Spazi che riaprono, ma solo per un po’, perché in realtà il resto dell’anno sono chiusi, chiusissimi, inaccessibili. Spazi che vengono “restituiti alla città”, come se qualcuno davvero li rivendicasse a gran voce per usarli ancora un po’. Spazi in vendita da talmente tanti anni che nessuno ormai ci crede più, chiusi a seguito del sisma, luoghi sfitti, asfittici, sfiniti, finiti. In tempi di crisi anche le location degli eventi culturali sono belle quando sono nuove ma anche un po’ vecchie, quelle che non vediamo più da anni ma ci ricordano tempi migliori, dove tornarci ancora una volta è come rivivere un pezzettino di una città che non c’è più. In continua ricerca di nuovi stimoli, di cose da scoprire e riscoprire all’infinito, sostenibili, economiche, alternative. Così gli aperitivi, le cene, le feste e le esperienze migliori si sono spostate dai locali agli ex-locali, in cerca di nuovi dettagli da fotografare, da condividere sui social con l’apposito hashtag indicato su un cartello all’ingresso.
In questi tempi dove le idee sono tante e i soldi pochi, l’idea di Riaperture non è soltanto moda del momento ma anche urgenza, bisogno sincero di riappropriarsi di spazi abbandonati per sottrarli all’incuria, all’oblio, alle generazioni che invecchiano e non tramandano più nulla. Se poi quegli spazi li riempiamo di fotografie disposte in modo sensato (o talvolta incerto!) tra la polvere e un cavo fuori posto, quell’urgenza diventa una suggestione irresistibile. Per due weekend a cavallo tra marzo e aprile questo piccolo miracolo succede a Ferrara, dove un piccolo gruppo di appassionati ha dato vita ad un festival di fotografia che prende appunto il nome di Riaperture. C’è un sito di riferimento molto nutrito, dove leggere tutto di loro: chi sono, cosa fanno… non mi dilungo troppo per chi già conosce la loro storia, visto che sono tre anni che lavorano insieme.
Riaprire con la forza delle immagini gli spazi chiusi di una città: Ferrara è pronta a ospitare la terza edizione di ‘Riaperture’, il festival di fotografia in programma dal 29 al 31 marzo e dal 5 al 7 aprile 2019. Autori da tutto il mondo, incontri e presentazioni, proiezioni e workshop, per una formula confermata dopo il successo nel 2018 con 3200 presenze, e che presenta diverse novità, tra i luoghi riaperti e gli autori in mostra a Ferrara.
I luoghi
Per chi non ci è ancora mai stato in questi anni, una delle sedi principali delle esposizioni e dei talk durante i due weekend sarà di nuovo Factory Grisù, ex caserma dei Vigili del Fuoco ora consorzio di imprese innovative e oggetto di un percorso di rigenerazione. Anche Palazzo Prosperi Sacrati, uno degli edifici storici più noti della Ferrara Estense nel quadrivio rossettiano, merita sempre una visita, oltre che per la mostra che ospita anche per ammirare lo scalone monumentale e i luoghi che furono set dell’ultimo Antonioni.
In una veste nuova, privo di impalcature dopo gli imponenti lavori di ristrutturazione post sisma torna anche Palazzo Massari, mentre del tutto inedita è la “salumaia” sul retro dell’Hotel Duchessa Isabella, uno spazio solitamente inaccessibile perfino ai clienti dell’albergo.
Ma a rubare la scena in termini di luoghi riaperti quest’anno c’è senz’altro l’Ex-Caserma Pozzuolo del Friuli, quell’enorme spazio abbandonato ormai dal 1997 tra via Scandiana e via Cisterna del Follo. Grande quasi come un quartiere, dotata di un ampio cortile per le esercitazioni e di vari edifici messi in sicurezza dopo il sisma del 2012, oggi è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti ed è in vendita da anni. Nessuno, salvo rarissime eccezioni, ci mette piede da oltre vent’anni, e ricordo benissimo l’emozione e la curiosità che avevo quando pochi anni fa, dopo lunghissime insistenze, ho avuto modo di trascorrerci qualche ora per l’articolo di approfondimento riportato qui sopra. Se non fate parte di CdP, non lavorate all’Assessorato ai lavori pubblici del Comune di Ferrara o se non avete prestato servizio a vario titolo nel 4° gruppo del 121° reggimento d’artiglieria contraerea, probabile insomma che nella Caserma non ci siate proprio mai entrati. Sarà sede espositiva del festival sia il piano terra, con ingresso da Cisterna del Follo, sia la bellissima cavallerizza, che affaccia su Via Scandiana, a cui si potrà accedere anche attraversando il grande cortile interno.
I fotografi
Il tema della terza edizione è il ‘Futuro’, che sarà sviscerato in molteplici direzioni grazie alle storie di autori nazionali e internazionali. Saranno presenti in mostra al festival nomi affermati come Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, ma anche giovani talenti emergenti già vincitori di numerosi premi come Elinor Carucci, Simon Lehner, Tania Franco Klein. Tra gli italiani figurano poi Claudia Gori, Mattia Balsamini, Fabio Sgroi, Eugenio Grosso, Ettore Moni, Claudio Majorana, Zoe Paterniani, Marika Puicher e Giovanni Cocco.
Tra le novità di quest’anno la possibilità di incontrare alcuni di loro durante appositi caffè con autore nei giorni del Festival, per potersi confrontare, fare domande, proporre spunti e idee sul loro lavoro. I temi non mancano di certo a comporre il quadro di un futuro pieno di dubbi, speranze e paure: le nuove malattie (Claudia Gori), le generazioni (Claudio Majorana), l’Europa (Fabio Sgroi), la tecnologia e la ricerca spaziale (Mattia Balsamini), il Kurdistan e le donne-soldato (Eugenio Grosso), il Medio Oriente (Zoe Paterniani), i diritti civili (Marika Puicher), l’ambiente (Ettore Moni).
Gli eventi
Il festival prevede anche tanti appuntamenti collaterali: un concorso forografico, alcuni workshop, letture portfolio con fotografi, visite guidate, talk e approfondimenti su magazine, progetti, idee, una proiezione al Cinema Boldini, un reading su Cesare Zavattini in collaborazione con Ferrara OFF, un dj set a Factory Grisù con Webradio Giardino e alcuni laboratori per i più piccoli.
La mostra sul terremoto all’Aquila in via Mazzini
Molti se ne sono già accorti, qualcuno li ha fotografati, qualcuno si è perfino lamentato: quei lenzuoli appesi sopra via Mazzini sono quanto di più lontano si potesse proporre al posto degli ombrelli colorati. Raccontano storie di dolore, riportano frasi che toccano, disturbano, fanno male. Per iniziare il suo viaggio nel futuro Riaperture è partito infatti da 10 anni fa prima, con la prima mostra ‘Displacement’, inaugurata lo scorso sabato e che rimarrà appesa fino a fine aprile. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, L’Aquila ha subito un vero e proprio esodo di massa. La comunità di una città intera è stata polverizzata nei rivoli di periferie inconsistenti: una New Town è diventata una No Town. E perdendo i suoi stessi abitanti, L’Aquila ha perso comunità, nerbo, anima. ‘Displacement‘ è il progetto di Giovanni Cocco e Caterina Serra dedicato al rapporto tra il centro e le periferie delle città: fotografia e scrittura per un dialogo tra chi guarda e scrive. Tra il tempo e la ricerca.
Per due weekend insomma, dal 29 al 31 marzo e ancora dal 5 al 7 aprile, la fotografia riaccenderà la luce su quella Ferrara che non si vede mai in cartolina o sui libri di storia: la Ferrara dell’ex caserme dei pompieri, dei palazzi rinascimentali o di antiche dimore, dei negozi chiusi, di spazi in ristrutturazione. Quella Ferrara brulicante vita che, fosse anche solo per sei giorni, tornerà a illuminarsi proprio grazie alla fotografia. Il festival Riaperture è fatto per chi «non vuole lasciarsi stare, dietro o davanti alla macchina fotografica» dice il suo ideatore, il fotografo Giacomo Brini – e risponde alla necessità di guardare alla realtà che ci circonda, sia locale che globale, con occhi nuovi». Sei giorni di storie da tutto il mondo e da tutti i tempi, con diciassette mostre, otto luoghi e un programma parallelo di incontri e presentazioni, proiezioni e laboratori didattici, e altro ancora: «Per non avere più paura del futuro, ed entrarci dentro con mani, piedi, occhi, cuore».
Info, prezzi, biglietteria online e orari delle mostre saranno aggiornati nelle prossime ore sul sito ufficiale o sulla pagina Facebook dell’evento.