Uno dei percorsi più amati per chi in questo periodo si mette in sella ad una bicicletta o vuole semplicemente fare una corsa alternativa al giro delle mura cittadine, è l’itinerario ciclo/pedonale del Burana. Si sviluppa dalla periferia di Ferrara nord fino a Bondeno, costeggiando l’omonimo canale, lungo un percorso quasi totalmente asfaltato ed ombreggiato da alberi, siepi e piante di varie specie. Meta di amanti della natura, di tanti ciclisti e pedoni, magari in compagnia del proprio cane, la pista del Burana ha una lunghezza di 14 km circa e merita di essere conosciuta da tutti.
Si parte dall’immediata periferia di Ferrara, imboccando il sentiero all’altezza del ponte sul Burana in via Modena, subito prima della Chiesa di Mizzana. Per il primo chilometro e mezzo affianchiamo la trafficata Via Diana ma ben presto da essa ce ne allontaniamo e, dopo aver attraversato nuovamente il canale, ci immettiamo nel vero percorso, immersi nella natura assaporandone per lunghi tratti il suo silenzio rilassante.
Sulla sinistra possiamo ammirare immediatamente il “Bosco della Bota”. Creato nel 2007 per iniziativa congiunta delle amministrazioni locali e di Hera, il bosco si estende su di una superficie di 60mila metri quadrati e da’ dimora ad oltre 5.000 piante ed arbusti. Una curiosità: il bosco prende il nome dall’originario nome del canale Burana scavato nei primi del ‘900 nel quadro del progetto di bonificazione delle “Terre Basse”.
Lasciato alle spalle il Bosco ci imbattiamo nell’immancabile pescatore che con il suo fedele cane quasi quotidianamente frequenta la riva opposta e trascorre le sue giornate godendosi il sole o affrontando giornate uggiose e pomeriggi freddi anche del tardo autunno ed inizio inverno. Panchine e tavolini in legno si integrano perfettamente nel paesaggio e permettono soste ristoratrici o momenti di conversazione ma anche di riflessione solitaria magari immersi nella lettura di un buon libro.
Arriviamo quindi a quella che comunemente, per i frequentatori della zona, viene chiamata la casa dei pavoni. I due fabbricati sono ormai fatiscenti, difficile vedere qualcuno anche nel terreno antistante gli stessi edifici. È invece il regno di numerosi bellissimi pavoni che, incuranti del passaggio delle persone, spesso si spingono sul sentiero, quasi sbarrandone il passaggio, o si appostano sugli alberi suscitando curiosità ma anche meraviglia per la loro bellezza e maestosità. Riecheggiano ancora i versi dei pavoni quando ormai siamo nelle vicinanze dell’Oasi di Vigarano Pieve, splendido recupero di una cava dismessa a fine anni ’90 e trasformata in una bellissima area naturalistica con tanto di passeggiata lungo tutto il suo perimetro nonché locali di ristoro ed oggi anche centro di avviamento canoistico di rilevante importanza. L’acqua di falda assicura la trasparenza dello specchio lacustre quasi invitando nelle giornate afose ad un bagno ristoratore, non permesso se non in casi eccezionali per allenamento dei cani da soccorso, tramite accesso ad una limitata zona con tanto di spiaggetta dedicata.
I rintocchi delle campane ci annunciano la vicinanza di Vigarano Pieve. Scorgiamo il paese ed il campanile, ancora “ferito” dal terremoto del 2012; oggi la struttura è tutta ingabbiata a seguito dei lavori di restauro di recente iniziati. L’operazione dovrebbe riportare in sicurezza l’intero complesso e restituire ai fedeli la bellissima chiesa, una delle poche interamente affrescata al suo interno e come tale di dispendiosissimo recupero. Proprio all’altezza del paese, sulla riva opposta del canale, a fianco di una cappellina dedicata a tutti coloro che volessero lasciare una foto di propri cari estinti, si distingue quella che doveva essere stata in passato una bellissima casa ora diroccata ed invasa da alberi, piante ed erba alta. I gradini in pietra sulla riva testimoniano che a tale dimora vi si accedeva arrivando per i viottoli di campagna ma anche e soprattutto per via fluviale con facile attracco ed approdo per proprietari ed ospiti.
Proseguiamo: alcuni ponticelli percorribili permettono l’attraversamento del canale agli agricoltori e proprietari dei terreni che a perdita d’occhio si estendono fino alle rive lontane del Po.
Siamo all’incrocio con la strada che conduce al Borgo della Diamantina: un attimo di sosta, a fianco di una ristoratrice fontanella, ci consente di ammirare, a circa un chilometro, il bellissimo palazzo che prende nome dall’omonima località.
Antica delizia estense, come un “diamante” della Casa d’Este, il complesso con tanto di stalle, orto, una bella colombaia e tante stanze, è oggi anche sede, per opera del suo attuale proprietario dott. Enzo Cavallari, di un museo che raccoglie innumerevoli attrezzi e macchinari agricoli d’epoca, testimonianza della tradizione agreste di sempre dei luoghi.
Siamo ormai avviati verso Bondeno: qualche casa agricola di fianco al percorso testimonia la presenza degli agricoltori della zona; i rumori dei mezzi agricoli rompono il silenzio del tragitto. Nelle giornate limpide si stagliano all’orizzonte le prealpi ed i primi avamposti spesso innevati delle stesse Alpi. Passiamo alcuni “casoni” con tanto di reti da pesca sospese sul canale e quasi senza accorgercene stiamo per giungere nella città Matildea. Il sentiero negli ultimi tratti abbandona la riva destra del Burana per portarci su quella sinistra attraverso l’ennesimo ponticello in pietra. Giungiamo ad un paio di piccoli tornanti immersi in una fitta vegetazione per trovarci poi a percorrere il vecchio ponte della ferrovia che ci permette di ammirare e superare il Cavo Napoleonico vero confine naturale aldilà del quale entriamo a Bondeno.
Il fiume sottostante merita pure esso un attimo di sosta per ammirare il suo scorrere tranquillo delle acque provenienti dal Reno verso la non lontana confluenza con il Po. Il Cavo venne scavato nel periodo napoleonico per assolvere la duplice funzione di “scolmatore e cassa di colmata” del fiume Reno nei momenti di piena, come ad esempio in quella recente di inizio febbraio 2019, nonché quella, altrettanto preziosa, di approviggionamento delle acque irrigue per le campagne del ferrarese. Importante habitat naturale di numerose specie ittiche e di volatili è spesso meta di pescatori e turisti ambientalisti.
Percorsi i due tornanti finali, entriamo quindi a Bondeno dove potremo fermarci a visitare il paese o in alternativa proseguire in bicicletta. In questo caso potremo optare per il percorso che porterà fino a Mantova costeggiando prima il Panaro e poi, in zona Stellata, prendendo la Destra Po, o invece rientrare a Ferrara percorrendo la sinistra del Panaro, fino alla sua foce, per poi proseguire lungo la destra del Grande Fiume, seguendone la corrente, ed arrivare rapidamente di nuovo nella città estense.
Il percorso completo in PDF, la traccia GPS e altre info si trovano qui.
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