo, noi invece non riuscivamo mai a vederne una, tranne una volta e ricordo che eravamo molto contenti perché finalmente potevamo osservare qualcosa di vero. Però in realtà non ho ancora capito se l’arte è la mia strada… Non mi definisco un artista, va bene così. (ride divertita)
Tu sei originaria di Roma, perché hai scelto di trasferirti a Ferrara?
È stato un viaggio a portarmi in questa città, poi me ne sono innamorata. Avevo 38 anni quando mi sono trasferita qui. Per me che venivo dalla Capitale sembrava di stare in un altro mondo, un altro pianeta. A Roma, una semplice commissione, come ad esempio andare in posta a pagare una bolletta, voleva dire dover attraversare tutta la città ed impiegarci metà giornata. Qui invece esci di casa e la posta te la trovi a due passi. Non esiste il caos che c’è a Roma, è tutto molto più tranquillo. Tutto questo mi sembrava un sogno. Una cosa che invece devo dire a sfavore di Ferrara, (mi raccomanda di scriverlo, ndr) sono le strade, ultimamente sono troppo sporche, a volte mi sembra di stare a Napoli (scherza), potrebbero essere più pulite e tenute meglio, tanto quanto la bellezza della città.
Parliamo della Terry May Home Gallery.
Questo progetto è nato semplicemente perché ero stanca di dover cercare gallerie, chiedere di poter esporre le mie opere, contrattare, così ho pensato che i muri li avevo anche io e che potevo attaccarci quello che volevo. Ho cercato di convincere anche altri artisti che il luogo migliore per esporre era casa propria. Se si possiede una casa perché non aprirla al pubblico? Ho provato a rivoluzionare il sistema, e sempre proverò a farlo perché sono convinta che se tutti smettessero, o incominciassero veramente a fare qualcosa le cose cambierebbero seriamente. Purtroppo però questo progetto va un pò a rilento e il sistema ancora non lo ha ribaltato, ma sono fiduciosa.
Cosa pensi di un evento come Cardini che apre le porte degli atelier al pubblico?
Penso che sia sicuramente una bella iniziativa, è utile a stimolare la curiosità delle persone, un pò come Interno Verde con i giardini. Le persone hanno voglia di andare a scoprire cosa c’è dietro alle porte, così possono rendersi conto e osservare da vicino il lavoro degli artisti. Secondo me sarebbe stato ancora più bello non dover scegliere percorsi obbligati, ma poter scegliere liberamente gli atelier da visitare. Io sono assolutamente contenta di mostrare il mio lavoro a chiunque voglia venire a trovarmi.
Quale delle tue opere ti emoziona di più?
Nessuna! (Ride) Tutte al momento mi hanno emozionato. Ora, ad esempio, sono presa da questo soffitto, sto verniciando il mio soffitto secondo lo stile Settecentesco, voglio abbinare lo stile neoclassico allo stile moderno dei miei mobili. Vorrei che chiunque entri qui si ritrovi a fare un viaggio in un’altra epoca, come se avesse preso una macchina del tempo, ma allo stesso si fosse portato con sé alcuni oggetti del nostro quotidiano, come il computer e gli elettrodomestici ad esempio. Sto persino usando i colori “antichi”, i pigmenti, perché trovo che i colori acrilici non mi restituiscano l’effetto che voglio ottenere. Gli acrilici in realtà non li uso nemmeno per le tele, dove uso i colori ad olio. Quando il mio soffitto sarà finito farò una grande inaugurazione, con musica e birra…
A volte non dipingo per giorni, settimane, questo non mi fa stare male, perché la cosa più importante è aver qualcosa da comunicare e se in quel momento non ho nulla da dire non ha senso dipingere. Dipingere è una cosa che mi fa stare bene, questo progetto mi rende felice. Credo infatti che la cosa più importante di tutte sia la felicità. Perciò in questo periodo mi da gioia dedicarmi al mio soffitto; perché in fondo ogni cosa è una forma di arte. Inoltre nel mio lavoro, come nella mia vita in generale ritengo sia fondamentale osservare rispetto: ogni giorno mi domando se sono riuscita a rispettare le persone, piuttosto che le cose che dovevo fare, i miei obiettivi insomma. Questa è una cosa che ho imparato dal mio professore dell’Accademia di Belle Arti, lui diceva sempre che il rispetto era una cosa essenziale.
Come vedi mi piacciono molto anche i libri, perché dentro alle pagine trovo mille idee, cose che da altre parti non riesco a trovare, dentro ai libri si trova un mondo da scoprire. L’idea del soffitto mi è venuta proprio dai libri e dai libri prendo spunto anche sui colori da utilizzare, ma qualsiasi libro… ho appena finito di leggere “Robinson Crusoe” e sono rimasta stupita da come abbia potuto vivere da solo su un isola deserta per 28 anni. E noi qui, oggi, non sappiamo più cosa sia il valore dell’antico e dell’essenziale.
Cosa consiglieresti ai ragazzi che vogliono intraprendere la carriera artistica?
Ai ragazzi che vogliono intraprendere questa strada consiglio di cospargersi la testa di cenere, quindi tanta umiltà oltre a tanto studio. Io mi stimolo molto studiando, sono laureata in Lettere e ora sono iscritta all’Università di Ferrara al corso di Lingue e Letterature moderne. A parte questo, quando si esce dal Liceo artistico ci si sente grandi e potenti, in grado di spaccare il mondo, questo perché te lo fanno credere, ma in realtà non si sa nulla e non si è niente. Bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Poi un artista, come ho detto prima, deve essere scomodo, non si può adattare al sistema, deve ribaltarlo.
Così, mentre salutiamo Terry, Valentina e Miele, penso che al mondo ci sono davvero tante cose da ribaltare che servirebbe un tempo infinito per farlo… allora per fortuna che esistono i sogni e la fantasia, e l’arte, che contribuisce a dar vita a ciò che la nostra mente vorrebbe fosse reale.