Ormai è da giorni che vedo sui banchi dei supermercati innumerevoli confezioni di crostoli pronti per essere comprati, ma purtroppo o per fortuna non ne sono particolarmente attratta. Il mio palato è stato abituato fin dai primi anni di vita a quelli fatti a mano con tanta pazienza da mia mamma, che durante la settimana di Carnevale diventa una sfoglina professionista.
La frittura a casa mia capita solo una volta all’anno: avvicinandosi alla porta di casa aumenta sempre di più l’odore insistente e impregnante di frittura, e salendo le scale sai già che per quei giorni sentirai quell’odore all’angolo delle narici, nei capelli e nei vestiti. Ma assaporando i primi crostoli capirai che ne è valsa decisamente la pena.
Croccanti, intrigati e intriganti. Lasciano le dita appiccicose e le labbra rivestite di zucchero impalpabile.
Questo dolce tipico del Carnevale ha una tradizione antichissima, probabilmente si gustava già nell’Antica Roma, e proprio per questo si è sparso a macchia d’olio, tant’è che lo ritroviamo a far parte della tradizione carnevalesca di moltissime regioni italiane e di altrettanti paesi in tutto il mondo.
Crostoli, frappe, sfrappole, galani, rosoni o chiacchiere, bugie, cenci, stracci o pampuglie, e siamo solo in qualche regione d’Italia; si parla di croustoille, merveilles, chrusciki, cirighele, chvorost, orejas in altre parti del mondo.
Le diverse etimologie richiamano sempre in un qualche modo i significati di grazioso, frastagliato ma anche frivolo e ingannatore; d’altronde a Carnevale le chiacchiere e gli scherzi devono essere sempre accettati.
Oltre che per ragioni storiche, questo dolce è molto diffuso anche per la sua semplicità: pochi ingredienti come farina, zucchero e uova per fare la pasta, aromatizzata con uno spirito o con la scorza di limone, si trasformano in deliziosi nastrini fragranti e leggeri, fritti o cotti al forno, spolverati con lo zucchero a velo. Risultano irresistibili, uno tira l’altro!
Ingredienti (per un vassoio)
2 uova
2 cucchiaio di zucchero semolato
2 cucchiaio di arancino
2 noci di burro
200g farina
0,5l almeno di olio di arachidi
zucchero a velo q.b.
Procedimento
1. Mescolare le uova con lo zucchero, il burro e il liquore, senza stare a impazzire che il burro sia totalmente incorporato.
2. Aggiungere la farina e impastare fino ad ottenere un composto morbido ma non appiccicoso. Probabilmente servirà più farina a seconda della grandezza delle uova. Per evitare che si formino bolle sui crostoli durante la frittura è meglio impastare il meno possibile.
3. Lasciar riposare l’impasto e nel frattempo preparare il campo di battaglia:
a) mettere a scaldare l’olio, meglio utilizzare più pentolini piccoli (diametro di 15cm) piuttosto che uno grande;
b) montare la macchina per stendere la pasta sfoglia (se sprovvisti basta stenderli con il mattarello anche se è più faticoso);
c) liberare il tavolo per disporre e tagliare la pasta (es: spianatoia di legno, tovaglia pulita cosparsa di farina)
d) preparare un vassoio ricoperto con uno strofinaccio pulito e recuperarne altri da utilizzare in seguito;
e) preparare altri due vassoi ricoperti con carta assorbente.
4. Procedere stendendo la pasta poco per volta, fino a raggiungere lo spessore di circa un mm, ossia alla penultima tacca della macchina. A noi piacciono spessi perchè sono più consistenti e inoltre risultano meno unti perchè si massimizza il volume per unità di superficie fritta.
5. Disporre le strisce di pasta sul piano e con una rotella dentellata ritagliare i rettangoli e inciderli 2-3 volte nel senso longitudinale.
6. Disporre i crostoli sul vassoio e ricoprirli con lo stofinaccio (come per fare una lasagna): non si attaccheranno né si seccheranno, e verrà salvato un bel po’ di spazio.
7. Quando tutta la pasta è stata stesa controllare la temperatura dell’olio inserendovi un pezzetto di pasta e osservando la sua reazione: se sfrigola subito è pronto. Munirsi di due forchette, le più grandi a disposizione.
8. Friggere i crostoli, massimo tre per volta: tuffarli nell’olio e creare un turbine con una forchetta per renderli belli intrecciati.
9. I crostoli devono diventare dorati e sono pronti quando l’olio non sfigola più. Tirarli fuori sgocciolandoli il più possibile e disporli su uno dei vassoi con la carta assorbente.
10. Procedere finché ce ne sono, ricordandosi di trasferire i crostoli pronti da un vassoio all’altro: appena usciti dall’olio i crostoli sono ancora unti e se spolverati subito di zucchero si inzupperebbero. Spostandoli da un vassoio all’altro il primo accumulerà l’olio in eccesso.
11. Una volta raffreddati è possibile ricoprirli di abbondante zucchero a velo.
1 commento
Noi li mangiavamo con la panna montata…provare per credere